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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

Elezioni, Rossi: "Maledetta legge elettorale voluta da Renzi, solo alleanza con 5 Stelle evitava catastrofe Pd"

L'ex presidente è uno degli sconfitti illustri: "Ammettere errori e assumerne responsabilità"

"Le elezioni sono andate davvero male. Stravince la destra di Meloni e insieme a lei tutto il centrodestra. Per il Pd è una catastrofe. Quello che verrà deve essere il tempo dell’opposizione e della ricostruzione di una sinistra vera, democratica e sociale".

Così su Facebook l'ex presidente della Regione Enrico Rossi, tra gli sconfitti illustri di questa tornata elettorale, infausta per il centrosinistra: Rossi è stato infatti battuto nel collegio uninominale di Siena Grosseto dal coordinatore regionale di Fratelli d'Italia Fabrizio Rossi, 33,89 per cento contro 40,73.

Su un post successivo Rossi auspica "un partito democratico e sociale a fianco dei lavoratori e dei ceti medi, dei non garantiti e di chi è senza diritti", poi alcune "considerazioni politiche sugli errori macroscopici che abbiamo commesso" e che ha portato per il Pd ad "un risultato elettorale catastrofico".

Rossi critica aspramente la legge elettorale ed il fatto che i dem non si siano impegnati a cambiarla, oltre alla scelta del segretario Letta di chiudere la porta in faccia ai 5 Stelle, consegnando così il Paese alla vittoria scontata della destra.

"Maledetta legge elettorale voluta da Renzi"

"La destra vince con il 44 per cento dei voti ma occuperà in parlamento il 60 per cento dei seggi. E' un regalo di quella maledetta legge elettorale voluta da Renzi, con la quale il fiorentino pensava di assicurarsi la vittoria cinque anni fa. Una legge, già dichiarata incostituzionale, che il Pd doveva impegnarsi a cambiare. Non lo si è voluto fare per evitare nel Pd il confronto, che sarebbe stato duro, tra i favorevoli al maggioritario e i favorevoli al proporzionale", scrive Rossi.

"Solo intesa con 5 Stelle poteva evitare catastrofe"

"Dopo questa rinuncia, come se non bastasse, pur conoscendo bene la legge e i suoi meccanismi abbiamo voluto ignorarli e abbiamo deciso di rompere irrimediabilmente con il Movimento 5 Stelle proprio sotto campagna elettorale.
L’avere provocato da parte di Conte la caduta del governo Draghi poteva giustificare una reazione negativa da parte nostra ma non fino al punto di abbandonare una politica di intese elettorali, che sole avrebbero potuto evitare la catastrofe, assumendosene oltretutto la responsabilità", scrive ancora Rossi.

"Non era credibile che, sostanzialmente da soli, alleati di forze che non raggiungono insieme le due cifre, avremmo potuto sconfiggere la destra unita. Così abbiamo lanciato la sfida tra noi e Fratelli d’Italia su chi sarebbe stato il primo partito nelle urne, ma quando i sondaggi hanno cominciato a mettere in crisi questa ipotesi siamo subito ripiegati a chiedere un voto utile; un appello non certo entusiasmante che dava per scontato il nostro insuccesso e si proponeva soltanto di impedire una vittoria schiacciante della destra. Nel mezzo non ci siamo neppure risparmiati la beffa dell’accordo con Calenda, che ha dato l’idea di spostare a destra il partito in una astratta e incomprensibile difesa di un Draghi dimissionario. Ai due grandi e gravi errori politici, cioè il non avere modificato una legge elettorale aberrante e l’essersi poi rifiutati di applicarla con senso di realtà, si è aggiunta - conclude l'ex presidente della Regione -, una conduzione contraddittoria e ondivaga della stessa campagna elettorale. Dunque, queste elezioni, a causa dei nostri errori, sono state la cronaca della nostra sconfitta annunciata. Ammetterlo e assumersene le responsabilità è un atto di onestà intellettuale e il primo doveroso passo per ricucire un rapporto serio con i nostri militanti e elettori".

Dai vertici regionali toscani del partito non sembrano però pensarla allo stesso modo. Ieri la segretaria Bonafè, nonostante Giani abbia aperto a possibili future alleanza con i 5 Stelle, ha ribadito la linea delle porte spalancate ad Italia Viva, che ha subito messo le mani avanti: "O noi o i grillini", dice il coordinatore regionale dei renziani Nicola Danti. Quanto all'autocritica, non sta di casa in città: "A Firenze il Pd è forte e non lo butta giù nessuno, per sonfiggerci ci vorrebbero mille Meloni".

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