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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Restrizioni Covid e caro energia, la serrata delle piscine: "Situazione drammatica"

Il 6 febbraio scatta la protesta degli impianti Uisp a Firenze e Siena contro gli aumenti di gas ed energia che sono andati a sommarsi ai minor ricavi dovuti alle restrizioni per l'emergenza pandemica

"Un gesto forte per richiamare l’attenzione degli enti locali e soprattutto del governo sulla situazione drammatica del comparto: gli aumenti delle bollette di gas ed energia e il dimezzamento dell’utenza a causa di contagi e quarantene per il Covid-19 hanno messo alle corde i gestori degli impianti". Così Uisp Firenze e Uisp Siena annunciano la loro adesione alla serrata degli impianti proclamata dal coordinamento nazionale dei gestori delle piscine. La chiusura, prevista per domenica 6 febbraio, interessa gli impianti gestiti da Uisp nelle due province toscane: le piscine comunali di Siena, la piscina comunale di Montepulciano, la piscina comunale di Abbadia San Salvatore, la piscina Costolina a Firenze e la piscina comunale di Reggello (FI).

Molte le adesioni che il coordinamento nazionale dei gestori delle piscine ha registrato in tutta Italia. Lo stesso coordinamento sottolinea come “su 23 mesi di pandemia, 10 li abbiamo passati chiusi mantenendo tuttavia costi enormi che ci hanno generato perdite molto significative. Le piscine sono state le prime a chiudere e le ultime ad aprire. Le piscine sono state le prime (6 agosto 2021) ad aver imposto l’obbligo di ingresso con green pass e, nonostante ciò, lavoriamo ancora al 40% della capienza in ragione dei limiti Covid, di fatto mai allentati”.

Caro bollette: per le piscine pubbliche rischio chiusura

I vari decreti ristori hanno garantito somme che arrivano nemmeno al 5% dei ricavi annuali a fronte delle riduzioni di utenza e di fatturato di oltre il 50-60%. “Ogni giorno registriamo disdette, mancati rinnovi e richieste di rimborsi, e si tratta di una dinamica che produrrà i propri effetti almeno sino al mese di maggio” si aggiunge. Il “caro bollette” con aumenti superiori al 50% è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Solo per fare un esempio: in un impianto di medie dimensioni si registravano circa 20.000€ al mese di utenze, oggi siamo ben oltre 30.000 euro, ciò significa 120.000 euro di rincari annui su un singolo impianto”
sottolinea il coordinamento.

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Dovendo gestire un servizio pubblico con tariffe imposte e non volendo aumentare i costi di accesso alla pratica sportiva, i gestori degli impianti si trovano ogni giorno a dover lottare per non chiudere e soprattutto per non privare l’utenza della possibilità di fare sport. La protesta di domenica 6 febbraio ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica, gli enti locali ed il governo sugli aspetti economici ma soprattutto invitare a un atto di responsabilità per difendere lo sport di base, ignorando l’importanza che ha per le nuove generazioni.

Il coordinamento chiede 150 milioni di ristori da destinare ai gestori, distribuiti con criteri semplici ed equi; si chiede di premiare gli impianti sportivi “non energivori”; l’estensione dell’ecobonus 110% agli impianti natatori per l'efficientamento energetico degli impianti e la riduzione delle emissioni; un intervento per il caro bollette: è indispensabile che il Misa annoveri le piscine negli aiuti previsti per gli impianti energivori.

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