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Moschea, Nardella boccia il referendum: "Non si fanno sulle chiese..."

Il sindaco: "si farà perché il diritto di pregare vale per tutti e per tutte le religioni". Ma avverte: "deve essere un luogo esclusivamente di preghiera, senza strumentazioni da parte di movimenti politici islamici"

La moschea a Firenze si farà perché, come la giunta Renzi, “anche questa non intende vietare l'apertura di un luogo di culto. Il diritto di pregare vale per tutti e per tutte le religioni”. E si farà senza passare da un referendum esplorativo tra i fiorentini perché “non è mai stato fatto per aprire una chiesa o un luogo di culto. Altrimenti li dovremmo fare per gli ebrei, i copti, gli ortodossi e cristiani. Questa cosa non è mai esistita”. Sono due principi netti quelli piantati dal sindaco Dario Nardella che tuttavia, sul tema, pianta altri paletti. 

Il percorso, infatti, dovrà definirsi su una alcune linee guida, tre in particolar modo: la moschea dovrà “essere pienamente integrata nella città dal punto di vista architettonico urbanistico e religioso; che il progetto “sia condiviso con tutte le comunità musulmane che sono in città e che sono molte”; infine “che la moschea sia un luogo esclusivamente di preghiera”. E’ su quest’ultimo punto, quello della sicurezza, che il sindaco si sofferma di più: “Siamo pronti a usare le migliori esperienze già sperimentate in Italia per valorizzare le moschee come luoghi di preghiera e prevenire strumentazioni da parte di movimenti politici islamici che hanno obiettivi diversi da quelli culturali e religiosi”.

Palazzo Vecchio, continua il sindaco, è pronto a seguire “con grandissima attenzione gli sviluppi” di un’opera che la comunità musulmana fiorentina vorrebbe veder realizzata in riva d’Arno, al posto del deposito dell’Ataf di Varlungo. 

Sul tema, quindi, sega l’ipotesi referendum e nel contempo lancia la sfida al centrodestra: “entrate nel merito della questione e non buttatela in caciara”. L’idea di Nardella, infatti, è quella di affrontare “insieme” la questione come “modo di arricchimento del contesto culturale ed interreligioso della città per la città e non uno strumento di lotta politica da parte dei musulmani”. E’ su questo punto che “sono pronto a discutere con la comunità islamica e cittadini”. Anche perché, conclude, “attenzione: l'isolamento crea radicalismo e il radicalismo può creare violenza. A Firenze non possiamo accettarlo, per questo la strada è quella del confronto e dell'integrazione”.
 

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