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G7 a Firenze solo a parole, il progetto sfuma per La Maddalena

L'indiscrezione: Renzi pensa all'isola sarda. Nardella: "Non ho informazioni in merito". Rossi: "Stiamo facendo il massimo, non perdiamo spinta". FI: "Così persi 200 milioni e 2900 posti di lavoro". Pagliaru: "Lavoriamo al progetto Maddalena"

La promessa la fece Renzi, già a Palazzo Chigi, in quella lettera inviata a Firenze e ai fiorentini. In quel saluto alla città, quando oramai si era sfilato di dosso la fascia tricolore, tra le ultime righe lanciò l’idea: l’allora G8, ora G7, a Firenze nel 2017. Un regalo di congedo. Roba da sfregarsi le mani visto che si parlò, e tutt’oggi si continua a parlare, di 200 milioni circa. Un tesoro destinato al capoluogo per organizzare le strutture e l’infrastruttura per il summit dei potenti della Terra.

E’ bastato questo per mettere in moto la macchina e far affiorare le idee. Una su tutte: fare il G7 tra il Nuovo Tetro dell’Opera, la Leopolda e la Fortezza da Basso, cuore del vertice. Un orizzonte, inoltre, che ha fatto da miccia per tutta una serie di opere annesse: il restyling della Fortezza, l’aeroporto ed infine la tramvia. Intendiamoci, opere già in agenda a Firenze. Tuttavia l’opportunità ha impresso indubbiamente l’accelerata.

E tanti sorrisi. Poi il piano ha cominciato ad incrinarsi. Primo segnale: il Corriere Fiorentino, qualche settimana fa lancia uno scenario alternativo. Aeroporto e Fortezza devono ancora cominciare; i cantieri della tramvia linea 2 e 3 ci sono, ma il timing ha perso colpi. Variabili di non poco conto, così cominciano a spuntare due alternative: Milano, fresca di Expo; La Maddalena, in Sardegna, sacrificata nel 2009 per consentire a l’Aquila di mostrare al mondo le ferite inferte dal terremoto. Due giorni fa il secondo segnale, stavolta più deciso: il G7, ha scritto il Corriere della Sera, si farà a La Maddalena, la linea di Palazzo Chigi, quindi di Renzi, pare segnata. La chiave politica è quella del risarcimento storico, una ricompensa postuma. 

ROSSI-NARDELLA – Un colpo al cuore? Per adesso il livello istituzionale cittadino glissa: il sindaco Nardella “non ha alcuna informazione in merito. Certo non sarebbero tenuti a passare da me, se la scelta dipendesse da ragioni di sicurezza internazionale”. Più pratico Rossi: “Noi ci siamo mossi per fare tutto il possibile. Se poi si decide diversamente, credo che non si debba comunque perdere la spinta per realizzare le infrastrutture e tutto”. 

FORZA ITALIA – Dall’altra sponda politica, invece, è partito il grido di allarme. Quello di Marco Stella, vicepresidente del Consiglio regionale toscano coordinatore cittadino azzurro: “Chiediamo, a questo punto, al sindaco Dario Nardella e al governatore toscano Enrico Rossi di fare fronte comune istituzionale, perché il premier mantenga la sua promessa. Noi siamo pronti a collaborare per il bene della città”.  Anche perché, continua, “se il G7 del 2017 non si farà a Firenze, come aveva assicurato Renzi, la città perderà 200 milioni di euro che servivano per le infrastrutture, e 2900 posti di lavoro. Mi sembra un motivo sufficiente per chiedere conto al premier di mantenere la promessa che fece il 25 marzo 2014, quando assicurò in una lettera ai fiorentini che l'evento si sarebbe tenuto nel capoluogo toscano”. 

SARDEGNA – In tutto questo, c’è chi prova a dare la spallata definitiva e far tramontare il progetto Firenze. Come il governatore della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru. La Maddalena “è stata abbandonata per troppo tempo. Abbandonata e incastrata in questa cosa tutta italiana, quello delle dispute legali di ogni tipo, che poi è il grande problema del nostro Paese”. Per questo il summit “sarebbe una gran cosa, perché sbloccherebbe centinaia di milioni di euro che sono stati già spesi e che, ad oggi, non hanno prodotto nient’altro se non frustrazione”. Ne ha parlato con Renzi? “Ne parliamo, se ne parla”, anche se, risponde ai giornalisti, “ancora non abbiamo fatto nessuna riunione specifica su questo: è un’idea che gira ed è un’idea che, prima di parlarne, vogliamo valutarne la fattibilità perché siamo persone serie. Ci piace sognare, ma devono essere sogni molto concreti”, visto che il G7 “ha una scadenza molto precisa e dobbiamo capire, vedere, lanciando ovviamente una grande campagna di ottimismo prima di tutto verso noi stessi, se saremo operativamente in grado di garantire questo evento”. 

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