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Le dimissioni di Grasso agitano la Toscana: la sinistra si riorganizza

Plauso di Enrico Rossi, irritazione nel Pd. Motori caldi verso le politiche

Le elezioni politiche si avvicinano e l'atmosfera si scalda anche in Toscana. Ad accendere la miccia ieri è stata la notizia che il presidente del Senato, Pietro Grasso ha lasciato il gruppo del Pd a Palazzo Madama. "Non si riconosce più né sul merito, né con i metodi usati dal Partito democratico che è arrivato a chiedere ben 8 voti di fiducia sulla legge elettorale", ha commentato il governatore toscano Enrico Rossi di Mdp, partito a cui si vocifera potrebbe avvicinarsi il presidente del Senato per riunire la sinistra in vista delle elerzioni.

"Grasso insomma avrebbe voluto prendere le distanze da un partito che non sembrerebbe più avere in grande considerazione il ruolo del Parlamento", ha aggiunto Rossi. La vicenda, tra l'altro, si intreccia a doppio filo con il destino della Toscana: Rossi, che dovrà decidere se candidarsi in Parlamento, potrebbe anche lasciare prima del 2020 e portare alle urne anche per le regionali. Con Stefania Saccardi, che per adesso è la più papabile per la sua successione, coinvolta in queste ore in una dura polemica sulla sua abitazione.

Anche il segretario toscano del Pd Dario Parrini sottolinea che quella di Grasso "è una decisione che amareggia e che non condividiamo nelle motivazioni. Grasso ha criticato il ricorso alla fiducia e il contenuto della legge elettorale ma dicendo cose, secondo me, non corrispondenti alla verità". Critico anche il viceministro dei trasporti Riccardo Nencini (Psi): “Conosco Grasso, l’ho stimato come magistrato, ha fatto il suo lavoro come presidente del Senato. Ha fatto una scelta che politicamente non comprendo, posso comprenderla dal punto di vista istituzionale”.

Sulle dimissioni di Grasso è intervenuta anche uno dei vice presidenti del Senato, la fiorentina Rosa Maria Di Giorgi: "Non me l'aspettavo - ha detto - il suo gesto ci ha lasciati con molto sconcerto, l'abbiamo appreso dalle agenzie. Sono rimasta sorpresa anche perché noi lo abbiamo eletto direttamente, e siamo stati stretti collaboratori nel gruppo. Ci saremmo aspettati una lettera a tutti i senatori Pd - ha concluso - con la quale spiegare le ragioni di questa scelta, in un momento così delicato anche istituzionalmente".

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