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Elezioni regionali Toscana 2020

Elezioni regionali, chi ha vinto e chi ha perso: Renzi non decisivo, la Sinistra non c'è più, la Lega perde 10 punti

Al di là della netta affermazione di Giani (+8% su Ceccardi), ci sono anche altri vincitori e vinti, come dopo ogni tornata elettorale. La nostra analisi

Eugenio Giani è senz'altro il trionfatore di queste elezioni regionali. Otto punti più di Ceccardi (48% a 40), vittoria netta, e per certi versi, almeno in queste dimensioni, inaspettata. Ma questa tornata elettorale mostra anche molti altri vincitori e, in maniera altrettanto netta, parecchi vinti.

I risultati: valanga Giani, a Firenze il 60%

Giani

Eugenio Giani è senz'altro il vincitore. Per molti era un candidato debole, 'inadatto' alla sfida con la 'macchina da social' Susanna Ceccardi (che pure ha girato anche lei palmo a palmo la Toscana). Avrebbe sempre voluto essere sindaco di Firenze, ora potrà essere “sindaco della Toscana”, il “sindaco tra i sindaci”, come ha rimarcato anche ieri a risultato appena acquisito.

Renzi

“Saremo decisivi. Il nostro risultato stupirà. In Toscana saremo a doppia cifra”. Sono alcune delle dichiarazioni di Matteo Renzi nella lunga campagna elettorale, partita prima dello scoppiare dell'epidemia del Covid che ha poi fatto rinviare tutto, che ha portato ieri all'incoronazione di Eugenio Giani come nuovo presidente della Toscana.

Ma il risultato di Renzi non è stato né stupefacente (4,5% in Toscana, 6% nella provincia di Firenze e 6,7% nella città di Firenze), né, e forse questo è il dato più significativo, decisivo.

Nel nuovo consiglio regionale infatti il Pd da solo avrà la maggioranza assoluta: 22 consiglieri su 40, Italia Viva ne avrà 2, con la maggioranza di centrosinistra che conterà su 24 eletti (16 seggi invece alle opposizioni).

Il risultato per Renzi è ancora più deludente considerando quanto successo in altre parti d'Italia: in Puglia ad esempio il suo candidato Scalfarotto (1,6%) è risultato del tutto ininfluente rispetto alla netta vittoria del presidente uscente Michele Emiliano. Dal canto suo Renzi potrà forse rivendicare di essere stato lui a scegliere Giani come candidato.

Pd

Per il Partito democratico è senz'altro un successo. A livello regionale il Pd ha preso il 34,7%, cioè un punto e mezzo i più rispetto alle Europee del 2019 (quando, con il governo giallo-verde in sella e Salvini vicepremier e ministro degli Interni, prese il 33,3%).

“E questo risultato arriva dopo la scissione di Italia Viva e di Azione (il partito di Carlo Calenda, ndr)”, come sottolineava ieri una raggiante Simona Bonafè, segretaria toscana dei dem.

E' vero che alle regionali 2015 il Pd prese il 45%, ma era l'epoca del boom renziano e dopo il partito aveva sempre peggiorato. Ora ha invertito la rotta.

La segretaria regionale esulta: "Fermato Salvini, Pd primo"

Ceccardi

Ci ha creduto fino alla fine, ha girato il territorio palmo a palmo. Non si è fatta oscurare da Salvini (che può invece annoverarsi tra gli sconfitti di questa tornata elettorale).

Nelle ultime settimane non una parola su immigrazione, rom, sicurezza. Perché in Toscana con questi temi non si vince: è stata farina del suo sacco o soltanto frutto dei suggerimenti degli 'strateghi'?

Difficile da dire, chi le è stato vicino dice che parecchio è dipeso anche da lei. Sicuramente ha perso, ma non ha sfigurato. Ora torna a fare l'europarlamentare a Bruxelles.

Dopo la sconfitta: "Congratulazioni a Giani"

Salvini e la Lega

La Lega alle Europee del 2019 in Toscana aveva preso il 31%, a soli due punti dal Pd. Ieri ha preso il 21,8%. Dieci punti in meno, il risultato parla da solo. E, al di là delle dichiarazioni che potranno arrivare, è poco consolatorio il fatto che alle ultime regionali, nel 2015 (un'era geologica fa a livello politico), avesse preso 'solo' il 16%.

Matteo Salvini è sicuramente tra gli sconfitti. Lo scorso gennaio aveva puntato tutto sull'Emilia Romagna, dove la 'sua' candidata Lucia Borgonzoni ha perso. Poi ha puntato tutto sulla Toscana, dove la 'sua' candidata Ceccardi ha perso.

E' sempre più incalzato dal governatore del Veneto Zaia (che ieri ha stravinto e dove la lista dello stesso Zaia ha triplicato i voti della lista della Lega) e dalla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.

Fratelli d'Italia

Sono senz'altro tra i vincitori, anche se nella coalizione che ha perso le elezioni. Hanno preso il 13,5%. Alle Europee 2019 in Toscana avevano il 5,8% e alle regionali 2015 il 3,8%. I risultati parlano da soli. Porteranno in consiglio regionale quattro consiglieri.

Movimento 5 Stelle

Prende il 7% e porta in consiglio regionale due eletti, di cui una sarà la candidata a presidente Irene Galletti.

Non è un risultato straordinario, ma considerando le performance dei 5 Stelle alle regionali in altre zone d'Italia, i sondaggi, gli appelli al voto disgiunto e la polarizzazione Giani-Ceccardi, è un risultato positivo.

Galletti, paradossalmente, dovrà anche assumersi l'ònere di fare opposizione da sinistra, perché la sinistra in consiglio regionale non c'è più e lei sicuramente rappresenta la costola sinistra di M5S in Toscana.

La Sinistra

E' forse la più grande sconfitta di questa tornata elettorale, c'è poco da girarsi intorno. Toscana a Sinistra, con il suo candidato presidente Tommaso Fattori, ha preso il 2,8% e resta fuori dal consiglio regionale.

Nel 2015 aveva preso il 6,1%, portando in Regione lo stesso Fattori più un secondo consigliere (Paolo Sarti). E' solo colpa del “terrore diffuso dai sondaggi”, che avrebbe portato a votare Giani per fermare la Lega e Ceccardi? Forse è una lettura troppo semplicistica.

Da dire che complessivamente le forze di sinistra, pur con tutte le differenze, anche marcate, tra le varie sigle, hanno preso oltre il 7,5%.

Ma appunto, divise in tanti pezzettini: Toscana a Sinistra (2,85%), Sinistra civica ecologista (che appoggiava Giani, si ferma al 2,96% e per un pugno di voti non entra in consiglio, a meno di clamorosi risultati dalle pochissime sezioni che al momento di scrivere questo pezzo mancano ancora al conteggio), e poi le due sigle 'falce e martello', il Partito comunista (1,05%) e il Partito comunista italiano (0,96%). Il totale fa appunto 7,82%, con zero eletti.

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