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Economia

Ataf, Moretti non fa sconti: "Probabili esuberi senza garanzie"

L'Ad di FS è stato chiarissimo: "E' probabile che vengano fuori degli esuberi". Renzi: "Avevamo proposto una soluzione pubblica. Ora a gennaio verificheremo i numeri"

“Si sta facendo il piano industriale, è probabile che vengano fuori degli esuberi”. Se qualcuno ancora aveva qualche dubbio sull’Ataf che sarà, Mauro Moretti, l’Ad di Ferrovie dello Stato, ha sgomberato il campo da ogni fraintendimento. La governace privata guidata da Fs (Busitalia - Sitanord S.r.l.) che nel giugno scorso si è aggiudicata il bando pubblico per la cessione del 100% di Ataf Gestioni, razionalizzerà la forza lavoro. Poco ma sicuro. “Vedremo – ha aggiunto Moretti – come trattare gli esuberi. Non ci sono garanzie a priori. Gestiremo Ataf in maniera imprenditoriale, applicando gli stessi metodi che ci sono dentro le Ferrovie, come ogni azienda del gruppo”.

Non sono ancora passati 5 giorni dalla mezzanotte del  30 novembre, il momento in cui l’Ati guidata da Ferrovie ha preso possesso del ramo servizi, autisti e autobus, e Moretti cala subito il carico da nove. Pugno duro e ganasce serrate fin da subito. Non che l’operazione non fosse prevedibile. Ad inizio novembre la nuova proprietà era stata più che esplicita. In una lettere inviata alle parti sociali aveva, nero su bianco, messo le mani avanti (come è prescritto del resto nella normativa che regola i passaggi aziendali). Nella missiva, firmata da Renato Mazzoncini, colui che ha sostituito Filippo Bonaccorsi alla guida del ramo servizi, gli acquirenti si riservavano la facoltà di avviare le procedure previste dalla normativa vigente in materia di riduzione del personale. A fianco a questo annunciarono la possibile rivisitazione degli accordi integrativi in essere. Insomma, quello che ha sottolineato Moretti era già tutto scritto. E forse lo era già dal giugno scorso, appena aperte le buste e decretato il vincitore della gara. Allora fu chiaro a tutti che il capitale privato non avrebbe fatto il pieno ad una macchina pubblica composta da circa 1200 dipendenti. Troppo pensate per le logiche di mercato private.

RENZI – A due metri da Moretti, che parla di esuberi e non concede nessuna garanzia a priori, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. L’uomo che ha inaugurato la stagione della privatizzazione per quel che riguarda il grosso dell’azienda. Lo stesso sindaco che poi si è rimesso a sedere con i sindacati, per trovare una soluzione pubblica ma che poi, franato il tavolo della trattativa, è andato diritto e deciso per la sua strada. Vendendo e senza inserire nessuna clausola sociale. “È evidente – ha sottolineato Renzi – che non l’abbiamo inserita. Nel momento in cui abbiamo fatto un’operazione di questo genere, devi fare una scelta. Noi avevamo proposto ai dipendenti di Ataf di costruire una cosa insieme, cioè di ridurre le prerogative e il contratto interno perché tutti potessero stare all’interno di una determinata partita e mantenere pubblica la proprietà. Questa offerta è stata respinta in modo netto con tanto di 8 scioperi in un anno”. E sui possibili esuberi preannunciati da Moretti? “Quando la nuova proprietà avrà le idee chiare, immagino a gennaio, verificheremo i loro numeri e ragioneremo insieme cercando di trovare tutte le disponibilità che possiamo dare come Comune. In questo momento però la mia preoccupazione principale è la Seves, non l’Ataf”.

NANNINI – Moretti parla di esuberi, Renzi di opportunità perse e di verifiche ad inizio anno. In mezzo i lavoratori. Che sbottano, come il coordinatore della Rsu Ataf, Alessandro Nannini: “Renzi parla di verifiche a gennaio? Ma se è stato lui l’artefice di questa operazione”. E ancora: “Anche oggi Renzi ha parlato dell’accordo che ci ha proposto, meno integrativo e quei famosi 15 minuti in più per turno, scordandosi di dire che si trattava di una buffonata”. E sull’aiuto che potrebbe arrivare da Palazzo Vecchio nel caso di esuberi, Nannini non si fida: “Vedremo i numeri e valuteremo. Di certo non ci fidiamo del sindaco. Quando abbiamo chiesto alla società che ha ci liquidato l’impegno alla riassunzione nel ramo pubblico di quei lavoratori che eventualmente saranno mandati a casa, Bonaccorsi e Renzi ci hanno risposto picche”.

MILLI – E se Nannini non si fida, il suo vice alla Rsu, Massimo Milli, ci va ancora più duro: “Che si azzardino ad usare il ricatto degli esuberi per portarci al tavolo della trattativa”. E precisa subito: “C’è solo un modo per affrontare la situazione, quello previsto dalla legge. La definizione di un piano industriale in cui si certificano e si quantificano gli eventuali esuberi. Fatto questo si va avanti con l’unità di crisi, dalla Provincia fino al ministero dello Sviluppo economico, se ce ne sarà bisogno”. Anche perché, sottolinea deciso il sindacalista della Cgil, “se pensano di fare macelleria sociale siamo disposti a tutto”.

 

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