Ex Gkn, la nuova proprietà denuncia: "Dietro l'assemblea permanente si nasconde l'occupazione della fabbrica"
QF: "Per il progetto sull'E-Drive serve piena agibilità dello stabilimento" di Campi Bisenzio. Fiom al contrattacco: "Incapacità a presentare un piano industriale e soluzioni condivise"
"Dietro la foglia di fico dell'assemblea permanente" all'ex Gkn di Firenze "si nasconde una vera e propria occupazione della fabbrica che rischia di vanificare il tentativo di continuità industriale di Campi Bisenzio". Nel giorno in cui i sindacati bollano il vertice al ministero delle Imprese e del made in Italy come un nuovo nulla di fatto ("o l'ennesima fumata nera" per dirla come la Fiom), è Qf, la società guidata da Francesco Borgomeo proprietaria dello stabilimento, che va all'attacco.
"L'E-Drive - si spiega dall'azienda - è un progetto di straordinaria prospettiva" e "noi continuiamo a sperare di poterlo realizzare a Firenze". Per questo, però, "abbiamo urgenza di partire con le attività propedeutiche al progetto, quindi serve la piena agibilità dello stabilimento".
"Da QF registriamo la continua incapacità a presentare un piano industriale e soluzioni condivise" contrattacca la Fiom in una nota congiunta firmata da Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per Fiom-Cgil e Stefano Angelini della Fiom-Cgil di Firenze.
"QF continua a girare attorno alla problematica dell'agibilità del sito, che essa stessa sa di essere inesistente - si legge nella nota -. Anche la proposta del Mise di nominare una nuova governance, in discontinuità con l'attuale e individuare un nuovo Advisor in condivisione con il sindacato, è stata respinta".
Per Marinelli e Angelini, "il Mise ed Invitalia devono intervenire, valutando ogni azione straordinaria compresa l'entrata in equity. Occorre trovare una soluzione che passi anche per la messa a disposizione a QF di progetti pubblici o privati che possono arrivare anche dalla Regione Toscana, che su questo deve svolgere un ruolo".
Uilm: "Reindustrializzazione rischia di naufragare"
"Purtroppo temiamo che stia per naufragare definitivamente il progetto di reindustrializzazione da parte di QF del sito fiorentino ex GKN" aveva dichiarato in mattinata Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore automotive, al termine dell'incontro tenutosi al Ministero del Made in Italy e delle Imprese (ex MiSe). "Chiediamo al Ministero - aggiunge Ficco - di farsi parte attiva per trovare i potenziali investitori che possano finalmente intervenire per rafforzare il progetto di rilancio e pensiamo che potrebbe essere decisivo un diretto coinvolgimento di Invitalia o di altro ente economico in mano pubblica".
"La situazione - conclude Ficco - si sta trascinando da troppi mesi e, in mancanza di un intervento risoluto da parte del Ministero, temiamo che siano a rischio sia la continuità retributiva per i lavoratori sia il futuro industriale del sito".
Regione Toscana: "Situazione preoccupante"
"L'assenza del piano industriale impedisce al momento il possibile intervento di Invitalia e al contempo non consente il confronto necessario per l'ammortizzatore. In queste settimane poi abbiamo anche saputo che Qf è uscita dal consorzio Iris Lab" ha infine sintetizzato il consigliere del governatore della Toscana Eugenio Giani per le crisi aziendali, Valerio Fabiani, in merito al vertice al ministero dello Sviluppo sull'ex Gkn di Campi Bisenzio (Firenze). Fabiani ha ricordato che ieri l'azienda, durante un incontro in Regione, ha manifestato l'intenzione di prolungare la fase ponte definita negli accordi dello scorso gennaio.
"Ci siamo detti disponibili a portare questa richiesta qui oggi, al tavolo del ministero- aggiunge- ma abbiamo detto che oltre che nei tempi deve cambiare anche nel metodo". Qf, sostiene Fabiani, dovrebbe mettersi a disposizione di un progetto collettivo con la regia delle istituzioni. La richiesta di un advisor indipendente, del resto, sarebbe stata condivisa dal dicastero che caldeggia, al tempo stesso, anche un cambio della governance. "Abbiamo anche provato ad assumerci le nostre responsabilità e perfino quelle che poi, in fondo, tutte nostre non sono - ricorda Fabiani - ci attendiamo che lo facciano anche l'azienda e, naturalmente, il ministero. La situazione è preoccupante".