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Tramvia, linea 2. Impresa Spa apre la cassa integrazione. E i cantieri?

Trovato l'accordo che potrebbe sbloccare il nodo banche ma ora i problemi potrebbero arrivare dall'azienda romana che ha formalizzato al ministero del Lavoro lo stato di crisi

Tramvia, linea 2, nel giro di una settimana tutto ed il contrario di tutto. Un annuncio atteso seguito da una bastonata. Storia sfortunata quella della tramvia, non c’è che dire, segnata da un minimo comune multiplo racchiuso in una parola: immobilità. Sì perché nei giorni in cui Palazzo Vecchio rende noto il nuovo accordo siglato con Tram Firenze (il blocco che racchiude le società titolari del project per quel che riguarda linea 2 e 3), Impresa Spa, l’azienda romana incaricata della realizzazione della linea 2 alza bandiera bianca. O meglio apre lo stato di crisi societario.

ACCORDO -Procediamo per punti: l’accordo. Il Comune e Tram Firenze hanno sottoscritto un nuovo verbale per quel che riguarda il piano economico finanziario dei lavori tramviari. Un passo fondamentale per progredire, anzi, più corretto, partire con i lavori veri e propri. Uno degli scogli più grossi in tutta questa vicenda, infatti, sono le banche e il finanziamento all’impresa. Un vero e proprio iceberg. Gli istituti di credito non hanno mai riconosciuto l’accordo precedente. Perché? La chiave sta sui tassi di interesse. Troppo bassi quelli stipulato nel 2008, per un piano di investimenti che sarebbe dovuto scadere nel giugno 2012, cioè tra meno di un mese. Questi furono i tempi previsti all’epoca per la messa su rotaie dei trenini Sirio. La storia si è ampiamente dissociata da queste previsioni. Così quattro anni dopo le banche hanno avanzato richieste e vincoli nuovi a garanzia dell’esborso di capitali. Per questo il nuovo verbale sottoscritto prevede che Tram possa far fronte ad un tasso di interesse che oscilli tra il 7,5 e l’8%, circa tre punti sopra il vecchio patto. Ora la palla passa alle banche. Entro giugno dovranno sottoscrivere il piano.

IMPRESA - Per questo l’amministrazione fiorentina, sicura della bontà del compromesso, e quindi certa del semaforo verde degli istituti di credito, annunciava l’ennesimo incipit, il terzo nel giro di un anno: “A luglio la partenza dei cantieri della linea 2”, con una previsione di fine lavori attorno all’ottobre 2014. Ben 14 mesi dopo il primo di annuncio, quello che pronunciò il sindaco Renzi che nel 2 maggio 2011 aveva intercettato la data di inizio attività. Anche qui la storia la conosciamo. Tutto fermo per mesi, poi la posa della prima pietra: 5 novembre 2011. Tutto fermo. Fino al nuovo annuncio che rimanda tutto all’estate 2012. Ma qui, giusto qualche giorno dopo la firma del verbale, l'imprevisto. Raffaele Raiola, il numero uno di Impresa Spa, annuncia il ridimensionamento del gruppo e la richiesta di cassa integrazione di 304 dipendenti. Una richiesta formale inoltrata al ministero del Lavoro. Insomma è durato poco meno di 5 mesi il progetto che avrebbe dovuto dare nuova vita alla BTP. Il 27 dicembre scorso infatti, Impresa si è messa a capo della BTP, o meglio del comparto titolare delle commesse pubbliche: tramvia fiorentina, bretella Lastra a Signa – Prato, il tratto autostradale fiorentino. Tutte opere ferme al palo che hanno aperto un’emorragia in seno all’azienda. “Un blocco devastante” come sottolineato da Raiola nella lettera inviata al ministero. Insomma la newco BTP infrastrutture, partorita dalla liquidazione del gruppo Fusi, sembra essere in ginocchio: “La situazione – continua la lettera – che si è venuta a determinare è di gravità tale da compromettere la stessa continuità aziendale”.

L’epicentro del terremoto finanziario gravita attorno a vecchie partite fiorentine, aperte e ora bloccate, inchiodate. Cantieri fermi che secondo Raiola hanno determinato una drammatica riduzione dei ricavi e un aumento esponenziale delle spese, nonché di un preoccupantissimo indebitamento finanziario. Da qui la richiesta di cassa integrazione della durata di 12 mesi “durante i quali attuare il piano di risanamento correlato all’auspicato avvio delle commesse, al fine di evitare il ricorso alla mobilità”. Un piano che dovrebbe interessare 101 impiegati e 203 operai tra Toscana, Lazio, Umbria, Marche Campania, Calabria.

Il tutto chiaramente rientra nella vicende della tramvia. Se da una parte infatti potrebbe essere sciolto il nodo con le banche, dall’altra Firenze rischia nuovamente di ritrovarsi in una situazione già conosciuta per quelle stesse vicende che hanno attraversato il Consorzio Etruria. Quel crollo finanziario che ha dato il là a questo stallo. Il primo capitolo di una storia molto simile alla novella dello stento, che dura tanto tempo. Troppo tempo?
 

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