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Economia

Congresso Cgil Firenze 2023: focus sull'economia

"Buon ritmo di sviluppo ma in evidente rallentamento rispetto al 2021, la perdita di potere d’acquisto ha deteriorato il clima di fiducia di famiglie e consumatori"

Durante i lavori della mattinata, Gianfranco Francese (presidente Ires Toscana) ha presentato un focus sull’economia fiorentina. Ne segue un estratto.
“Per Firenze le stime di preconsuntivo di contabilità macroeconomica (fonte Prometeia) inquadrano un 2022 che, come per l’ambito nazionale, ha evidenziato un buon ritmo di sviluppo: +3,7% il valore aggiunto in termini reali al 2022, che ha raggiunto un livello di circa 36 miliardi di euro; il dato è migliore dell’omologo regionale (+3,2%) ma in evidente rallentamento rispetto al 2021 (+5,7%) e per il 2023 ci aspettiamo, a parità di condizioni, una sostanziale stagnazione, con rischio recessione, considerando che l’inflazione elevata (giunta a oltre l’11%) pesa sia sulla chiusura d’anno che sui primi mesi di quello nuovo. Dal lato offerta la variazione positiva del valore aggiunto nel 2022 è stata alimentata dal comparto costruzioni (+10,4%) insieme ad una discreta performance dei servizi (+3,8%) e ad una sostanziale tenuta dell’industria in senso stretto (+2,3%). Sul versante domanda aggregata troviamo un discreto apporto dei consumi (+5,6% a valori costanti) insieme agli investimenti (+7,2% il dato regionale) nonostante la componente estera appaia in netto rallentamento, a valori costanti, ovvero al netto dei prezzi, sia in termini di apporto delle esportazioni che, soprattutto, con riferimento al contributo dell’export netto.

Contestualmente alla ripresa del prodotto nel 2021 si è verificata una buona riattivazione della domanda di input di lavoro (+8,2%) mantenendosi su una buona dinamica anche nel 2022 (+7,2%) e potrebbe divenire stagnante il prossimo anno; nei confronti del 2018 si è modificata la composizione della struttura produttiva in termini di domanda di lavoro se consideriamo che la quota di unità di lavoro nell’industria in senso stretto ha acquisito 1,2 punti attestandosi al 18,9% mentre il terziario è passato dal 75,2% al 73,8%. La ripresa di vivacità del mercato del lavoro, in termini di ore lavorate, dal lato offerta di lavoro ha portato il tasso di disoccupazione al 6,2%, nel 2021, a seguito di un discreto aumento delle persone in cerca di occupazione (+3,4%) considerando che il recupero ha riguardato soprattutto le ore lavorate, lasciando stagnante la dinamica degli occupati residenti (+0,1%) che dovrebbero recuperare proprio nel 2022 (+6,1%), raggiungendo un livello di circa 455 mila occupati, parallelamente al calo dei disoccupati (-8,6%) che porterebbe la proporzione di disoccupati sulle forze di lavoro al 5,4% in calo di otto decimi di punto percentuale e inquadrando così poco più di 26 mila disoccupati. In uno scenario di fondo, purtroppo, rimane ancora fragile e complesso allo stesso tempo, con una instabilità “strisciante” di fondo: la perdita di potere d’acquisto ha deteriorato il clima di fiducia di famiglie e consumatori, in quanto la crisi energetica ha molto penalizzato i segmenti più deboli della popolazione, insieme alla classe media. Di fatto si è eroso il risparmio accumulato nel corso della pandemia, contribuendo a rendere maggiormente incerte le aspettative e deteriorando il clima di fiducia. In tema di mercato del lavoro è interessante monitorare la domanda di lavoro espressa dai dati dell’osservatorio del precariato di fonte INPS che consentono di monitorare i flussi di avviamenti e cessazioni provinciali, corretti per le trasformazioni contrattuali a tempo indeterminato: nei primi sei mesi del 2022 andiamo ad individuare in termini cumulati un totale di circa 84 mila avviamenti, con una quota del 19,2% di quelli a tempo indeterminato; questi ultimi sono tuttavia calati del 4,9% sul 2019 (+3% quelli totali) mentre quelli a termine sono cresciuti ad un ritmo moderato (3,7%). Il saldo rispetto alle cessazioni, corretto per le trasformazioni a tempo indeterminato mostrerebbe una variazione nella di poco meno di 17 mila unità. Sul versante delle cessazioni anche per Firenze abbiamo osservato un fenomeno che inizia a diffondersi nella nostra regione, seguendo un trend nazionale, rappresentato dall’aumento delle dimissioni volontarie la cui quota rispetto al 2018 è salita di 9,3 punti percentuali arrivando al 35% (Toscana 31%); si tratta di un fenomeno trasversale che sta interessando in particolare i lavoratori over 50. Nell’ambito del mercato del lavoro i dati INPS consentono di monitorare anche l’evoluzione delle retribuzioni di lavoro dipendente per il comparto privato non agricolo, con riferimento al periodo 2015 – 2021: si evidenzia una dinamica media in termini reali (ovvero al netto dell’inflazione al consumo) sostanzialmente stagnante (+0,3%).

Da notare che nel 2020 la pandemia ha portato ad una contrazione delle ore lavorate (espresse in termini di unità di lavoro a tempo pieno equivalente) e della massa salariale, con una variazione positiva delle retribuzioni reali procapite, mentre nel 2021 la ripresa delle ore lavorate si è correlata ad un netto aumento della massa salariale e a una contrazione delle retribuzioni procapite (-1,6%) che già risentiva di una modesta risalita dell’inflazione (+1,6% quella monitorata per Firenze); per il 2022 ci aspettiamo un netto deterioramento delle retribuzioni procapite, nonostante i rinnovi contrattuali e i provvedimenti governativi di sostegno alle famiglie. A ottobre 2022 il volume cumulato di ore autorizzate di cassa integrazione è risultato corrispondente ad un ammontare complessivo di circa 5,3 milioni, dato che sembrerebbe parzialmente avvertire gli effetti delle crisi aziendali ancora aperte sul territorio e parzialmente iniziare a risentire dell’impatto dei settori maggiormente energivori, essendo più del doppio del valore del 2018 e del 2019: la quota principale caratterizza la componente ordinaria (52,8%) rispetto alla straordinaria (31,7%) e alla deroga (15,5%). Riguardo al reddito di cittadinanza al 2022 risultano circa 10 mila nuclei familiari, sulla scorta dei dati INPS, che hanno beneficiato di almeno una mensilità, che rappresentano almeno il 2,2% del totale delle famiglie, dato al di sotto alla media regionale (2,8%) e soprattutto nettamente inferiore a quella nazionale (6%) come del resto risulta per la popolazione coinvolta, circa 20 mila e 600 residenti (quota del 2,1% sulla popolazione residente, rispetto al 5,8% del dato nazionale).

Nel complesso a Firenze possiamo inquadrare circa 90mila e 200 imprese attive, con una dinamica imprenditoriale che rispetto al 2021 rimane positiva mantenendo un ritmo moderato (+0,8% il tasso di sviluppo imprenditoriale) migliorando comunque rispetto al valore stagnante del 2018 (+0,3%). L’andamento di questo indicatore per Firenze deriva da una dinamica delle iscrizioni in lievissimo aumento (circa 5.650) parallelamente ad un modesto aumento delle cessazioni (da 4.711 a 4.805). Le imprese attive, che rappresentano circa l’84% delle registrate risultano esser diminuite di 6 decimi di punti percentuali nel corso del 2022”.

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