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Referendum trivelle, Enrico Rossi: “Voterò Sì”

Il presidente della Toscana sul Corriere della Sera: "Il governo appronti un piano energetico nazionale, di cui ancora non si è vista traccia"

Dopo aver detto, alcuni giorni fa, “voterò ma non so come”, Enrico Rossi ha deciso: al referendum del prossimo 17 aprile voterà Sì. Lo annunciato con un’intervista uscita oggi sul Corriere della Sera.

“Voterò Sì, turandomi il naso”, precisa il presidente della Toscana, citando Indro Montanelli. “Non sono un ambientalista fondamentalista - spiega Rossi nell’intervista -, non condividevo lo strumento del referendum, perché ha innescato uno scontro tra fazioni. Però, nel merito, penso che l’idea di una concessione perenne sia contraria ad alcune regole europee sulla libera concorrenza. Non può bastare un rigo per prorogare le concessioni fino ad esaurimento dei giacimenti”.

Qualunque siano le motivazioni che lo spingono, quello di Rossi è un Sì pesante. L'annuncio arriva peraltro a pochi giorni dallo scandalo sul petrolio lucano che ha portato alle dimissioni l’ormai ex ministro Federica Guidi, vicenda che aumenterà l’attenzione sull’appuntamento referendario.

Matteo Renzi si è apertamente schierato per l’astensione, aprendo l’ennesima spaccatura con la minoranza interna al Partito democratico. Nei confronti del presidente del consiglio e segretario del Pd, ruolo, quest’ultimo, a cui aspira il governatore toscano, Enrico Rossi usa il bastone e la carota.

Quando l’intervistatrice Monica Guerzoni gli chiede “Vota sì per indebolire Renzi?”, Rossi risponde: “Per me Renzi va rafforzato, non indebolito”. Più avanti però, in merito alle critiche dello stesso Renzi ai “finti ambientalisti”, aggiunge: “C’è qualcosa di vero, ma anche Renzi ideologizza molto. Il governo farebbe bene ad approntare un piano energetico nazionale, di cui ancora non si è vista traccia”.

Allo stesso modo, sul finire dell’intervista, Rossi dice che “Renzi sta facendo moltissimo”, ma sottolinea che “la concentrazione del potere a Palazzo Chigi è un problema”. Insomma, Rossi dice di voler rafforzare Renzi, ma qualche bordata gliela tira. Da quando ha lanciato la propria candidatura alla guida del partito, i suoi distinguo, per esempio sul tema dell’acqua pubblica o su quello dei voti di Verdini per approvare le riforme, iniziano a farsi più frequenti: del resto, se vuole diventare segretario del Pd, qualcosa deve pur fare.

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