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Venerdì, 29 Settembre 2023
Politica

Pd – Italia Viva ai ferri corti: primo consiglio regionale ma la giunta Giani ancora non c'è

Il neo presidente annuncia solo 7 nomi e non assegna le deleghe: fino a mercoledì ogni sforzo per portare i renziani in giunta

E' trascorso un mese dalle elezioni regionali ma la giunta Giani ancora non c'è. E' la conseguenza dello scontro in atto tra Pd e Italia Viva, con quest'ultima che rivendica l'assessorato alla sanità e con i dem che sul punto non intendono cedere.

E così oggi, nella prima seduta del consiglio regionale, il neo presidente della Regione Eugenio Giani fa solo sette nomi sugli otto che dovranno costituire la sua giunta, cioè il governo della Toscana, assieme a lui naturalmente, per i prossimi cinque anni.

“L'ottavo nome – assicura - arriverà mercoledì”, quando è stata convocata una nuova seduta. Nel frattempo sarà fatto ogni sforzo per portare Italia Viva in giunta, dopo che anche nel Pd ci sono state spaccature su quanto accaduto.

Di fatto, Giani non è ancora stato in grado di comporre gli equilibri della coalizione, e questo nonostante il Pd abbia la maggioranza assoluta in consiglio regionale (22 consiglieri su 40), mentre il partito di Renzi con 2 consiglieri potrebbe essere di fatto ininfluente.

Ma Giani, renziano da sempre e voluto dallo stesso Renzi come candidato presidente, vuole che Italia Viva entri in giunta. “Italia Viva era partita stamani con l'idea di mettersi all'opposizione. Poi abbiamo recuperato, questo ha prodotto anche delle situazioni di preoccupazione e quindi magari di tensione all'interno del gruppo del Pd”, ammette Giani ai cronisti.

I sette nomi resi noti sono quelli che già giravano da giorni: Alessandra Nardini, Simone Bezzini, Leonardo Marras, Stefano Ciuoffo, Monia Monni, Stefano Baccelli (tutti in quota Pd) e Serena Spinelli, della lista Sinistra civica ecologista.

Giani però ha solo fatto i nomi, per assegnare le deleghe (la più importante, manco a dirlo, quella della sanità, attorno alla quale ruota l'80% del bilancio regionale) si prenderà ogni secondo che la legge gli consente.

L'ottavo nome arriverà dunque mercoledì ma l'assegnazione delle deleghe solo giovedì, 22 ottobre, in quanto le norme, spiega un alquanto imbarazzato Giani, “non mi dicono che debba assegnare le deleghe mercoledì. Sono un atto che compete al mio ruolo di presidente e che attribuirò giovedì, quando costituirò la giunta”.

Ma non solo. Nel suo intervento in aula Giani oggi ha auspicato l'arrivo di un nono assessore durante il mandato: “La legge nazionale lo consentirebbe”. Un ulteriore assessorato magari da assicurare per il futuro ad Italia Viva? Chi lo sa.

E inoltre, sull'esempio si quanto accade in Emilia-Romagna, il neo presidente ha dichiarato l'intenzione di istituire la figura del sottosegretario alla presidenza della giunta regionale, figura che ora non c'è.

Giani ha poi designato Gianni Anselmi, Giacomo Bugliani, Iacopo Melio (tutti Pd) come consiglieri delegati, con Melio che avrà la delega alle tematiche dei diritti e della lotta alle diseguaglianze.

“In questi due giorni si svilupperà un dibattito con quella componente che ritengo importante, essenziale e che mi ha portato a essere presidente, mi riferisco agli amici di Italia Viva. Vorrei poter concordare con loro – l'appello di Giani -, da qui a mercoledì un ulteriore nome e che possa esservi quella presenza politica che auspico fortemente”.

Intanto un accordo di maggioranza è stato raggiunto, quello che ha portato Stefano Scaramelli (assieme a Marco Casucci in quota Lega) a diventare vice presidente del consiglio regionale.

“Guardo a mercoledì con ottimismo”, conclude Giani. “Ci sono le condizioni perché Italia Viva entri in giunta”, auspica anche il neo presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo.

Giani lancia si rivolge anche al Movimento 5 Stelle, che in Regione ha due consigliere, Irene Galletti e Silvia Noferi. “A loro ci unisce la comune valutazione nel governo del Paese e conseguentemente vi è una particolare volontà di dialogo”, le parole di Giani. Ma per ora le grane sono tutte interne alla (presunta) maggioranza.

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