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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Pd: gruppo in Regione tifa Renzi ma Rossi cresce

Anselmi: "C'è solo l'ex premier". La minoranza però apre al governatore

Le tensioni fra il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e il gruppo consiliare del Pd sono già palpabili, tanto che nel giro di pochi giorni il capogruppo, Leonardo Marras ha mandato due avvertimenti all'indirizzo del governatore. Ovvero, che i consiglieri non sono degli "alzapaletta" della Giunta, in merito a un testo unico sul turismo approvato ieri dopo alcune significative modifiche del Consiglio. E che Rossi dovrà spiegare in quale modo intende portare avanti il suo impegno di governo, conciliandolo con la corsa alla segreteria nazionale del Pd. Ma come si comporterà la folta pattuglia di 24 consiglieri regionali dem al prossimo congresso per la leadership del partito? La maggioranza è chiaramente affine alle tesi del segretario in carica, Matteo Renzi. Tuttavia, a sinistra e non solo viene vagliata con un certo interesse la candidatura di Rossi. 

Nella geografia delle correnti si parte dai simpatizzanti del premier, anzi dai "turborenziani"- come si sono presentati in un comunicato diramato ieri-, cioè dai consiglieri Giacomo Bugliani (espressione di Massa Carrara) e Stefano Scaramelli (eletto nel 2015, nel collegio di Siena). "Una cosa è certa- scrivono, congiuntamente, entrando nel dibattito congressuale- il futuro esiste, è alla nostra portata. È là fuori, basta farlo entrare. Il momento in cui andremo a viverci è solo rinviato. Il primo passo da compiere è un congresso a porte aperte". Un congresso aperto, significa, "porte spalancate, anche agli elettori, pure per i livelli locali e territoriali, non solo per le primarie nazionali". Insomma, una bocciatura totale delle tesi avanzate da Pier Luigi Bersani e dalla minoranza dem.  


Anche Gianni Anselmi, presidente della commissione Sviluppo economico e membro dell'area riformista del Pd non ha dubbi, parlando con la 'Dire': "Credo che la mia area avrà un solo candidato". Renzi? "Suppongo di sì, almeno fra quelli che conosciamo". Nella piattaforma di Rossi, ancorata alla rivoluzione socialista, l'ex sindaco di Piombino intravede un limite: "Trovo l'uso delle categorie novecentesche non
appropriata alla contemporaneità. Non necessariamente la sinistra è stata socialismo nel mondo". E per quanto Anselmi condivida che l'assise e le primarie dovranno avere al centro la definizione del profilo politico del Pd, al tempo stesso rileva: "Attualmente, disponiamo di un leader importante che è Matteo Renzi, il quale ha fatto una scelta rispetto al suo impegno nelle istituzioni dopo il referendum, ma tutto fa supporre che sarà in campo". 

Le aperture a sinistra verso Rossi, invece, vengono in primis da Alessandra Nardini, cresciuta politicamente nei Giovani Democratici: "Sicuramente sosterrò una candidatura che viene da sinistra- afferma- guardo con interesse alla candidatura che viene dal presidente Rossi. Però, spero che ci sia un'area di sinistra che si ritrova con una candidatura unica che la riunirebbe, in grado di essere anche un pò competitiva".

Un'apertura alla figura del governatore come leader del partito viene anche da Paolo Bambagioni: "Penso che Rossi abbia tutte le carte in regola per essere uno sfidante credibile. Quello che ho chiesto a lui, non è un segreto, è che chiunque sia il candidato alternativo a Renzi, ammesso che si ricandidi, cerchi una sintesi fra le varie anime del partito per poter avere una candidatura alternativa, autorevole". Pertanto, il desiderio è di avere una "figura di sintesi che possa diventare vincente, anziché alcune posizioni legittime, ma frazionate".

Un appello alla coesione a sinistra condiviso anche da Serena Spinelli, consigliera regionale, vicina a Sinistradem: "Riusciamo a farcela, se siamo in grado di coalizzare attorno alla figura di Enrico o di qualcun altro un progetto politico forte. Quello che mi spaventa- ammette- sono un pò i tempi del congresso, perchè se noi riduciamo gli spazi della discussione a una rincorsa e non ci fermiamo un attimo a riflettere su ciò che è accaduto in queste settimane, faremo una grande sciocchezza". 

 Andrea Pieroni, formatosi nella corrente dei lettiani, non ha ancora deciso chi sceglierà come nuovo segretario del Pd. Tuttavia, vede di buon occhio un'alternativa a Renzi. "Vorrei che non fosse solo una candidatura di testimonianza, ma competitiva". Riconoscendo un merito a Rossi, quello di "scindere con la figura del segretario da quella del presidente del Consiglio". Utile soprattutto a non incorrere negli errori che hanno portato al risultato del 4 dicembre. Per questo, da Pieroni arriva un 'no' secco all'anticipo del congresso: "Avrebbe molto il sapore di una rivincita rispetto all'innegabile insuccesso del referendum e alla debacle personale di Renzi, che ha impostato la campagna referendaria molto sul piano personale e politico e, quindi, ha perso". Sull'attendismo, invece, si attesta la consigliera Ilaria Bugetti, così come Valentina Vadi la quale ricorda, ad ogni modo, l'importanza per il Pd di recuperare l'identità di sinistra, "che sta nel Dna del partito e che è nato dall'esperienza dell'Ulivo, del centrosinistra e di Romano Prodi". (Agenzia Dire)

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