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Nardella punta alla 'Grande Firenze': fusioni e comune unico metropolitano

Il sindaco avvia l'esame tecnico dell'operazione e lancia ai 'cugini' l'appello anti patto di stabilità: "Così lo sblocchiamo per 5 anni. Inoltre nel terzo millennio rimanere ancora legati ai confini del 1800 è un paradosso"

Dopo le anticipazioni del 'Corriere Fiorentino', la conferma arriva direttamente dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. Palazzo Vecchio sta pensando ad un futuro amministrativo più 'largo' e pone al centro del dibattito politico un piano per fondersi con i Comuni della cintura metropolitana. Con due obiettivi: ottenere dalla Regione gli incentivi riservati ai comuni che si fondono e sbloccare soprattutto 100 milioni di fondi pronti in cassa da investire e fermi per il patto di stabilità. "Siamo al lavoro- spiega il sindaco alla 'Dire'- l'ipotesi è allo studio". 

Parole non di maniera, visto che nelle scorse ore Nardella ha incaricato il suo braccio tecnico di disegnare la road map che dia struttura e sostanza al dossier fusioni: "Ho chiesto al mio segretario generale, Vincenzo Del Regno, persona di cui ho piena fiducia, di avviare un esame di tipo tecnico giuridico". Una volta completato, continua Nardella, "con gli amministratori pubblici della cintura metropolitana, quelli interessati al progetto, valuteremo anche la fattibilità politica". Insomma un percorso a due fasi sulla scia di quel che è già successo, per restare nell'area metropolitana, "tra Figline e Incisa oppure a San Piero a Sieve nel Mugello". Due operazioni, prosegue il primo cittadino, "che hanno portato grandi vantaggi e sono state accolte con entusiasmo dai cittadini". 

Nardella ripercorre le tre buone ragioni per modificare i vecchi confini: "i vantaggi economici" di cassa, visto che la fusione "consentirebbe di derogare per 5 anni il patto di stabilità che oggi purtroppo ci blocca gli investimenti"; "le significative economie" legate "alla semplificazione burocratica, delle norme e dei costi della politica". Infine, una ragione legata al contesto storico e politico: "Credo che nel terzo millennio- spiega- rimanere ancora legati ai confini del 1800 sia davvero un paradosso. Oggi che in Italia si chiede una burocrazia più semplice, risparmi strutturali e i nostri cittadini ci fanno capire che le fusioni dei comuni, laddove possibile, si devono fare, sarebbe un errore non prendere seriamente in considerazione una prospettiva del genere". Detto questo, il sindaco non si sbilancia oltre "perché' siamo soltanto all'inizio e non è mai stata fatta una fusione che abbia riguardato una grande città italiana. Si tratta di un obiettivo molto complesso, quindi per ora non anticipiamo alcun tipo di esito". 

Il 'Corriere', nei giorni scorsi, ha parlato di uno schema a tre tra Firenze, Scandicci e Bagno a Ripoli. Per il sindaco "è prematuro oggi parlare dei Comuni". E tuttavia sembra estendere l'appello a tutti i 'cugini': "È chiaro- conclude Nardella- che gli interessati sono quelli della cintura, cioè i comuni confinanti con Firenze". Sull'operazione c’è anche il timbro di Anci Toscana che spazza via i dubbi espressi da amministrazioni di altre regioni, perplesse sulla fattibilità di fusioni tra il Comune capoluogo della Città Metropolitana con altri comuni dello stesso Ente. "La normativa- spiegano fonti di Anci Toscana alla 'Dire'- non prevede nessun limite dimensionale alle fusioni, anche all'interno della stessa città metropolitana. Non ci sono distinzioni". 
 

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