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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Corte dei Conti, la procura chiede "l'archiviazione" per Matteo Renzi

Il pm, nell'ambito del procedimento contro cinque ex dirigenti della Provincia di Firenze: "Posizione già archiviata". L'avvocato del premier: "È sconcertante che venga convocato Renzi quando chi lo accusa dice che è fuori dal processo"

Da “archiviare”. Per la procura della Corte dei Conti Toscana la posizione di Matteo Renzi, nell’ambito del procedimento contro cinque ex dirigenti della Provincia di Firenze per danno erariale, è da stralciare. Se da una parte infatti il Pm contabile Acheropita Mondera Oranges contesta ai cinque ex dirigenti – Lucia Bartoli, Luigi Ulivieri, Giacomo Parenti, Liuba Ghidotti, Felice Strocchia – un danno erariale stimabile nella forbice compresa tra i 287mila e i 816mila euro, dall’altra ha ribadito le parole già espresse nell’ultima udienza (risalente al 2013): “Sarebbe bizzarro – ha sottolineato Mondera – continuare in un’attività accusatoria su posizioni già archiviate” dalla stessa procura. Insomma il danno sussiste, “i numeri sono inequivocabili” sostiene il pm contabile, ma in sostanza la responsabilità è amministrativa, non politica.

La procura della Corte dei Conti quindi non rileva la responsabilità dell’allora presidente della Provincia, l’attuale premier Renzi, che in pratica, tra il 2006 e il 2009, dopo il pensionamento dell’allora direttore generale, nominò in sostituzione un ‘collegio’ di quattro direttori apicali che avrebbero dovuto limitare i costi. Operazione non riuscita visto che il conto secondo la procura non torna: “da una spesa di 3,5 milioni di euro annui del 2006, la macchina dirigenziale è venuta a costare 4.179.000 di euro nel 2008”. Ma questo per vizio amministrativo.

I quattro, infatti, assumendo la carica di direttori generali, avrebbero contravvenuto a quanto prescritto nel Testo Unico degli Enti Locali (Tuel) che prevede un solo direttore generale ad Ente. Tanto più che gli allora dirigenti di ruolo, assunti contratto quindi di diritto pubblico, sarebbero stati collocati in aspettativa per essere poi riassunti, “il giorno stesso” ha sottolineato il pm  Acheropita, sempre dalla Provincia, con un contratto di diritto privato più oneroso. Il tutto “per continuare a fare quello che facevano prima”, con un “doppio danno – continua la procura – visto che l’amministrazione così ha pagato due volte: attingendo risorse dal fondo di bilancio annuale e fuori dal fondo stesso perché facenti capo a contratti di diritto privato”.

Un caso più “unico” che raro, che tuttavia esenta Renzi, almeno per quel che riguarda la magistratura contabile, da responsabilità. La tesi della procura, in pratica, è che il livello tecnico dirigenziale della Provincia di Firenze, allora guidata da Renzi, abbia superato il legale inficiando le intenzione della politica: dar vita ad un pool dirigenziale più snello e dai costi contenuti.

Per questo, se la posizione di Renzi si è defilata- così come la posizione dell’ex assessore provinciale Tiziano Lepri, e del dirigente ai servizi finanziari della provincia Rocco Conte- per il pm restano invariate le percentuali di responsabilità dei 5 dirigenti citati: 45% Lucia Bartoli (già Direttore generale di coordinamento Servizi Interni), 15% Luigi Ulivieri (già Direttore generale di coordinamento Sviluppo e Territorio), 10% Giacomo Parenti (già Direttore generale coordinamento Infrastrutture e ora Direttore generale del Comune di Firenze), 10% Liuba Ghidotti (già Direttore generale coordinamento Servizi alla Persona), 20% Felice Strocchia (già Segretario generale della Provincia).

Ma quindi, Renzi, perché è stato convocato dai i componenti del collegio giudicante della Corte dei Conti della Toscana, presieduto da Ignazio Del Castillo? Lo spiga al Reporter il il procuratore generale Angelo Canale: “Ci aspettavamo che le parti motivassero il coinvolgimento anche della struttura politica della Provincia, come era emerso dalle loro memorie difensive e che, da parte nostra era comunque già archiviata. Ma questo non è avvenuto. Per quanto ci riguarda ci siamo limitati a notificare la citazione come indicato dalla Corte”.

Una scelta, quella della Corte, che ha fatto innervosire Alberto Bianchi, membro del CdA di Enel e presidente della Fondazione Open (la ‘figlia’ diretta della Fondazione Big Bang). Il legale del premier, ieri in aula, alla fine del dibattimento, si scatena contro la sezione giudicante della Corte dei Conti: “È sconcertante che venga convocato Renzi quando chi lo accusa dice che non ne vuole più sapere e che è fuori dal processo”. Matteo Renzi, ha sostenuto Bianchi durante l’arringa difensiva, deve essere “assolto” perché “non spetta al giudice, ma alla procura porre le domande e ripartire il danno”. In questo caso, ha continuato, “l’impossibilità di condanna” è collegata al fatto che “nessuna domanda specifica” è stata avanzata dal magistrato inquirente, visto che la procura ha confermato l’archiviazione. Secondo Bianchi, inoltre, la chiamata in causa dello 'Iussu Iudicis' “non è più applicabile dopo la riforma dell'articolo 121 della Costituzione”.

E tuttavia in alcune delle memorie difensive dei 5 dirigenti è stata richiamata la componente politica, quindi Renzi. Ma non per “non per correità, ma per co-innocenza”, ha spiegato durante l’arringa l’avvocato Domenico Iaria, difensore di Lucia Bartoli, visto che "noi siamo convinti che l’operazione sia stata virtuosa, fatta per il bene della Provincia. "Il cuore del processo – ha affermato poi Iaria al termine dell’udienza, parlando con i giornalisti – è se questa direzione collegiale è stata costituita legittimamente o no. La nostra risposta è che è stata costituita legittimamente. Sia i dirigenti pubblici come pure i politici, come il presidente Renzi, hanno agito nella piena legittimità”. Ma se considerate il premier Renzi non colpevole, avete chiesto un integrazione di contraddittorio? “Perché nella costruzione di questi atti c’è stato un concorso della struttura e della politica, ma non per compiere un illecito, ma per dar vita ad un atto lecito e legittimo”.

In sintesi: la procura della Corte dei Conti contesta ai 5 ex dirigenti della struttura Provincia un danno erariale che può arrivare fino a 816mila euro, e in questo chiede l’archiviazione di Renzi. Gli avvocati dei 5 hanno chiamano Renzi in aula per corroborare la bontà di quelle scelte “legittime e virtuose”. Al collegio giudicante ora toccherà sentenziare (“faremo presto”, anche se per la pubblicazione della sentenza toccherà aspettare 60 giorni): sposare in toto la linea della procura o quella delle difese. Oppure  quella della procura integrandola assegnando una percentuale di responsabilità all’attuale premier.

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