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Economia: cala il lavoro a tempo indeterminato in Toscana

Dalila Angelini, Cgil: "Il quadro ci preoccupa, bisogna intervenire perché non dobbiamo rischiare una recessione nell’anno che verrà"

Andamento lento per l’economia Toscana,  dove cala ancora il lavoro a tempo indeterminato, rallenta la crescita dell’export, aumenta il risparmio delle famiglie (+7.3 miliardi negli ultimi 4 anni) e diminuiscono gli impieghi vivi (-7,1 miliardi negli ultimi 4 anni). Dati che emergono dal quarto Focus Economia di Ires e Cgil Toscana, presentato a Firenze nella sede di Cgil Toscana.

“Il quadro ci preoccupa, bisogna intervenire perché non dobbiamo rischiare una recessione nell’anno che verrà - commenta Dalida Angelini, segretaria generale della Cgil Toscana -  La manovra del Governo non risponde alla esigenze di attivare politiche anticicliche che determinino la fiducia delle persone e delle imprese: noi non ci siamo limitati alle critiche ma abbiamo avanzato con Cisl e Uil una piattaforma di proposte sull’economia, invitiamo il Governo a considerarla. Alla Regione abbiamo chiesto un Patto di fine legislatura per approntare interventi su alcune priorità: economia, sanità, sociale, lavoro, infrastrutture. Siamo pronti a discuterne, vanno conclusi positivamente questi ultimi due anni che separano dalla fine del mandato, non c’è tempo da perdere”.

Nel contesto nazionale soffre anche la Toscana, tra le regioni più importanti per l’export italiano, a causa della frenata dei mercati esteri. In questo quadro, pur con una crescita dignitosa del 2,3% nel trimestre, l’export toscano, rispetto allo stesso periodo del 2017, diminuisce di alcune decine di milioni le esportazioni verso Cina e Stati Uniti, compensandole con una rinnovata attività sui mercati di sbocco europei. 

Guardando alla quantità di investimenti privati in Toscana colpisce in positivo il dato del +4% da parte delle imprese che nel 2018 beneficiano ancora degli incentivi fiscali. Per questo si presume che, in assenza di incentivi nel 2019, questi si dimezzeranno. Questo quadro generale spiega l’andamento di un mercato del lavoro regionale in cui, pur crescendo i flussi di avviamento al lavoro, nelle assunzioni si registra un’ulteriore diminuzione della quota di lavoro a tempo indeterminato che viene erosa da tutte le altre tipologie contrattuali, in particolare da lavoro somministrato e da lavoro intermittente insieme al lavoro a termine.

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