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Renzi lascia il Pd e lancia un nuovo partito: “Ora tutto più chiaro, combatterò Salvini”

L'ufficialità con un'intervista su Repubblica, evoca ancora il 'fuoco amico' quando era premier ma promette: “Restiamo amici”

Matteo Renzi lascia il Pd. L'ufficialità è arrivata con un'intervista, ormai annunciata, uscita oggi su La Repubblica.

“I gruppi autonomi nasceranno già questa settimana, e saranno un bene per tutti. Zingaretti (il segretario del Pd, ndr) non avrà più l'alibi di dire che non controlla i gruppi perché saranno 'derenzizzati'. E per il governo si allargherà la base del consenso parlamentare, dunque l'operazione è un bene per tutti”, dice Renzi al quotidiano dei De Benedetti.

L'ex presidente del consiglio si toglie diversi sassolini dalle scarpe, ma assicura non belligeranza al Partito democratico.

“Voglio passare i prossimi mesi a combattere Salvini. […] Averlo mandato a casa resterà nel mio curriculum come una delle cose di cui vado più fiero. [...] Il leader della Lega usava il Viminale (sede del ministero dell'Interno, ndr) per educare all'odio”, sottolinea a Repubblica il senatore di Scandicci.

Poi, sui motivi che lo hanno spinto alla rottura, nonostante nelle ultime ore tanti big gli chiedessero di fermarsi. “Il populismo cattivo che esprime (Salvini, ndr) non è battuto e va sconfitto nella società [...] Le liturgie di un Pd organizzato in correnti e impegnato in una faticosa ricerca dell'unità come bene supremo non funzionano più”.

Non poteva mancare il passaggio sul 'fuoco amico' subìto quando era presidente del consiglio. “Il Pd nasce come grande intuizione di un partito all'americana capace di riconoscersi in un leader carismatico e fondato sulle primarie. Chi ha tentato di interpretare questo ruolo (chi se non Renzi stesso?, ndr) è stato sconfitto dal fuoco amico”, aggiunge l'ex segretario del Pd.

Poi l'elenco delle leggi approvate dal suo governo. "Finalmente si è iniziato una lotta all'evasione fiscale seria”, anche se quel governo ha alzato il tetto dell'utilizzo del contante da 1.000 a 3.000 euro, favorendo il nero.

“Il primo gesto del Pd (del nuovo corso, ndr) è stato mettere alle riforme un deputato che ha votato no al referendum”, lamenta il premier, che assicura però che non ostacolerà né il Pd né il governo (il passato, con il celeberrimo #enricostaisereno, non può però garantire per lui).

“Voglio passare i prossimi mesi a combattere il salvinismo nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche. Faremo comitati ovunque. Non posso farlo se tutte le mattine devo difendermi da chi mi aggredisce in casa mia”, aggiunge ancora l'ex sindaco di Firenze.

Nardella: "Io resto nel Pd"

La mossa di Renzi è stata un agguato? Ad Annalisa Cuzzocrea, la giornalista di Repubblica che lo intervista, risponde. “Fare (questa 'operazione', ndr) il giorno del giuramento significa partire con chiarezza una cosa nuova, che non è di centro o di sinistra, ma che occupa lo spazio del futuro”.

I parlamentari saranno una trentina, confermate le indiscrezioni dunque, dovrebbe trattarsi di 20 deputati (il minimo per formare un gruppo autonomo alla Camera) e 10 senatori (che dovranno confluire nel Gruppo Misto).

Infine Renzi assicura: “Non mi sentirete mai parlare male di Zingaretti o Orlando o Franceschini, a loro mando un abbraccio e auguro buon lavoro. Restiamo amici. […] Voglio fare la guerra a chi semina odio. I prossimi anni li voglio passare in contrapposizione frontale contro il populismo di Salvini. Voglio sperare che il Pd si preoccupai di lui e non di Matteo Renzi. Non ci sono più alibi. La guerra voglio farla a Salvini, non a Zingaretti”.

A metà ottobre ci sarà la Leopolda. “Sarà un'esplosione di proposte – assicura il leader della nuova 'Casa'. Il nome ancora non c'è, il simbolo sarà presentato proprio alla ex stazione -. Parleremo dell'Italia dei prossimi 10 anni. La aprirà Dario Nardella, che è mio fratello e che resta nel Pd”, l'abbraccio (fino a che punto gradito?) che avvinghia ancora l'attuale primo cittadino fiorentino, che invece resterà nel Partito democratico.

Con l'addio di Renzi al Pd potrebbe anche complicarsi la corsa per le prossime elezioni regionali. In Toscana si vota in primavera 2020. Eugenio Giani, l'uomo forte del Pd, è renziano e sostenuto da Renzi, che ora però non è più nel Pd.

Per le regionali, “l'alleanza strategica con Di Maio non mi convince ma la nostra Casa non si candiderà né alle regionali né alle comunali almeno per un anno”, garantisce Renzi. L'obiettivo è ben più in alto.

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