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Elezioni 2018

Elezioni 2018, il prof che sfida Renzi: "I veri estremisti sono i difensori dell'Europa"

Alberto Bagnai è il candidato della Lega per il Senato nel collegio uninominale di Firenze

Alberto Bagnai è conosciuto come il professore anti-euro. E' un economista, nato a Firenze 55 anni fa. Matteo Salvini gli ha chiesto di candidarsi con la Lega alle elezioni del 2018 ed ha accettato. E' uno degli autori del programma economico del Carroccio. Si giocherà il collegio uninominale fiorentino del Senato proprio contro l'ex premier Matteo Renzi. Ospite di molte trasmissioni televisive, è diventato noto per aver previsto che la cura del governo Monti non avrebbe salvato il Paese. E' il fondatore del Goofynomics (premiato come miglior sito di Economia ai Macchia Nera Awards 2015 e 2016) e autore del saggio 'Il tramonto dell’euro' (Premio Canova 2013).

Nel caso venisse eletto qual è la prima proposta di legge che porterebbe in Parlamento?

Un programma di investimenti basato su interventi mirati, su piccole opere volte alla riqualificazione del patrimonio pubblico (a partire dall’edilizia scolastica) e alla messa in sicurezza del territorio (a partire dalla viabilità), cui accompagnare l’integrazione e la stabilizzazione dei ranghi della pubblica amministrazione, partendo dal comparto dell’istruzione.

La sicurezza è entrata a gamba tesa in campagna elettorale. La posizione del suo partito?

I primi a soffrire dell’insicurezza, e a chiedere tutele, sono i cittadini appartenenti alle classi sociali più svantaggiate. Anche in questo caso esiste una dimensione economica, il problema di una adeguata dotazione di risorse per le forze dell’ordine, che noi proponiamo. 

Altro tema scottante è sicuramente l'immigrazione. Come va affrontata questa sfida?

Intanto, occorrerebbe evitare di incentivarla, a differenza di come hanno fatto i governi a guida PD. Sottolineo che questa gestione irrazionale rende sempre più difficile per il nostro Paese assicurare un trattamento civile a chi, a causa delle violenze subite in patria, ha diritto allo status di rifugiato secondo la convenzione di Ginevra del 1951. La linea da seguire oggi è senz’altro quella dei respingimenti assistiti da attuare tramite una serie di accordi bilaterali, anche per garantire i diritti umani dei migranti.

Lavoro. Qual è la vostra ricetta contro la povertà? Quali i provvedimenti più urgenti per rilanciare un'occupazione stabile?

La ricetta contro la povertà è quella keynesiana: investimenti pubblici. Naturalmente, a questo devono accompagnarsi provvedimenti che incidano sul precariato. Nonostante venga accusata di avere un mercato del lavoro particolarmente rigido, l’Italia è uno dei sei paesi europei (su ventotto) senza salario minimo. Noi proponiamo di introdurlo, per ridurre gli spazi di sfruttamento dei lavoratori, e in particolare il problema della concorrenza al ribasso fatta dalla manodopera straniera. Proponiamo anche di ripensare il ruolo delle agenzie di lavoro interinale. L’abolizione della legge Fornero e il ripristino delle pensioni di vecchiaia contribuiranno poi a ridurre la povertà nell’altra fascia di persone a rischio di esclusione sociale, gli anziani.

Sanità. Su cosa puntare pubblico o privato? E i vaccini?

Il programma della Lega si propone di preservare l’attuale modello di gestione del servizio sanitario nazionale a finanziamento prevalentemente pubblico, riqualificandolo tramite la creazione di una Scuola di formazione per l’alta dirigenza della sanità, e rendendolo più diffuso sul territorio. Circa i vaccini, non sono oggetto del nostro programma. Personalmente ho fatto tutti i vaccini a causa del mio lavoro che mi porta ovunque nel mondo. Ma sempre consapevolmente. Il Pd ha affrontato la questione in modo isterico.

Infrastrutture. Tra poco dovrebbero finire i lavori della tramvia ma su Alta velocità e aeroporto la situazione è ancora incerta. Come muoversi?

La situazione delle grandi infrastrutture in Toscana mi ricorda molto quella della ricostruzione dell’Abruzzo, altro collegio in cui sono candidato. In entrambi i casi, nonostante il PD controllasse praticamente tutta la filiera politica, dal presidente del consiglio all’ultimo degli assessori locali, i risultati non si sono visti e regna l’incertezza. I fatti sono evidenti. La stazione di Firenze è rimasta quella dei tempi della mia infanzia. Il cantiere c’è, ma è fermo, non capisco perché e mi pare che non lo capisca nessuno. Firenze non ha un aeroporto all’altezza del suo ruolo di grande capitale economica e culturale europea. La Lega ha avanzato proposte per riqualificarlo, prolungando la pista, e trasformandolo in un hub di medio raggio espressamente dedicato ai flussi europei ad alto valore aggiunto.

Alleanze politiche. Al governo con chi si può dialogare?

Sono in politica solo da meno di un mese, e non sono un leader su cui incomba la responsabilità di concludere accordi, personalmente ritengo che al governo si debba dialogare con tutti, anche con l’opposizione. Quello che auspico è l’affermarsi di una coalizione conservatrice con un premier giovane come Matteo Salvini.

Si può parlare di ritorno di forze estremiste?

Personalmente vedo la cosa in termini esattamente opposti. Si deve parlare, e, ne sono certo, si parlerà, di un paese che congeda la visione estremista del mercato incarnata dai Trattati europei e difesa dal PD. I tanti casi di licenziamenti di centinaia di operai da parte di aziende o peggio fondi esteri, che vengono in Italia con atteggiamento predatorio per impadronirsi della nostra eccellenza manifatturiera, e poi la trapiantano in altri paesi europei cui viene consentito di farci concorrenza al ribasso in materia fiscale e salariale, non sono una patologia: sono la fisiologia di un sistema che esplicitamente mette il mercato davanti alle persone. I ministri dei governi PD hanno poco da frignare: questo è il mondo che hanno voluto, e se ora non gli garba è solo perché sotto elezioni non è bello vedere disoccupati in televisione. La filosofia politica cosiddetta “europeista”, come avevo previsto nell’agosto 2011 scrivendo sul Manifesto, è la principale causa della brusca sterzata a destra della politica europea tutta, in Italia come in Germania. Chi si preoccupa in modo strumentale del ritorno degli estremismi oggi, avrebbe fatto meglio a prestare un orecchio meno distratto ieri. Demonizzare la Lega, unico partito che mette la crescita economica fra le priorità, come una accolita di razzisti e di nostalgici del fascismo non è solo ingiusto: è anche e soprattutto un boomerang. I risultati delle elezioni lo dimostreranno.

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