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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Riforma delle Province: Firenze città metropolitana | Cos'è, come funziona

Nove in tutta Italia (più Roma Capitale) i 'super comuni' che governeranno lo sviluppo e la pianificazione territoriale: Milano, Torino, Firenze, Napoli, Bologna, Venezia, Genova, Bari e Reggio Calabria

Città metropolitane, Province 2.0, fusione dei comuni, il ddl Delrio è realtà. Attenzione, però, il voto di ieri in Parlamento non elimina le province: è il primo passo per l’eliminazione, o meglio la piena trasformazione. Per adesso le province vengono svuotate delle loro funzioni, poi, una volta riformato il Titolo V della Costituzione, gli enti saranno aboliti. Sì, perché, un ddl non è una riforma costituzionale e non può cancellare neppure una parola della Carta, Province comprese. Quindi, in pratica, le province per adesso ‘vivono e lottano insieme a noi’, ma in piccolo, con una mission ridotta e in fase di dismissione.

Tanto vero che, gli organi, dopo la definitiva approvazione ieri del testo alla Camera (260 sì, 158 no e 7 astenuti), non saranno più eletti dai cittadini. Una situazione che in altri termini, quelli formali, burocrati, definisce gli enti di secondo livello e, per adesso, in fase transitoria di commissariamento. Così come non percepiranno alcuna indennità né i 52 presidenti di Provincia che sarebbero scaduti in primavera né i 21 commissari in carica per effetto della legge di stabilità fino al 30 giugno. Almeno fino al 31 dicembre 2014, con i presidenti di provincia e le giunte provinciali in carica a titolo gratuito. Poi, dal gennaio 2015, si cambia per davvero: il presidente sarà eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali della provincia: sarà a sua volta un sindaco provinciale e rimarrà in carica 4 anni. Sotto di lui ci sono il consiglio provinciale e l'assemblea dei sindaci (da 10 a 16 membri a seconda della popolazione), tutti ricoprono l'incarico a titolo gratuito.

E le funzioni? Scrive il Corriere.it: “Cambiano le funzioni: mentre su trasporti, ambiente e mobilità avranno la semplice pianificazione, sull’edilizia scolastica manterranno la gestione e cominceranno a occuparsi anche di pari opportunità. Tutte le altre competenze passeranno ai Comuni a meno che le Regioni non preferiscano tenerli per sé. E lo stesso percorso seguiranno il personale e il patrimonio”.

Così per il grosso della questione. Poi, parallelamente a questa, quel che interessa da vicino alla Provincia di Firenze. In questo caso, come in altri otto casi, la questione cambia ancora. Sì, perché, il ddl Delrio introduce formalmente un vecchio discorso, un’idea partita da lontano (mai decollato anche sé già previsto in Costituzione): nove città metropolitane. Milano, Torino, Firenze, Napoli, Bologna, Venezia, Genova, Bari e Reggio Calabria. Più una, il cui status speciale è già stato previsto, Roma Capitale. Una nuova dimensione amministrativa che entrerà in funzione il primo gennaio 2015.

Ogni città ha un sindaco, così il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo. Nel caso Firenze, spetterà all’inquilino di peso di Palazzo Vecchio, prendersi l’onere e l’onore della carica. Sotto il sindaco metropolitano, poi, ci sarà il consiglio metropolitano (non è prevista una giunta metropolitana). Che, come scrive Repubblica.it, “è composto da 24 consiglieri nelle città con popolazione superiore ai 3 milioni di abitanti e da 18 consiglieri in quelle con popolazione superiore agli 800mila abitanti, 14 nelle altre. Il consiglio metropolitano è eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni della città metropolitana”.
Può nominare un vicesindaco (e delegargli stabilmente funzioni), scelto tra i consiglieri metropolitani, dandone immediata comunicazione al consiglio. Non è prevista l'istituzione di una giunta metropolitana - ma il sindaco metropolitano può assegnare, nel rispetto del principio di collegialità, deleghe a consiglieri metropolitani (consiglieri delegati) secondo le modalità e nei limiti stabiliti dallo statuto.

Questo super comune, così, si farà carico del piano strategico triennale del territorio metropolitano. E ancora, sempre da Repubblica, spetterà alla città metropolitana “la pianificazione territoriale generale comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture “appartenenti alla competenza” della città metropolitana; strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, nonché organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano; mobilità e viabilità; promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale; promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione”.

NARDELLA – Per Dario Nardella, vicesindaco reggente di Firenze, si tratta di una “svolta storica”. Svolta che lo riguarda personalmente, visto che da candidato sindaco del Pd e della coalizione di centro-sinistra è il favoritissimo alla partita elettorale del 25 maggio. “Il prossimo sindaco di Firenze – ha dichiarato all’ANSA –  - sarà quindi anche il sindaco della città metropolitana, e come per tutte le altre città metropolitane italiane che nasceranno al posto delle province, potrà scommettere su una pianificazione urbana di area vasta, su una politica economica e sociale più al passo delle esigenze dei cittadini e delle imprese. Gli italiani che vivono nelle grandi aree urbane lo hanno capito da anni”.

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