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Economia Calenzano

Multiutility: il Comune di Calenzano verso il "no"

Ordine della giunta al consiglio comunale per esprimere voto contrario: "Il Comune non è un'impresa"

La giunta comunale di Calenzano (FI) ha presentato un ordine del giorno al consiglio comunale per impegnare il sindaco a votare contro l'operazione multiutility nella assemblea della società partecipata Consiag s.p.a. e fare un appello ai sindaci degli altri territori interessati all'operazione di interrompere l'iter procedurale in atto e ad attivare ''un confronto reale che parta da un bilancio serio sugli effetti del modello misto pubblico-privato sperimentato in questi anni, ripensando il progetto di aggregazione dei servizi e dei soggetti gestori pubblici per dare vita ad un nuovo modello d'impresa pubblica''. Il documento, presentato dall'amministrazione calenzanese, verrà sottoposto in votazione al consiglio comunale di domani, 18 ottobre. 

''I promotori del processo di costituzione della multiutility - scrive la giunta - che ribadiamo, come prospettiva strategica condividiamo, avevano e tanto più adesso hanno il dovere di ascoltare le posizioni di tutti i territori, garantendo quel confronto reale tra visioni differenti che fino ad oggi non c'è stato, e contemporaneamente di fare un bilancio serio sugli effetti del modello misto pubblico-privato, di valutarne il funzionamento e i benefici per i territori e per i cittadini. Il ruolo primario delle pubbliche amministrazioni è quello di tutelare i propri cittadini e di offrirgli il miglior servizio possibile in ogni ambito. Noi crediamo che solo la gestione interamente pubblica di energia, acqua e rifiuti sia in grado di garantire il massimo contenimento dei costi in bolletta, i maggiori investimenti nella rete idrica, nella raccolta differenziata, nelle politiche per la riduzione dei rifiuti e dell'utilizzo delle discariche, nella promozione di un'impiantistica incentrata sull'economia circolare, per non parlare della difesa della risorsa  acqua e dell'ambiente''.

Multiutility, via libera da Palazzo Vecchio

''La costituzione di una multiutility dei servizi - prosegue l'ordine del giorno -  non può dunque connotarsi come mera operazione finanziaria o di ingegneria societaria, ma deve semmai partire dalla centralità del ruolo pubblico e da progetti industriali negli ambiti attuabili e pertinenti: servizio idrico, energia (anche alla luce della dinamiche conseguenti alla crisi energetica in atto), e lo stesso ciclo dei rifiuti, devono essere considerati e riconosciuti come 'beni universali e comuni' dalle nostre comunità, le quali devono impegnarsi a gestirli e ad averne cura non solo nel proprio interesse, ma anche di quello delle future generazioni, superando le logiche dettate dal cosiddetto mercato, delle performance legate alla massimizzazione del profitto per rispondere alle richieste di breve termine degli azionisti, anche se l'economicità della gestione deve essere ovviamente salvaguardata''.

Un ulteriore punto su cui è necessario riaprire un confronto, secondo la giunta di Calenzano, è quello della scelta della quotazione in Borsa della nuova società. ''La Borsa, nella logica di chi ha pensato il progetto, garantirebbe la possibilità di attingere le risorse per gli investimenti dal mercato, pur restando l'azienda sotto il controllo della parte pubblica. Lo stesso impianto che due decenni fa giustificava l'apertura ai privati nella gestione del servizio idrico. La teoria è la solita: i privati garantiscono i capitali, il pubblico controlla e orienta le scelte strategiche. La prospettiva della quotazione in Borsa di aziende che forniscono servizi essenziali per la vita collettiva contrasta con il loro carattere di 'beni comuni' indisponibili alle logiche del profitto. E mette in secondo piano la grande questione della qualità dei servizi e dell'abbattimento delle tariffe, che invece dovrebbero essere tra gli obiettivi principali di tutta questa operazione''.

''Siamo convinti che la politica - dice la giunta di Calenzano - debba rivendicare la funzione primaria di decisione, di indirizzo e di piena rappresentanza degli interessi pubblici, superando l'ambiguità che deriva dal sistema pubblico/privato che assoggetta la figura del sindaco a quella del socio d'impresa, e se la politica ha il dovere di favorire e salvaguardare modalità di gestione legate a criteri di efficienza ed economicità, dall'altro lato deve evitare quelle operazioni sistemiche puramente finanziarie, proprie di un ambito privatistico. Il Comune, e il sindaco che lo rappresenta, non è un'impresa, non deve realizzare profitti, ma deve gestire beni collettivi limitati e preziosi ed erogare servizi socialmente fondamentali, possibilmente di buon livello e a tariffe accessibili 
alla comunità''.

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