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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Le storie dei rifugiati arrivano nelle scuole toscane

Nelle scuole toscane arrivano le testimonianze di chi lascia il proprio Paese a causa di conflitti e persecuzioni

Unicoop Firenze inaugura il progetto “Rifugiati: una storia dietro ogni numero”, rivolto alle scuole secondarie di secondo grado nell’ambito delle proposte educative per l’anno 2016/2017. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’UNHCR, è stato proposto in via sperimentale a inizio d’anno e ha raccolto l’adesione di molte classi. Da qui l’idea di coinvolgere un maggior numero di studenti con degli incontri aggiuntivi in plenaria, che si svolgeranno a febbraio e marzo in numerose scuole toscane.

Gli incontri, condotti da giornalisti e docenti universitari, vedranno come protagonisti alcuni rifugiati anche della Compagnia Teatrale Cantieri Meticci, provenienti da Afghanistan, Eritrea e Sierra Leone dove guerra, violenze, e violazioni di diritti umani costringono alla fuga in cerca di salvezza e di una seconda opportunità di vita.

Il tour e gli incontri già programmati a inizio d’anno coinvolgeranno circa 90 classi, 110 insegnanti e 2.200 studenti, toccando 14 territori toscani (Arezzo, Colle di Val d’Elsa, Firenze, Empoli, Montevarchi, Pistoia, Prato, Pisa, Poggibonsi, Pontassieve, Pontedera, Siena, San Giovanni Valdarno, Valtiberina). Per i ragazzi sarà l’occasione per conoscere storie di vita vera, troppo spesso trattate dai media con toni allarmistici e senza l’approfondimento informativo necessario per comprendere il fenomeno delle migrazioni, le sue cause e le sofferenze che esso significa per le persone costrette all’esilio.

Obiettivo degli incontri è portare i più giovani a contatto diretto con esperienze forti per stimolare in loro un pensiero critico e una cultura della diversità entro cui ripensare i rapporti umani, come spiega Elisabetta Bruni, responsabile delle proposte educative di Unicoop Firenze: “Attraverso la conoscenza di un rifugiato ci proponiamo di sollecitare nei ragazzi un punto di vista autonomo e non mediato, indispensabile per contrastare pregiudizi e luoghi comuni e creare nei giovani una cultura del dialogo. Vorremmo che questa fosse un’occasione per guardare oltre i numeri e le statistiche su asilo e migrazione e scoprire che dietro a tutto ciò si nascondono vite reali, volti umani e storie di grande sofferenza e coraggio”.

 

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