Reddito di cittadinanza tagliato, protesta a Firenze: "Dal governo odio e rancore contro i poveri" / FOTO
Presidio della Cgil, Rossi: "Diseguaglianze cresciute, era una misura che provava a salvare gli ultimi"
L’sms arrivato pochi giorni fa con la sospensione del reddito di cittadinanza ha richiamato in piazza migliaia di persone, i sindacati hanno promosso presidi in tutte le città e anche a Firenze la Cgil ha protestato questa mattina davanti alla Prefettura contro le politiche del Governo.
“Ciò che stanno facendo è davvero una cattiveria incredibile – spiega il segretario della Cgil Toscana, Rossano Rossi –. Io ho più di 60 anni e non ho mai visto un provvedimento con queste caratteristiche di rancore, odio. Sembra quasi che la povertà fosse una colpa. Non è una scelta non riuscire ad arrivare a fine mese, non pagare le bollette, vivere in abitazioni fatiscenti e non riuscire a comprare il necessario per vivere. In questo Paese ci sono 5 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, 10 milioni in povertà relative. Poi abbiamo 12 milioni di cittadini che non si curano più adeguatamente. C’è stata prima la pandemia, poi la guerra, ora l’inflazione a due cifre per le fasce più deboli. Le diseguaglianze sono aumentate a dismisura. È aumentata la miseria”.
Dal sindacato arriva un grido di protesta contro l’interruzione di un sostegno a quelle fasce deboli che adesso sono più in crisi per l’inflazione e l’aumento dei costi. “Forse questo provvedimento non ha dato risposte alle politiche attive del lavoro, ma in questa fase aiutava gli ultimi che sono in fondo e che non riescono a mettere insieme pranzo e cena – sottolinea Rossi –. Andare a togliere quei pochi soldi del reddito senza dare alcuna alternativa è una scelta completamente sbagliata. Noi abbiamo fatto tante manifestazioni. Ne faremo una molto grande a Roma il 7 ottobre. Queste persone le sento vicine perché fa star male. Qui stamani c’è una decina di persone che ha perso il reddito, non hanno il coraggio di farsi riprendere perché siamo arrivati al paradosso in questo Paese che essere poveri sia quasi una colpa. La realtà è che il lavoro non c’è. Qui siamo nel paese dei balocchi, si levano risorse dalle tasche dei poveracci per dare più soldi a fasce più abbienti della popolazione, creando un incremento delle disuguaglianze”.
La protesta del sindacato contro le scelte politiche del Governo mette in luce anche la precarietà che vive il mondo del lavoro. “In questo Paese abbiamo i salari più bassi d’Europa, frutto di scelte sbagliate che vengono da lontano – spiega il segretario della Cgil Toscana –. Oggi ci sono tante persone che sono povere pur lavorando. In tanti guadagnano molto meno di 9 euro l’ora. Noi pensiamo che la strada maestra sia la contrattazione e arrivare a cifre ragionevoli di guadagno”.
In Toscana il messaggio dell’Inps è arrivato a 43 mila persone, un’entrata in meno nelle tasche di 22mila nuclei familiari. Ilaria, 40 anni: “Io per fortuna rientro nella categoria di lavoratori che integrano con il reddito di cittadinanza. Riesco a fare dei lavori saltuari, ma comunque questi non mi permettono di arrivare a fine mese. Negli anni ho messo da parte un po’ di mensilità di contributi e ora ho un piccolo periodo di Naspi, disoccupazione. A quelli che ci chiamano ‘divanisti’ rispondo che il reddito è un sostegno importante, può essere utile a tutti in un momento di difficoltà. È una sorta di cuscinetto su cui rimbalzare per rilanciarsi. Io ho sfruttato questo periodo per fare corsi di formazione e per cercare di rimettermi nel mercato del lavoro. A 40 anni non è facile, ho bisogno di incrementare le mie conoscenze, di intraprendere una nuova strada. Non ho più 20 anni, non posso più fare qualunque tipo di lavoro. Il reddito è stato un aiuto a risollevarmi da una situazione altrimenti insostenibile”.