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San Lorenzo, addio mercato. L'ultimo giorno dei banchi accanto alla basilica

Via i banchi da Canto de' Nelli, ultime ore di vita degli ambulanti. Renzi e l'amministrazione vanno diritti. I commercianti provano l'ultima carta: un ricorso urgente al Tar contro lo spostamento

La vedete la foto che apre l’articolo? Ecco, se ne avete voglia prendertela come cartolina da mostrare ai posteri. Ai figli che verranno e che non avranno la possibilità di vedere un pezzo di Firenze per come è stato. Per anni.

Un pezzo del Mercato di San Lorenzo, il più suggestivo perché lambisce la basilica di San Lorenzo (che accogli le Cappelle Medicee), da domani se ne va. Non esisterà più. Ventiquattro gennaio 2014. La città cambia. E 83 banchi saranno traslocati un po’ in piazza del Mercato centrale, un po’ in altre vie del mercato stesso, come via Panicale.

Questa la versione romantica. Poi c’è la versione politica e polemica. Da una parte Palazzo Vecchio e una promessa fatta a metà mandato dal sindaco Renzi al quartiere di San Lorenzo. Con la promessa che da lì gli ambulanti se ne sarebbero dovuti andare. “Non passano i mezzi di soccorso”, non passa “il bussino dell’Ataf” che collegherebbe via Cavour con piazza dell’Unità. E poi c’è da ridare smalto e distanza di rispetto ad uno dei cuori artistici e architettonici più suggestivi di Firenze, la basilica di San Lorenzo, appunto. Con il rifacimento del sagrato, con la nuova pavimentazione di Canto de’ Nelli in pietre. Con quelle buche in “cui ci si potrebbe giocare a golf”. Senza dimenticare la lotta alla “rendita” e la fine, dentro le botteghe volanti, del made in Italy. Così Renzi, così il progetto di riqualificazione generale dell’area: interni del mercato centrale e nuova illuminazione inclusa.

Un po’ è stato fatto, un po’ è rimasto sulla carta. Poi sono arrivati i giorni delle scadenze e dei traslochi. E qui l’altra parte della questione, i commercianti. Che da lì non se ne vogliono andare, perché pagano oltre sei mila euro di Casap, “dieci volte quella di Venezia”, perché hanno lavoro, mutui da pagare; che si ribellano alla logica del made in Italy, “perché non c’è più l’artigianato fiorentino”; perché quella è la parte geograficamente migliore per il business, visto che si tratta della testa del mercato a pochi metri dalla basilica, dove i turisti pullulano (piccolo inciso: non è casuale che il Mercato oggi si ritrovi spezzato nel merito della scelta, con i commercianti di via dell’Aretino che non hanno solidarizzato con la serrata di protesta dello scorso lunedì fatto dagli ‘sfrattati’).

L'ultimo giorno del Mercato di San Lorenzo

Così, tra progetti presentati dal Comune e rigettati dagli ambulanti, e viceversa. Così un paio di anni. Città divisa, dibattito aperto. Un tira e molla, braccio di ferro, che si è praticamente chiuso con l’ordinanza urgente di spostamento. Un atto giustificato con i lavori, anch’essi urgenti, di ripavimentazione del lastricato che lambisce il sagrato della Basilica.

Ed ora la ‘resa dei conti’ finale. Con Palazzo Vecchio deciso ad andare avanti, e i commercianti pronti alla protesta. E ieri pomeriggio, i toni erano accesi: “Saliremo sulle barricate” hanno fatto sapere alcuni commercianti. E c’è stato chi ha proposto addirittura di incatenarsi ai banchi; chi di accamparsi con tanto di sacco a pelo.

Intanto, dopo svariati ricorsi al Tribunale amministrativo, martedì l’assessore alle attività produttive Sara Biagiotti ha garantito che “non fermano il piano”. Di contro, questa mattina gli ambulanti hanno tentano l'ultima carta: è stato depositato infatti un nuovo ricorso urgente al Tar, predisposto da più studi legali insieme, contro l'ordinanza di rimozione dei banchi finalizzata al rifacimento del manto stradale. Quella che in realtà, dicono i commercianti stessi, è stata predisposta “per fare prima a mandarci via”.

Il Tar, vista l’urgenza, si dovrebbe esprimere in poco tempo, “al massimo lunedì”. Per questo, nel tardo pomeriggio, i padroncini dei ‘barroccini’ si riuniranno per decidere come muoversi fino alla sentenza. Resistenza ad oltranza o tutti a casa per non prestare il fianco a polemiche strumentali.

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