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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica Scandicci

Incendio di Scandicci, il sindaco Gheri esclude la penetrazione di clan

Intervista al sindaco di Scandicci sull'incendio doloso appiccato due notti fa in alcuni uffici di San Colombano. Esclusa la penetrazione di clan della malavita: "Non abbiamo nessuna avvisaglia"

via-del-chese-scandicci_1“Sono preoccupato – ha affermato il sindaco di Scandicci Simone Gheri – per questo episodio che è inquietante. Il nostro territorio è comunque pronto e rimaniamo con la guardia alzata, anche se, il fatto, è probabile sia riferito a situazioni che nascono e si sviluppano in altre zone della penisola”.

Ancora tutto è da decifrare, gli inquirenti sono al lavoro per capire cosa si celi dietro l’incendio di natura dolosa scoppiato ieri notte nel cantiere di via delle Chese a Scandicci. Una cosa è certa: solo grazie all’intervento di un operaio di Brescia è stata scongiurata la tragedia che poteva esser un massacro. Il rogo, che ha carbonizzato un container predisposto ad uffici di due aziende differenti (una ditta casertana che opera nel nuovo Parco della Musica delle Cascine ed un consorzio tutto toscano che lavora per conto di Publiacqua alla realizzazione del maxi collettore fognario di San Colombano), è scoppiato a pochi metri dalle camerette dei lavoratori, una settantina in tutto nella notte tra domenica e lunedì.

  Incendi anche all'interno dei locali adibiti a dormitori  

PERICOLO - C’è un particolare ancora più inquietante; chi ha condotto l’azione non voleva solo distruggere gli uffici ma anche far male, voleva colpire anche il campo base degli operai. Due dei quattro incendi, infatti, sono stati appiccati all’interno dei locali adibiti a dormitori. Solo la prontezza e la fortuna hanno fatto sì che il bresciano si accorgesse del bagliore del fuoco di un cestino di carte, dato alle fiamme in una zona piena zeppa di polistirolo. Giusto il tempo di prendere l’estintore, spegnere la “miccia” e dare l’allarme; poi la corsa con i colleghi fuori e l’immagine degli uffici avvolti dalle fiamme.
Chi ha commesso quest’atto criminoso conosceva il luogo e sapeva come muoversi ed è andato a colpo sicuro, forse troppo tanto da indirizzare subito gli inquirenti sulla strada maestra: la pista del racket, la più battuta e più la probabile come è trapelato questa mattina dalle indiscrezioni riportate su diverse testate della carta stampata.

Dalle informazioni filtrate a mezzo stampa si denota un quadro che fa pensare che dietro al rogo ci sia uno schiaffo di qualche clan della malavita organizzata. Prova sarebbe  il fatto che dell’intera vicenda sia sta informata dettagliatamente la sezione della squadra mobile specializzata nelle indagini sulla criminalità organizzata. Un’indagine che tuttavia avrà bisogno di ulteriori conferme che per adesso non ci sono. Un atto così clamoroso, del resto, spariglia le carte; mancano nello specifico quelle classiche avvisaglie minori che solitamente precedono l’atto eclatante.

I titolari della società continuano a ripetere di non “aver mai ricevuto minacce”. Del resto l’azienda del casertano ha le carte in regola ed è trasparente: tutti i rigorosi controlli e le certificazioni antimafia prima dell’assegnazione dell’appalto per il nuovo teatro della musica l’hanno promossa a pieno titolo. Per il sindaco Gheri è da escludere, al momento, una penetrazione dei clan malavitosi organizzati nel territorio e nel tessuto economico del comune di Scandicci: “non abbiamo nessuna avvisaglia; c’è un’indagine in corso, ma secondo quello che ho ascoltato anche oggi dagli inquirenti, mi sembra si stia approfondendo in via prioritaria le vicende dell’azienda che a sede a Caserta. Lo stesso Pier Luigi Vigna, mi sembra, sia stato piuttosto esplicito: non paventa infiltrazioni nel territorio ma si riferisce ai rapporti tra la malavita organizzata e l’azienda che opera nel Parco della Musica”.
 

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