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Economia

Coronavirus, crolla il gioco a Prato e nella piana fiorentina: 70% in meno di clientela cinese in sale slot e scommesse

La ricerca dell'Agimeg. I titolari delle sale: “danno enorme”

Il Coronavirus non fa sconti neanche al gioco. L’onda lunga del virus che sta mettendo in ginocchio la Cina sta avendo un forte impatto negativo anche nel settore ludico italiano, soprattutto là dove è più massiccia la presenza della popolazione di origine cinese, ovvero la provincia pratese e l'area della piana fiorentina. A confermarlo, un'inchiesta dell'Agimeg, l'associazione giornalistica sul mercato del gioco.

Numeri alla mano, sono oltre 23.000 i cittadini cinesi a Prato e provincia, la seconda comunità più numerosa d’Italia alle spalle di Milano (a Prato però la comunità cinese incide per il 12% sull’intera popolazione mentre a Milano impatta per il 2,2%). Prato, inoltre, è in assoluto la provincia italiana con la più alta spesa pro capite nei giochi, pari a 576 euro nel 2018. E soltanto relativamente alle scommesse sportive, nel 2019 le 41 agenzie di Prato hanno registrato una base imponibile di circa 1 milione di euro, quasi il doppio rispetto a Roma (536 mila euro).

Nelle ultime settimane, però, nonostante la propensione al gioco di molti asiatici, sale slot e sale scommesse hanno registrato un forte calo di giocatori orientali. L’inchiesta Agimeg, che ha coinvolto oltre 30 sale, tra agenzie di scommesse e sale slot di Prato, ha rilevato che il calo di presenze nelle agenzie di scommesse e nelle sale slot ha toccato punte del 70%, con diversi esercenti che pensano si possa arrivare alla totale scomparsa di questo tipo di clientela.

“Il calo di giocatori cinesi in queste settimane è più che evidente, sia alle macchinette sia al bancone delle scommesse, forse hanno paura, non escono più”, ha raccontato ad Agimeg chi lavora nelle sale slot della città o nelle agenzie di scommesse. In alcuni casi la diminuzione si attesta intorno al 20%-30%, ma ci sono punte del 50% e oltre.

“Da noi c’è stata una fortissima diminuzione, intorno al 70% – spiega la titolare di una sala giochi all’interno di un centro commerciale – ma il calo è evidente anche per le altre attività commerciali qui presenti. Da quando è scoppiata l’epidemia di Coronavirus, non si vedono quasi più cinesi e questo per noi, così come per gli altri negozi, è un grande danno"

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