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Economia

Impero All'antico Vinaio, Tommy confessa: "La mia favola mi è costata sacrifici"

Oltre quindici anni vissuti con intraprendenza e fatica. Poi la svolta e ora i sogni

Da garzone di bottega a imprenditore di successo. Una storia lunga venti anni in cui Tommaso Mazzanti ha creato una catena di punti vendita partendo da Via de’ Neri. Un'escalation in salsa gigliata che vede il locale acquistato nel 1997 dai genitori del 33enne fiorentino e trasformare una rosticceria a gestione familiare in un modello imprenditoriale. 

Tommaso ripercorri la tua storia:chi sei e da dove sei partito?
“Un ragazzo semplicissimo. Che a trent’anni abbondanti ha in parte realizzato il suo sogno: portare il brand di famiglia ad essere conosciuto in tutta Italia”. “Sono partito a sedici anni, frequentavo l’istituto alberghiero Buontalenti, ma lo confesso: non ero uno studioso. Probabilmente anche per l’età e i cambiamenti legati all’adolescenza”.  “Quello che ho sempre rispettato è il lavoro, quello duro. Ricordo la mia prima stagione lavorativa: quattordici anni, obiettivo motorino!” “Mi è sempre piaciuto stare al pubblico e rubare con gli occhi da quanti avevano più esperienza di me. Così, scavallati i sedici anni, ho cominciato ad andare a lavorare con i miei, sia perché volevo dare il mio contributo in casa sia perché i medici riscontrarono una patologia a mio padre. C’era da rimboccarsi le maniche”. 

Da ragazzo quante volte non sei andato a ballare con gli amici?246243549_3757064257730067_1689374886904322937_n-2
“Eh, quante rinunce. Devo dire che ci ho sofferto molto da più giovane. Ascoltavo i miei amici organizzare le serate ma ero costretto a declinare gli inviti. E a quell’età è tosta. Da ragazzino, quando vedi tutti i tuoi amici divertirsi - come peraltro fanno tutti gli adolescenti - è faticoso. Però, voglio ringraziarli perché si sono ricordati di me. Io non potevo andare con loro così quelli della mia compagnia, inteso come gruppo di amici stretti, venivano a trovarmi a lavoro. Qualche chiacchiera al volo, due risate, qualche presa in giro e via: mi hanno tenuto vivo”.

Ti sei buttato su alcuni siti prima degli altri e ne hai ricavato i frutti…
“Un po’ fortuna, un po’ intuito.  Sono stato uno dei primi nel 2008 a vedere in Tripadvisor un sito che poteva aiutare a visitare le aziende per chi non vive a Firenze. Va detto che alle recensioni fornite dai siti abbiamo dato un vero riscontro. Si è quindi creato un effetto domino: una catena di chi visitava perché vedeva il locale recensito e poi recensiva a sua volta. Un passaparola virtuale che ci ha portato ad essere uno dei locali con maggiori recensioni positive al mondo”.

Sei all’undicesimo locale, soddisfatto?
“Vista la situazione pensavo di non farcela anche perché i locali non sono in franchising. Sono soddisfatto che i miei ragazzi abbiano creduto nell’attività, sono loro il mio zoccolo duro che mi dà stabilità anche per il prossimo piano di aperture: ora Torino, poi a settembre il dodicesimo locale. Nel 2022 Los Angeles e nel 2023/2024 vediamo…”. 

L’offerta dagli Emirati Arabi non ti ha fatto gola?
“Mi ha fatto tanta gola ma ora, rispetto al passato, riconosco la mia forza. E proprio questa mi ha permesso di rifiutare una bella cifra perché  la mia azienda è sanissima e in via di espansione. E’ stato un onore ricevere un’offerta da persone così importanti ma ciò mi ha anche reso consapevole della solidità dell’azienda. Quello che non  mi ha convinto è che avrebbero snaturato quello che è all’antico Vinaio, la nostra impronta".

