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Villa Basilewsky: il Comune dice “no” al resort  

Il fondo che ha acquistato l'immobile chiede la trasformazione. Le precisazioni dell'assessore Del Re

Palazzo Vecchio non intende concedere il cambio di destinazione d’uso per Villa Basilewsky, struttura affacciata sulla Fortezza da Basso che nell’Ottocento ospitava il diplomatico Aleksandr Petrovi Basilewsky e la moglie Olga Nikolaevna durante i soggiorni in Toscana. Villa poi donata alla città dal figlio della coppia per un utilizzo sociale e sanitario. Prima diventò un luogo che dava sostegno agli indigenti e poi, con il passaggio dal Comune alla Regione, divenne un punto sanitario. E infine un punto di accoglienza per migranti. Quindi l'abbandono. 

La questione è tornata alla ribalta dopo che la nuova proprietà, un fondo straniero che si è aggiudicata il bando per circa 9 milioni di euro, ha chiesto la possibilità di trasformazione ad uso ricettivo. Ad oggi la questione è tecnica e non mancherà di far discutere. 

Come precisa il Corriere Fiorentino, nel primo bando del 2017 Villa Basilewsky era previsto che una parte potesse essere indirizzata ad un utilizzo ricettivo. Periodo in cui però il Comune aveva più volte annunciato di voler cambiare indirizzo e porre degli argini proprio al ricettivo su tutto il territorio comunale anche fuori dal centro storico. Gli uffici tecnici non avrebbero però potuto modificare il bando in quanto non sarebbe stato presente un atto ufficiale. 
Il Comune ha deciso di virare e alla proprietà “è già stato fatto presente che l'amministrazione nel nuovo Piano Operativo limiterà le trasformazioni verso il turistico ricettivo non solo in centro storico, ma in tutto il territorio comunale", chiarisce l'assessore all'Urbanistica Cecilia Del Re. 

L'amministrazione, dal canto suo, ha voluto far presente che situazioni analoghe si sono già presentate e che la risposta è stata la medesima. “Non è il primo no, forte e chiaro, che l'amministrazione sta dicendo a chi, anche in questo periodo post pandemia, presenta proposte di trasformazione che vanno ancora verso il turistico ricettivo. Cito altri due esempi, entrambi emersi negli ultimi mesi e relativi a due grandi immobili appena fuori dal centro storico: l'immobile di Ferrovie dello Stato in viale Spartaco Lavagnini, con una superficie di 17.000 mq, e l'immobile Ex Inps in Viale Belfiore di 13.000 mq: in entrambi i casi, le rispettive proprietà ci hanno chiesto un incontro per presentarci una proposta di trasformazione in turistico-ricettivo. La nostra risposta è stata negativa, sebbene ancora la norma che vieta il cambio d'uso in turistico ricettivo per tale parte della città ancora non esista perché tale disposizione verrà inserita nel futuro Piano Operativo: è in tale Piano, infatti, che saranno stabilite le destinazioni d'uso di tutti questi immobili di cui peraltro pure si è discusso nel primo incontro di partecipazione alle Murate”. “A queste risposte negative sul fronte del turistico ricettivo, si aggiungono quelle già date nei mesi antecedenti lo scoppio della pandemia per il Convitto della Calza, o quelle arrivate per immobili vuoti in zona Piazza Indipendenza. Ciò che sul turistico ricettivo stiamo portando avanti nasce dal Regolamento urbanistico del 2015 e da varianti al Ruc presentate prima del dicembre 2018 (ovvero fino a quando era possibile presentare varianti al Ruc) e che si inseriscono dunque nel Regolamento Urbanistico vigente ma di prossima scadenza”.

Intanto il fondo avrebbe messo sul piatto, come riporta la Repubblica Firenze, la sua proposta che avrebbe peraltro goduto del parere favorele della sovrintendenza: 75 per cento ad uso turistico ricettivo (la villa centrale) e 25 residenziale (i due villini). Ipotesi che, da quanto riporta il quotidiano, potrebbe già risultare meno indigesta all’amministrazione. 
 

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