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Renzi corre per la segreteria del Pd da sindaco: i due ruoli "non sono incompatibili"

Il sindaco in un'intervista al Corriere della Sera: "Se c'è bisogno di me, me lo diranno i sindaci, i militanti. Persone che stimo molto mi consigliavano di non farlo; ora però si vanno convincendo anche loro"

Non farò il presidente dell’Anci. Non corro per la segreteria. Parole e musica di Matteo Renzi. Il primo assioma è rimasto intonso, il secondo comincia a vacillare. Si perché dopo settimane di tira e molla il sindaco di Firenze appare più orientato per il sì che per il no. Un passo deciso verso la guida dei democratici da rintracciare anche nella forma dell’annuncio: un’intervista esclusiva al Corriere della Sera. “Mi sono stancato di passare per il monello in cerca di un posto, il ragazzo tarantolato con la passione del potere. Se c’è bisogno di me, me lo diranno i sindaci, i militanti. Persone che stimo molto mi consigliavano di non farlo; ora pero' si vanno convincendo anche loro”. E in questo, poche righe più sotto, si è spinto oltre. Il tema resta Firenze e il suo ufficio nel cuore di Palazzo Vecchio. Si può fare il segretario del Partito democratico e allo stesso tempo guidare una città come Firenze? Per Renzi, sì: i due ruoli “non sono incompatibili”.

CANDIDATURA – Se ci sarà la sua candidatura alla segreteria, “di sicuro non sarà come l’altra volta una campagna improvvisata, per quanto bella. C’è bisogno di una squadra ben definita”. A questo punto, tuttavia, la scelta “dipende dal Pd, non da me”. Ma ora “anche i bersaniani mi chiedono ‘Matteo ora basta, ci stai o no?’”.

Certo, se dovesse diventare segretario il rischio che il governo cada in pochi mesi come successe a Prodi con Veltroni “c’è. Anche più grave di quello del 2007” viste le larghe intese di oggi. “Io – aggiunge – spero che Letta abbia successo. Lo stimo, abbiamo un bel rapporto. Apprezzo il suo equilibrio; mi convincerà meno se cercherà l’equilibrismo”. Quanto alle riforme, per Renzi “la prima cosa è la legge elettorale e invece la si vuol mettere ultima”. E i saggi? “Quando la politica non vuole risolvere le cose fa una commissione”.

BRIATORE – Infine il sindaco respinge critiche e ironie per il suo pranzo con Flavio Briatore: “Sono curioso – dice – non voglio chiudermi nel mio steccato” e “questo moralismo senza morale lo trovo insopportabile, questa saccenteria, questa pretesa di superiorità etica è la maledizione della sinistra”.

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