Mondo Convenienza, dopo 160 giorni stop a sciopero e presidio
Rientreranno a lavoro anche facchini e montatori licenziati, in attesa di un accordo sindacale a livello nazionale
Dopo oltre cinque mesi, per l’esattezza 160 giorni, fine dello sciopero con presidio di facchini, montatori e autisti di Rl2, la ditta che ha in appalto il magazzino di Campi di Mondo Convenienza. Ad annunciare lo stop alla protesta, anche in assenza di un accordo sindacale, i Si Cobas che hanno supportato i lavoratori fin da fine maggio quando tutto è cominciato. “Dopo aver affrontato cinque mesi di presidio permanente, la resistenza ad una ventina di sgomberi, le manganellate, il caldo di agosto ed ora anche un alluvione l'assemblea ha valutato che non ci sono più le condizioni per proseguire”. E rientreranno al lavoro anche gli operai licenziati a luglio. “Lo potranno fare a testa alta perché in questi mesi hanno dato e fatto l'impossibile per abbattere il sistema Mondo Convenienza”.
Se la protesta di via Gattinella è conclusa, non può dirsi lo stesso della vertenza che adesso passa per il tavolo nazionale, a cui siede la Cgil ma non i Si Cobas, per arrivare a un accordo sindacale che sancisca il passaggio al contratto della logistica da quello multiservizi come chiesto anche dalle istituzioni locali, Comune e Regione, negli incontri di Palazzo Strozzi Sacrati da cui sono uscite però solo fumate nere. Il prossimo appuntamento a Roma è fissato per lunedì.
“Lo sciopero non ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato. Il sistema Mondo Convenienza ha tremato tanto. Come mai era successo prima in dieci anni di scioperi. È cambiato un poco. Se cambierà davvero, con l'applicazione del nuovo contratto sarà solo merito di questi centosessanta giorni di battaglia”, rivendicano i Si Cobas. La lotta di Campi, che poi si è estesa ad altre realtà legate a Mondo Convenienza in tutta Italia, ha comunque portato all’eliminazione dal primo ottobre del regolamento aziendale, strumento interno che andava a peggiorare il contratto multiservizi.
Soddisfatte, naturalmente, per la ripresa dell’operatività del magazzino di Campi sia Ansi (Associazione nazionale servizi integrati) che Rl2 con due note dove evidenziano il “ritorno alla legalità”. La prima sottolinea come “questa vicenda è la dimostrazione che le prove di forza non sono solo inutili ma danneggiano le realtà produttive e gli interessi dei lavoratori. L’unica strada corretta per la soluzione di eventuali problemi e per garantire uno sviluppo di tutto il settore è quella di un dialogo continuo e costruttivo tra aziende, lavoratori e organizzazioni sindacali, che non a caso prosegue fattivamente con le sigle sindacali confederali anche in questi giorni”. L’azienda appaltatrice va giù più pesante: “Fallisce clamorosamente la strategia dei Si Cobas, che in questi cinque mesi hanno operato nell’illegalità ottenendo solo visibilità mediatica sulla pelle dei lavoratori. Ora più che mai è necessario essere uniti e dare il proprio contributo, attraverso il lavoro, per far ripartire il territorio, sfregiato dall’alluvione: dopo 150 giorni di blocchi non sarà facile, ma Rl2 e i suoi dipendenti daranno il massimo per garantire la piena occupazione”.
Anche se, appunto, senza la protesta, difficilmente sarebbero stati fatti quei passi in avanti registrati nelle ultime settimane. Ed è quello che, in una nuova nota, rivendicano i Si Cobas: “I lavoratori licenziati rientrano al lavoro tutti con contratto a tempo indeterminato, anche quelli che prima erano inquadrati come (finti) apprendisti. Rientrano quindi non più precari. Tecnicamente si tratta di una nuova assunzione, ma i lavoratori hanno contestualmente avuto un risarcimento economico per i mesi trascorsi da licenziati”, fanno sapere dal sindacato ribadendo come, nonostante non sia stato raggiunto un accordo sindacale, ci siano risultati positivi, compreso un aumento di 100 euro al mese rispetto ai minimi previsti dal contratto multiservizi e l'apertura della trattativa per il passaggio alla logistica. Oltre alla solidarietà raccolta sul territorio con la mobilitazione estesa a 17 realtà in tutta Italia. Risultati giudicati comunque insufficienti. "E dirlo per noi vuol dire solo una cosa: la lotta continuerà, in altre forme ed altri tempi. Perché senza lotta non sarebbero nemmeno esistiti i tavoli”.
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