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Conte lascia Palazzo Chigi: l'azzardo di Renzi apre la porta a Draghi

Mattarella gioca la carta dell'ex Bce per evitare le elezioni. Cambia lo schema: ecco gli scenari

A forza di tirare la corda si è spezzata. Saltata la trattativa sul tavolo della maggioranza giallorossa, il Presidente della Repubblica ha convocato per oggi alle 12 l'ex governatore della Banca d'Italia e presidente della Bce Mario Draghi. Lo ha fatto dopo un discorso di 7 minuti in cui ha sventolato lo spauracchio delle elezioni, che però saranno solo un'ultima ratio: per il Presidente sono troppo pericolose in pandemia. E poi entro il 30 aprile c'è da ottenere dall'Europa il via libera definitivo sui fondi del Recovery Plan per cui serve un governo in carica. Ma un governo forte.

Che il tavolo 5 Stelle-Pd-Leu-Italia Viva sarebbe fallito lo si era intuito seguendo le cronache delle trattative per il nuovo governo. Ad ogni avvicinamento nella trattativa con i partiti della maggioranza giallorossa ha corrisposto un rilancio più grande da parte di Italia Viva. A pesare di più nella rottura è stato il tema della giustizia e il ruolo di Alfonso Bonafede, "pietra dello scandalo" per la sua riforma della prescrizione. Nelle ore frenetiche prima della salita al Quirinale del Presidente "esploratore" incaricato Roberto Fico, si era persino parlato di un suo spostamento agli Interni, o nel ruolo di vicepremier. Ma l'impressione è che Renzi volesse dettare le sue condizioni e quindi, di fatto, la rottura. 

E' il metodo che l'ex rottamatore ha già messo in atto più volte dai tempi in cui, senza rispettare le "gerarchie" di Ds e Margherita, si prese sgomitando la Provincia di Firenze prima e Palazzo Vecchio poi. Non sempre gli è andata bene (come nel caso del referendum del 2016) ma l'azzardo è sempre lo stesso. 

Così Mattarella si è dovuto arrendere all'ipotesi del governo "dalla maggioranza politica". Così come si è dovuto arrendere a Giuseppe Conte, che saluta Palazzo Chigi. Vedremo se dopo questa esperienza il Professore tornerà all'Università o avrà ancora voglia di fare politica. L'ipotesi della discesa in campo con un suo partito perde quota dopo la "batosta" subita.

Il Presidente della Repubblica tenterà dunque la carta Draghi. Un'ipotesi, quella della formazione di un nuovo governo, tutt'altro che scontata. Ma che resta ancora l'ipotesi più accreditata: il voto sembra ancora sfavorito nello scenario in cui una larga fetta di parlamentari non sarebbero rieletti in caso di nuove elezioni. 

Proprio questo aspetto potrebbe giocare nelle prossime ore un ruolo decisivo nelle scelte dei partiti sull'appoggio alla nuova ipotesi di governo. I 5 Stelle hanno già detto che non sosterranno Draghi, ma cosa faranno i parlamentari, quelli che devono votare la fiducia? Oggi i grillini sono la truppa più folta nelle due camere, e fra il taglio dei seggi deciso dopo il referendum e il dimezzamento dei consensi subito dal 2018 ad oggi, sono tantissimi quelli che rischiano di non rientrare. Una situazione che potrebbe suggerire diverso consiglio.

Così come tutta da vedere è la dinamica delle alleanze future fra Pd e 5 Stelle. Fino a ieri si parlava di "alleanza strutturale", ma un eventuale governo Draghi potrebbe rimescolare tutto. E il centrodestra? Se Forza Italia sembrerebbe voler appoggiare Draghi, Fratelli d'Italia ha già detto "no": "Sosterremo solo i provvedimenti che ci convincono", ha fatto sapere Giorgia Meloni. E Salvini? Anche lui ha socchiuso la porta a Draghi, ma molti dei suoi non hanno fatto mistero: "Non si può dire no a Draghi", ha affermato il governatore del Veneto Luca Zaia.

Un bel rebus, insomma. Con poche certezze. Fra queste sicuramente il ruolo centrale giocato da Renzi nelle ultime settimane: da giorni aveva in testa l'opzione Draghi. Difficile credere che nelle ultime ore non abbia sondato il terreno per favorire il suo arrivo.

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