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Economia

Chiusure domenicali: Regione, commercianti e sindacati con il governo

Rossi: "Superare norme di Monti". Confesercenti per regolamentare, la Cgil: "Liberalizzazioni hanno peggiorato il lavoro"

Il dibattito sulle aperture domenicali infiamma anche in Toscana, dopo la stretta annunciata dal governo. E sul tema interviene lo stesso governatore Enrico Rossi: "Penso che sia una cosa giusta trovare un equilibrio - scrive su Facebook - stabilendo festività civili e religiose da tutelare e lasciando ai comuni la turnazione delle aperture festive. La Regione Toscana aveva fatto una legge", "ma una sentenza della Corte Costituzionale annullò la normativa regionale", "ora se il governo vuole riaprire il discorso, siamo pronti a dare il nostro contributo".

"Oggi - aggiunge Rossi - siamo alla totale liberalizzazione delle aperture dei negozi, voluta dal governo Monti. Le conseguenze sono negative per i lavoratori dipendenti e per i commercianti con negozi a conduzione familiare". Sulla stessa falsa riga c'è Confesercenti: “Non siamo a favore del ‘chiusi sempre’, crediamo che sia fondamentale restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche", commenta il Presidente toscano Nico Gronchi, per cui è necessario un intervento dopo "una distorsione che ha compresso i diritti di piccoli imprenditori e di lavoratori senza alcun vero vantaggio per economia ed occupazione, visto che ha causato indirettamente la chiusura di almeno 50mila negozi”.

“E’ fondamentale che il punto di arrivo sia un regime di aperture deciso in base alle necessità dei vari territori. – continua il Presidente di Confesercenti Toscana – Decisioni condivise dalle amministrazioni comunali insieme alle associazioni di categoria che rappresentano le imprese. Quindi, l’obiettivo è arrivare ad una direttiva chiara a livello nazionale, che permetta però una vera autonomia a livello locale".

La scelta del governo viene salutata positivamente anche dalla Cgil Toscana: “Chiediamo un confronto per far sentire la voce dei milioni di lavoratori del commercio, oltre 120mila in Toscana", secondo cui "è indispensabile porre i limiti agli orari, alle aperture domenicali e festive", "rispettando il principio che nelle festività civili e religiose non si lavori".

Per il sindacato le "liberalizzazioni delle aperture e degli orari non hanno prodotto né occupazione aggiuntiva e di qualità, né hanno fatto registrare un aumento dei consumi. Sono solo peggiorate le condizioni di lavoro, gli orari, la vita delle lavoratrici e dei lavoratori, ed è aumentata la precarietà".

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