Essendo quasi un fenomeno internazionale, cosa non si può sbagliare?
“Ma va, già mi metto a ridere quando mi dicono che sono il nuovo Nusret italiano. Però, tornando seri, non si può sbagliare niente perché dietro di me ci sono 150 persone su cui pesano le mie scelte”.

Sei diventato una tappa fissa cittadina, quanti volti noti passano a prendersi una schiacciata?
“E’ un lato gratificante del mio lavoro: vedere personaggi della televisione che poi ti scrivono. Qualche mese fa ho conosciuto Luca Argentero. Dopo un pochino mi ha chiesto: ma te sei quello di bada come la fuma? Godimento!”

Quale è stato il periodo più duro dell’attività? Le code?
“All’inizio per i sacrifici in età adolescenziale e negli ultimi anni quando alcuni hanno cominciato a criticarmi per le code fuori dal locale: non capivo come ci si potesse accanire così tanto con un 25enne che stava cercando di fare la sua strada. Un biennio tosto ma le malelingue mi hanno fortificato”. “Ora per l’impegno e i ritmi da sostenere per le nuove aperture: tessere di un mosaico ancora in divenire”.

Passando al prodotto, qual è il panino di punta?
“Di sicuro la schiacciata Paradiso: mortadella, stracciatella di burrata, cremina e granella di pistacchio”.

Facendo un po’ di ironia, c’è una schiacciata da dedicare ai rosiconi?
“L’invidia è brutta e a queste persone non voglio darei troppo peso. E’ una questione di punti di vista, quando sono andato in America loro mi hanno spiegato che chi ha successo viene ammirato e non criticato. Si cerca di capire perché quell’imprenditore lavori più degli altri”. 

Un complimento che ti ha colpito nel corso degli anni?
“I complimenti mi mandano in brodo di giuggiole, vado in estasi quando un bambino di 8/ 10 anni mi dice che sono il suo idolo. Pensare che ai miei tempi erano i calciatori”. 

Quanti dipendenti hai in azienda? E il fatturato?
“Oltre 130 esclusa America. Con Torino, Los Angeles e la nuova apertura dovremmo superare i 200. Sul fatturato siamo oltre i venti milioni di euro”. 

La tua squadra macina a tamburo battente, come ti approcci con i dipendenti?  
“Siamo una città frizzante, già alle 10 del mattino si comincia a lavorare e i miei ragazzi credono nel progetto, vedono un potenziale di crescita. Da chi prepara il panino, al responsabile, al direttore dei negozi e su a salire. Siamo uno squadrone, quando posso trascorro del tempo con loro, ci scherzo e li voglio conoscere”. “Utilizziamo in prevalenza prodotti toscani ma ora abbiamo anche un occhio alle eccellenze made in Italy visto il più ampio respiro del progetto”. 

275667244_4234516139984874_6399209775653375900_n-2La tua compagna ha in qualche modo a che fare con questo progetto? 
“Conoscevo bene la sorella di Clara e, visto che l’avevo notata, per fare due chiacchiere con lei ricordo che fumai tre sigarette a “ruota” fino al punto di strapparle il numero di telefono. Anche questo momento di vita ha avuto come “palcoscenico” Via de’ Neri, e oggi (ieri per chi legge) sono nove anni insieme”. 

Avete due giovanotti, saranno vinaini? 
“I nostri piccoli hanno quattro anni e sette mesi. Ammetto che sarebbe un sogno vedere i propri figli crescere e migliorare l’azienda di famiglia. Decideranno loro, ne riparliamo tra un quindicina d’anni”. 

E’ rimasto un sogno nel cassetto non ancora confessato? Oppure sei scaramantico?
“Torino ormai è annunciato, il dodicesimo locale sarà un’altra apertura italiana. Los Angeles entro il 2022 e, a cavallo con il 2023, raddoppieremo New York. Ora stiamo festeggiando l’anniversario a Dubai, sarebbe un orgoglio portare un pezzo di Firenze qui tra i migliori della ristorazione. Il sogno sta diventando sempre più grande: continua la favola de All’antico Vinaio”.

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