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Bersani al sindaco Renzi: "La Leopolda non so che cosa sia"

Ieri sera è stato festeggiato al Palacongressi il compleanno del Pd. Grande assente il sindaco fiorentino che ha preferito celebrare la festa di compleanno di suo padre Tiziano

Tempi di compleanni, di polemiche più o meno levate e di convention sovrapposte al veleno. Tutto in una sera, tutto nel Pd. Bersani ieri sera festeggiava il quarto compleanno del Pd nella Sala Rossa del Palacongressi di Firenze mentre il sindaco Matteo Renzi, qualche chilometro più distante, festeggiava il sessantesimo compleanno del padre Tiziano assieme ai fratelli e tutta la famiglia. Da una parte “Renzi e i suoi fratelli”, dall’altra tutto l’establishment del Pd toscano strettosi attorno al proprio segretario. “Niente di personale o di politico, stasera mio padre festeggia 60 anni”, con queste parole via sms Renzi due giorni fa aveva comunicato al proprio capitano la propria assenza. E Bersani come l’ha presa? “Ho fatto gli auguri a suo babbo” ha risposto il segretario assiepato dai giornalisti. 

Al di là degli inconvenevoli, dei vari compleanni, delle feste che si sovrappongono, è parso che ieri si sia consumato l’ennesimo strappo tra il Pd e Matteo Renzi. L’assenza al Palacongressi arriva dopo una settimana complicata in cui né il sindaco rottamatore né la casa madre hanno fatto nulla per nascondere la tensione, ormai crescente. Prima Renzi ha bollato come “irrilevante” la scelta dell’Aventino del Pd e partiti della minoranza durante il dibattito sulla fiducia al Governo Berlusconi, scatenando l’ira di molti. Nel frattempo, mentre il Pd se ne stava fuori dal Parlamento lasciando vuoti i banchi dell’emiciclo, Renzi ha incontrato il sottosegretario Gianni Letta per sbloccare i finanziamenti necessari al compimento dei lavori del nuovo Parco delle Musica. Un incontro da cui è tornato con i 40 milioni utili per la realizzazione della torre scenica, un pezzo indispensabile per il funzionamento del teatro. Anche qui, diversi esponenti del partito hanno contestato al primo cittadino la tempistica: nel giorno della fiducia, nelle ore in cui il Pd tentava di far quadrato e portava il proprio assalto alla maggioranza, un incontro istituzionale con il braccio destro di Berlusconi è sembrato inopportuno. Sullo sfondo, come se non bastasse, le polemiche più o meno velate attorno alla convention della Leopolda. Sì perché da Renzi e dal suo entourage è stata fatta trapelare la sensazione che qualcuno volesse minare il “Big Bang” di fine ottobre. In contemporanea con la Leopolda infatti il Pd ha organizzato a Napoli un incontro con i giovani del sud. “E – del tutto casualmente, si capisce: sono cose che possono succedere – gli stessi giorni dell’iniziativa fiorentina il segretario Pierluigi Bersani ha convocato i giovani amministratori a Napoli. Del resto era già accaduto qualcosa di simile lo scorso anno, quindi, come dire, ci siamo abituati”. Con queste frasi Renzi ha liquidato l’intoppo; parole ironiche ma circoscritte nel merito. Insomma clima stile, boicottaggi, accerchiamenti, “guerre” intestine; in ballo ci sono partite molto più grosse dei compleanni e delle convention, dalla leadership alle primarie. E Renzi comincia ad essere un pesce davvero grosso. 

Interrogato su questa scaramuccia di fine ottobre Bersani ieri sera, dopo qualche battuta sui compleanni e sulla vena polemica toscana, ha perso il suo fare romagnolo, si è indurito ed è sbottato: “A Napoli non facciamo un'assemblea, non cadiamo nel ridicolo”, prima staffilata a Renzi. Poi la seconda ben più dura: “A Napoli facciamo partire un lavoro lungo un anno per 2 mila giovani, per costruire una nuova classe dirigente nel Sud. Una cosa mai vista nella politica italiana. Secondo voi stiamo a guardare le coincidenze? Ma per favore, le cose non sono paragonabili. Stiamo lavorando da un anno e ora si vuole ragionare se è in contemporanea con non so che cosa? Francamente cerchiamo di dare alle cose la loro dimensione”

PALCO – Comincia la serata e Renzi, il grande assente per la platea, si becca i primi fischi. “Ringrazio tutti i sindaci che stasera sono qui” afferma il segretario metropolitano del Pd Patrizio Mecacci. Dalle poltroncine parte un signore a voce alta: “Ne manca uno”. Applausi e fischi si mischiano insieme. Poi è la volta del segretario regionale Andrea Manciulli: “Il 14 ottobre del ’42 è nato mio babbo. Non vorrei pensasse che io sia un figlio senza cuore: auguri babbo”. Di militanti e simpatizzanti parte un vero e proprio boato. Nel pomeriggio anche il presidente della Regione Enrico Rossi, direttamente dal proprio profilo facebook, si era unito al codazzo di polemiche sul tema del compleanno: “Stasera io ci sarò alla manifestazione con Pierluigi Bersani (visto che il compleanno di mio babbo è a febbraio). Ci farà bene stare insieme a festeggiare il Pd”. Prima dell’intervento del segretario sul palco viene proiettato un video: “messaggi in bottiglia”. Protagonisti militanti e uomini del partito. Ci sono tutti, anche Rossi che, seduto in prima fila, si guarda in video mentre predica unità senza perdersi in inutili lotte intestine. Manca Renzi: non c’è in sala ne in video, e pensare che Manciulli gli aveva proposto almeno questa piccola apparizione. Proposta rispedita al mittente.  

BERSANI – Prende la parola il segretario, il momento più atteso da tutti i duemila della Sala Rossa. “Ora tocca a noi”, Big Bang e Pd per un attimo si incrociano. Il discorso è lungo: Critiche alla politica di Berlusconi, immobile e populista, ma anche a quella classe dirigente che innerva i cittadini solo di aspettative. Il discorso poi passa su una nuova legge che regoli i partiti, sulla legge elettorale e sul concetto di leadership: “Siamo contro la politica dell’uomo solo al comando, la politica non è solo comunicazione. Quando si parla di leadership giocate sulle personalizzazione estrema, si gioca su una cosa del passato”. Riferimento chiaro al Cavaliere, ma forse anche a qualcun altro. 

 

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