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Privatizzazione Ataf: il giorno della verità per Palazzo Vecchio

Arriva nel Consiglio comunale di Palazzo Vecchio la delibera che deciderà il futuro dell'azienda di trasporto fiorentino

Ataf si decide. Oggi è il gran giorno di Firenze. Approda oggi sui banchi del Consiglio comunale di Palazzo Vecchio la delibera della verità, quella che determinerà il vero futuro dell’azienda, se è vero, come è vero, che il capoluogo della regione detiene la maggioranza assoluta del pacchetto societario con oltre l’ottanta per cento di quote. Una delibera già licenziata dalla giunta presieduta dal sindaco Matteo Renzi e che in buona sostanza prevede, lo spin-off aziendale che spezzerebbe Ataf in due rami: beni immobili da una parte, servizio dall’altra; o meglio da una parte le mura, che rimarrebbero in mano pubblica, dall’altra gli autobus e gli autisti, venduti ai quattrini del capitale privato. Non solo autobus e autisti, ma il pacchetto comprenderebbe anche trenini e tranvieri della linea 1. Tutto quello in pratica contro cui si sono battuti i sindacati, ed in particolare la Rsu aziendale, durante tutto l’arco del 2011, con ben sei scioperi all’attivo. Un muro contro muro: da una parte Renzi ed i suoi “10 minuti in più al giorno”, una proposta, a detta del primo cittadino, stranamente inascoltata in tempi di crisi. Dall’altra i dipendenti, forti di un no senza se e senza ma alla privatizzazione, almeno prima della gara regionale. Già la gara regionale per il gestore unico del Tpl. C’è anche quella nella mega delibera sull’Ataf in discussione dalle prime ore del mattino.

FUSO - Oggi quindi approda in Consiglio la via maestra della vertenza Ataf, quella che per un attimo la giunta Renzi aveva accantonato per rimodulare la soluzione pubblica o municipale. Quindici punti messi sul tavolo della trattativa; punti che il sindacato ha rispedito al mittente con forza, poche ore dopo che una possibile via d’uscita sembrava essere stata imboccata. Non era così, non lo è mai stato, anzi i muri, come se non bastasse sono diventati più spessi e più alti. “Non sono punti essenziali che caratterizzano la gestione aziendale, non dicono nulla e sono solo una propaganda per metterci in cattiva luce” ha affermato ieri il segretario della Cgil Firenze Mauro Fuso. “Renzi ha preteso – ha continuato il segretario – di recuperare 7/8 milioni rettificando la componente lavorativa, allungando ad esempio i tempi di lavoro. Come se fosse il costo del lavoro ad aver determinato quel disavanzo. Non scherziamo. Che poi guarda caso sono proprio i 7/8 milioni che sembrerebbero mancare al bilancio 2011 per concludere l'anno in parità, che coincidenza!”. Tuttavia la polemica sui dieci minuti stride, soprattutto in epoche di diete, in tempi di crisi, in giorni da lacrime e sangue. “Se fossero quelli – aggiunge Fuso – saremmo disposti anche ad allungare i turni di un quarto d'ora. Il problema - conclude il presidente della Camera del Lavoro di Firenze - è che con la privatizzazione si pensa, o si spera, di poter demandare i problemi ai privati, ma i cittadini chiederanno sempre conto all'Amministrazione per la carenza di un servizio rivolto alla collettività”.

CARMIGNANI - Il punto della situazione lo fa Alessandro Carmignani segretario di Filt Cgil: “Un’azienda pubblica di trasporto determina la sua funzione in base a due parametri: la durata delle corse ed alla regolarità delle stesse. Su questo si basa il trasporto pubblico. Qui andiamo incontro ad una situazione in cui, con tutte le garanzie previste dalle normative quadro imposte dalla Regione, spetterà al privato la gestione delle linee, il che significa che la rete verrà ridotta del 50% perché se Firenze non partecipa alla gara regionale potrà contare solo sul 50% del territorio che adesso le compete ed inoltre potrà decidere di operare sulle singole tratte con i mezzi e con i tempi che riterrà più opportuni. Sarebbe stato meglio dare la delega alla Regione, stabiliti poi i parametri della gara, giocarsela con i concorrenti ed avere una azienda unica, magari costituita tipo consorzio attraverso la quale valutare successivamente la cessione di alcune quote dell'azienda. In questo modo si poteva parlare anche di rimodulare la forza lavoro rendendola omogenea con tutte le altre aziende in causa. Così invece si privatizza tutto e giocandosela da soli si incide sul servizio, dunque sull'utenza e sui lavoratori che sono poi l'unico parametro modificabile visto che gli altri parametri, vedi ad esempio il costo del carburante, sono costanti ed uguali per tutti”. Oggi quindi si vota. Sul Tpl fiorentino, ma anche sulla gara che ne determinerà quello regionale. Il Pd si dovrebbe presentare compatto, ma qualcuno potrebbe votare con il mal di pancia. Tanto che la Cgil fa un ultimo accorato appello alle forze politiche: “Fermiamoci e riflettiamo”.
 

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