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Elezioni 2018: tutti i nomi dei democratici ma è scontro con la minoranza

La presidente del consiglio comunale Caterina Biti al Senato. A Firenze arrivano Giachetti e Sensi. Escluso Claudio Martini

Alle 2 di notte in Via del Nazareno a Roma hanno preso forma le liste dei candidati del Partito democratico per le politiche del 4 marzo. Per quanto riguarda i collegi di Firenze e provincia ci sono più conferme che sorprese. 

Sarà Roberto Giachetti, candidato a sindaco di Roma nel 2016 quando diventò prima cittadina Virginia Raggi e allievo di Marco Pannella, a correre per il seggio di deputato nel collegio (sicuro) del Mugello. Sempre nella parte maggioritaria per la Camera si presenteranno: Rosa Maria di Giorgi (attuale vicepresidente del Senato), il sottosegretario di Stato Gabriele Toccafondi e a Empoli ci sarà ovviamente il ministro dello sport Luca Lotti.

Per il proporzionale invece saranno candidati Davide Ermini, Laura Cantini, Filippo Sensi e Angela Bagni

Si sapeva già che il segretario del Pd Matteo Renzi si sarebbe presentato al Senato nel collegio uninominale di Firenze e Scandicci (comune dove aprirà la campagna elettorale) ma non che il deputato e segretario dei dem toscani Dario Parrini avrebbe corso per l'altro scranno da senatore che sarà assegnato in provincia di Firenze. Per il Senato la lista proporzionale vede i nomi della ministra della difesa Roberta Pinotti, del senatore Andrea Marcucci, dell'attuale presidente del consiglio comunale fiorentino Caterina Biti e del deputato Lorenzo Becattini

Grande escluso è l'ex governatore della Toscana Claudio Martini (attualmente senatore). Ieri sera il gruppo Sinistra - Pd ha diffuso una nota in cui si legge: "Sembra che nei collegi elettorali uninominali e plurinominali della provincia di Firenze il PD, il nostro partito, non candiderà neanche un esponente della 'minoranza' interna, pur essendoci parlamentari uscenti come il deputato Paolo Beni e il senatore Claudio Martini che hanno dimostrato di saper svolgere un ottimo lavoro nel merito di materie molto importanti per il nostro programma di governo. Ci sembra una scelta assolutamente sbagliata, praticamente inaccettabile da parte di chi si batte da sempre per il nostro partito, per i nostri valori, per i nostri obiettivi, con una sensibilità politica che siamo convinti sia importante per una parte rilevante del nosto elettorato".

C'è quindi un po' di maldipancia in casa dem. Le maggiori difficoltà ci sono state con le minoranze interne che alla fine sono uscite dalla riunione senza votare le liste. Andrea Orlando uscendo dalla sede del Pd ha dichiarato: “Il Pd deve vincere e combatterà qualunque sia la decisione presa. Ma riteniamo che il modo scelto non sia giusto”.

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