rotate-mobile
Politica Centro Storico / Via Camillo Cavour, 1

Acqua, rifiuti, Fortezza, Andrea Barducci in esclusiva a 360° gradi

I referendum, l'abrogazione della remunerazione, ma anche trasporti, le questioni ed i pericoli degli inceneritori e la polemica con la provincia di Pisa, il titolare di palazzo Medici Riccardi racconta le proprie verità

I tempi delle scelte nell’area fiorentina sono maturi; in poco spazio si sovrapporranno una serie di scadenze, di decisioni e di nodi che potrebbero mutarne il volto. A tutto questo va aggiunto l’esito dei referendum, una vera e propria palla da bowling lanciata a tutta velocità contro i birilli. La Provincia di Firenze, vero crocevia politico ed istituzionale dell’area metropolitana, è destinata a recitare un ruolo delicatissimo. Ne parliamo con il suo presidente, Andrea Barducci.
 
La forza dirompente del Referendum ha cambiato le carte in tavola sui servizi, giustizia e nucleare. Alla fine chi ha vinto? 
Intanto diciamo che ha vinto la partecipazione. Dal punto di vista politico l’appuntamento referendario ha contrastato e bocciato un orientamento generale sostenuto dal Governo. Il paese ha imboccato una strada diversa rispetto a quelli che lo governano. Legittimo impedimento e nucleare, per quanto il centro destra avesse dato libertà di scelta, sono emblematiche in questo senso. Al tempo stesso c’è un segnale forte che riguarda la gestione pubblica dei servizi, un’impostazione che anche io ho sostenuto e che apre una fase nuova nella loro amministrazione; di questi l’acqua mi sembra sia l’elemento nuovo più importante.

Anche l’abrogazione della remunerazione?
Allo specifico quesito ho votato no perché credo esista un problema degli investimenti, soprattutto in un paese in cui vi è una dispersione del 30-40% di un bene che abbiamo ritenuto tutti prezioso. Quindi che si investa attraverso la tariffa, o si chiami ad uno sforzo i soggetti pubblici, questi soldi, e molti, ora vanno trovati.
 
E quanto può pesare sulle casse degli enti pubblici questo sforzo?
Per adesso questo è un calcolo che oggettivamente non siamo in grado di fare. Posso solo dire che di fronte abbiamo un problema che senz’altro dovrà essere affrontato. Ciò detto, alla fine, questo non toglie nulla alla lettura del risultato referendario che dirige le scelte in una certa direzione, al di là di alcuni distinguo che ci sono stati ma che non hanno inciso sul dato politico di fondo.
 
Come giudica la super authority regionale sull’acqua proposta dal presidente Rossi nell’attesa di una legge nazionale?
Mi sembra un’iniziativa giusta, che condivido; bisognerà capire bene cosa ha in mente il presidente ed il governo regionale; tuttavia, credo che il metter mano ad atti normativi e legislativi sia importante per non lasciare troppo spazio durante l’intervallo di tempo che scorrerà tra l’esito referendario, che sancisce l’indirizzo, e una nuova normativa che si raccordi con la volontà dei cittadini. Questo periodo di intermezzo sarà gestito bene se c’è la Regione Toscana.
 
Publiacqua però ha lanciato un allarme chiaro.
Capisco ovviamente Publiacqua, prendiamo atto di questo allarme; mi pare che a questo punto sia ancora più giusta l’iniziativa della Regione. Dovremo metterci a sedere tutti intorno ad un tavolo, Regione, la filiera istituzionale ed i gestori, per capire come sarà possibile organizzare questa fase difficile.
 
A proposito della gestione dell’acqua, la convince l’idea sull’azionariato popolare come forma di controllo oppure crede che sia una mossa rischiosa per quel che riguarda investimenti e progettualità?
E’ una strada che sicuramente vale la pena approfondire anche se io, per la verità, guarderei a ciò con meno enfasi. Certo si può far leva su queste possibilità: esistono già esempi in relazione al prestito sociale dei soci delle grandi cooperative di consumo, anche se ovviamente non sono proprio la stessa cosa. Ripeto, comunque, che ci vedo un po’ troppa enfasi, cercherei una via più realistica; oggi, per la difficile situazione economica in cui versano tante famiglie, mettere insieme qualche decina di migliaia di euro è molto complicato. Di primo acchito penso più ad una parte pubblica che davvero decida il patto, il contratto, con la comunità, assumendosi il compito e la responsabilità di gestione. Mi sembra la via più semplice e più trasparente.
 
La maggioranza qualificata uscita dalle urne rimette tutto in discussione, compreso trasporto su gomma e rifiuti. La politica saprà percepire e tradurre questa volontà in tempi brevi?
Non saprà, deve farlo.
 
Si, ma per esempio, Paul Ginsborg il giorno stesso dei risultati referendari, in un convegno di Libertà e Giustizia, se da un lato esultava per lo storico risultato  (“un voto per la felicità pubblica”) che paragonava al voto sull’aborto, dall’altro aveva forti perplessità sulla capacità della politica di raccogliere il messaggio.
Mi pare una lettura molto superficiale, devo dire la verità. Che la politica si debba adeguare non è discutibile, non si può non essere in sintonia con la volontà popolare. Tra l’altro mi sovviene una riflessione molto semplice: si parla sempre male della pubblica amministrazione, in realtà poi la volontà popolare ci si riconduce; il che vuol dire che quello che è stato fatto, in generale, non è da buttar via. Suggerisco questo spunto a qualche mente pensante o presunta tale che circola per le strade delle nostre città propugnandoci continue lezioni con in mano la matita rossa. Evidentemente qualcosa di buono c’è, certo non possiamo stare sull’albero a cantare; c’è molto da fare ed alla svelta ma credo che il pubblico c’è la possa fare.
 
Tornando alla abrogazione dell’art. 23 bis mi vengono in mente i trasporti. Ci sono degli appuntamenti come il gestore unico regionale o la privatizzazione dell’Ataf, che toccheranno la Provincia solo di riflesso. Secondo lei, a questo punto, potrebbe saltare tutto?
Intanto io starei attento a fare di tutta l’erba un fascio: ci sono servizi che hanno un certo valore, altri che ne hanno un altro; un conto è l’acqua, un conto sono gli autobus. Ci sono dei servizi che hanno un’implicazione che va ben oltre il conto economico e l’acqua è uno si questi; come anche i rifiuti, per quel che riguarda trasparenza della filiera e difesa della salute pubblica. In questo caso il fatto che un ruolo imprescindibile sia ricoperto dal pubblico, e non sempre succede così, può essere motivo di maggior sicurezza; come succede qui a Firenze dove la gestione dei rifiuti è pubblica: Quadrifoglio spa è interamente pubblica, e tutta la realizzazione impiantistica è legata a questo fatto. Altra cosa è il trasporto. La questione è complessa e in generale credo siano più plausibili in questo settore gli interventi e le gestioni del privato, l’importante è che rimanga in mano al pubblico il governo del sistema della mobilità. Gli episodi poi che compongono questo organismo possono anche essere privati.

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Acqua, rifiuti, Fortezza, Andrea Barducci in esclusiva a 360° gradi

FirenzeToday è in caricamento