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Economia

L’economia della Toscana: la salita rallenta per l’aumento dei costi energetici

L'indicatore trimestrale dell'economia regionale sviluppato dalla Banca d'Italia 

Dopo la sostenuta ripresa dello scorso anno seguita alla pandemia, nella prima parte del 2022 l'attività economica in Toscana ha continuato a crescere, sebbene con segnali di rallentamento dovuti al consistente aumento dei costi energetici, ascrivibile allo scoppio del conflitto in Ucraina, e al persistere delle strozzature sulle catene di approvvigionamento.

Per il primo semestre, l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER), sviluppato dalla Banca d'Italia, segnala un aumento del prodotto del 5,6 per cento, sostanzialmente allineato a quello stimato per l'intero Paese, inferiore di quasi un punto percentuale a quanto registrato nella media del 2021. L'indicatore coincidente Regiocoin-Toscana evidenzia, già a partire dal primo trimestre, un progressivo rallentamento delle componenti di fondo dell'attività, la cui dinamica si è arrestata a giugno. Dai dati disponibili il quadro congiunturale si sarebbe ulteriormente deteriorato nei mesi estivi.

Nei primi tre trimestri del 2022 l'attività industriale è risultata ancora in espansione, pur mostrando segnali di indebolimento. Il fatturato è aumentato, soprattutto per le imprese di maggiori dimensioni, e nel primo semestre anche la produzione industriale ha proseguito a salire, recuperando i livelli precedenti la pandemia. L'espansione della domanda ha continuato a incidere favorevolmente sul commercio estero: le esportazioni toscane, che già nel 2021 erano ritornate sui livelli pre-crisi, sono aumentate, sebbene a un ritmo inferiore rispetto all'anno precedente e alla media del Paese. Dopo il recupero dello scorso anno, l'attività di investimento è stata nuovamente condizionata dall'incertezza, con un ridimensionamento dei piani formulati a inizio periodo per le imprese con maggiore incidenza dei costi energetici. Nonostante le criticità connesse con la disponibilità e il rincaro dei materiali, nella prima parte dell'anno l'attività del settore edile ha continuato a crescere, ancora sostenuta dalle politiche di agevolazione fiscale per il recupero del patrimonio abitativo, di cui hanno beneficiato soprattutto le piccole imprese. Sono altresì aumentati gli investimenti in opere pubbliche ed è proseguita la crescita delle compravendite immobiliari. Col venir meno delle restrizioni alla mobilità e agli eventi sociali, l'attività nel terziario è stata sospinta dall'incremento dei consumi, con un diffuso aumento delle vendite, in prospettiva condizionate soprattutto dalla repentina spinta inflazionistica. Nel comparto turistico, tra i settori più colpiti dalle misure di contenimento, si è registrato un deciso aumento delle presenze, che permangono tuttavia ancora al di sotto di quelle pre-pandemia. Il proseguimento della crescita nella prima parte dell'anno si è riflesso sulla situazione economico-finanziaria del settore produttivo: nonostante la maggiore incidenza dei costi, la redditività si è mantenuta favorevole e la liquidità è rimasta elevata.

Nel primo semestre del 2022, sia le forze di lavoro sia gli occupati sono saliti a un ritmo superiore alla media nazionale. I dati delle comunicazioni obbligatorie segnalano tra gennaio e agosto un saldo delle assunzioni nette nel settore privato non agricolo in linea con lo stesso periodo dello scorso anno; l'aumento delle posizioni lavorative è stato trainato dai contratti a tempo determinato e si è concentrato nei settori legati al turismo. L'indebitamento delle famiglie ha registrato un'ulteriore espansione, sospinto sia dalla dinamica dei prestiti al consumo sia dall'erogazione di nuovi mutui per l'acquisto di abitazioni, ancora principalmente a tasso fisso.

Nella prima parte dell'anno il credito al settore privato non finanziario è risultato in lieve accelerazione; tale andamento è ascrivibile sia alla componente dei prestiti alle famiglie sia a quella del settore produttivo, soprattutto manifatturiero, ove la domanda di finanziamenti è risultata in aumento per finalità connesse anche col maggior fabbisogno di capitale circolante per gli accresciuti costi di produzione. In tale quadro, le politiche di offerta delle banche sono state ancora accomodanti e l'uscita dalle moratorie non ha condizionato la qualità del credito che è rimasta sostanzialmente invariata, con tassi di deterioramento contenuti nel confronto storico. Il contesto di incertezza legato alla crisi energetica e geopolitica non si è finora tradotto in un peggioramento della qualità prospettica: la quota dei prestiti in bonis alle imprese classificati a maggior rischio è lievemente calata.

Le prospettive a breve termine sulle vendite e sugli investimenti, formulate dalle imprese a inizio autunno, prefigurano una significativa decelerazione dell'attività, con indicazioni anche di una possibile riduzione. Nelle attese delle banche le condizioni di offerta dovrebbero essere improntate a maggiore cautela nella seconda parte dell'anno, soprattutto verso il settore produttivo. Sull'intensità del rallentamento in atto, oltre al peggioramento del clima di fiducia e alla perdita di potere d'acquisto delle famiglie, gravano gli elevati costi energetici e l'aggravio delle condizioni di finanziamento, che potranno ulteriormente frenare la crescita economica.

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