Scompagine di e con Nada Malanima al Teatro Puccini
in
SCOMPAGINE
TEATRO PUCCINI, Firenze
Così scrive Nada Malanima ad incipit del suo Scompagine, un monologo (o è un dialogo, un soliloquio?) che lei stessa definisce anche "commedia drammatica".
Sulla scena: una donna sola, di età avanzata, ma indefinibile, inchiodata ad una poltroncina. Evidentemente la sua, la preferita.
Una donna che si chiede e ci chiede: dove sono? E poi inizia a raccontare, di sé e tra sé, in un dialogo con una Sè Stessa che ama e detesta.
Scorrono così le vicende di una storia, di una vita, la sua: amori e terrori, il padre di sua figlia e l'Uomo Nero (anzi, sono forse quattro), viaggi reali e viaggi immaginari, un "matrimonio spento", le cure, gli ospedali, le osservazioni sbrigative degli "psicoqualcosa"...Presto ci si accorge che questa donna non appartiene alla categoria dei "sani di mente", ma è parte di quegli "organismi studiati per essere capiti" e che troppo spesso vengono annientati.
Lei, invece, ce la fa. Seduta sulla sua poltroncina motorizzata, conquista la scena, ci scorrazza sopra, mettendo al centro dell'attenzione e della storia una vita vissuta, dentro e fuori, gioiosamente, pericolosamente, ineluttabilmente.
Lei, dice, è in attesa di una "neuroleptoanalgesia", operazione chirurgica capace di liberarla dalla Sè Stessa che la importuna e non le concede tregua. E' un caso clinico: ma racconta, estremizzandolo, un punto nevralgico del nostro essere al mondo, un esserci sempre per lo meno in due: i nostri pensieri e l'io che li ascolta.
Come finirà lo scontro, chi vincerà in questo dialogo in cui una delle due dovrebbe essere sacrificata?
La donna si chiede e ci chiede: è preferibile essere sani ma sentirsi malati, o essere malati ma sentirsi sani?
NOTA DI REGIA
Con il suo testo "SCOMPAGINE" Nada si offre un'occasione ghiotta: la vera e propria creazione di un personaggio, idiosincratico ed eccessivo, sopra le righe e umanissimo. A me ha subito fatto pensare a certi personaggi di Beckett, di cui mi pare proprio parente.
E offre al publico la possibilità di fare conoscenza con questa donna staordinaria, che ci confronta con domande indimenticabili, con fantasie più che condivisibili e una immaginazione che rende vibrante tutto ciò che tocca, tutto ciò che sente o vede.
Una vita vissuta e raccontata in un tono più acuto, ideale per la scena, per un teatro che voglia mostrare quel che tendiamo a nasconderci e ci dia l'occasione di aprire la nostra mente al mistero e il nostro cuore alla compassione per la creatura umana, questo curioso organismo da studiare per essere capito...
Alessandro Fabrizi