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Martedì, 5 Dicembre 2023
Economia

Boom di affitti brevi: i residenti si scoprono più poveri e insicuri / FOTO

Cgil, Sunia e Progetto Firenze: “Tutelare chi abita in casa propria, non la rendita”

In una città sempre più a misura di turisti, i pochi residenti rimasti si scoprono più insicuri e un po’ più poveri anche a causa del ‘mordi e fuggi’.  È quanto restituisce la fotografia scattata dallo sportello ‘Questo condominio non è un albergo’ di Sunia e Progetto Firenze, in collaborazione con la Cgil, aperto una volta a settimana. Sono 97 i residenti che negli ultimi due mesi si sono rivolti di persona in via delle Porte nuove, a cui vanno aggiunte le segnalazioni telefoniche e via mail, segno di un’insofferenza diffusa e che si sta allargando ad altre città della Toscana, tanto che a breve saranno aperti sportelli anche a Lucca, Siena, Pisa e Arezzo.

Spesso le immagini parlano da sole: pulsantiere e cassette per il check in automatico ovunque, perfino sui pali della segnaletica stradale, sacchi di biancheria sporca abbandonati negli spazi comuni in attesa di ritiro, andirivieni h24 di estranei dai condomini. “La turistificazione selvaggia sta annullando il tessuto sociale ed economico delle nostre città - dicono Sunia e Progetto Firenze - La proprietà privata da tutelare non è solo quella di chi affitta ai turisti, ma anche di chi è residente”.

Lo studio

Il grosso delle segnalazioni arriva naturalmente dal Quartiere 1, 79%, con la restante quota ripartita in parti uguali tra Q2, Q4 e Q5 e non solo dall’area Unesco, la sola dove sta provando a intervenire l’amministrazione comunale. 317 in tutto gli immobili ‘censiti’, nel 57% è presente almeno un appartamento destinato alla ricettività turistica contro il 2% per gli studenti. Undici i condomini analizzati in dettaglio e in nove di questi gli alloggi destinati agli affitti brevi supera il 50%, con punte fino all’80%, con una forte accelerazione registrata negli ultimi cinque anni. E solo in un caso su dieci proprietari o gestori risiedono nello stesso immobile, con l’accoglienza agli ospiti che avviene da remoto, con tastierini a codice e key box esterne. 

Una trasformazione non a ‘costo zero’: oltre ai disagi più evidenti, dai rumori notturni alla spazzatura lasciata negli spazi comuni e alla maggiore insicurezza (via vai di estranei, condomini in teoria accessibili a chiunque per via dei check in automatici con le chiavi in teoria alla mercé di chiunque, principi di incendio), c’è infatti un’impennata delle spese a causa della maggior frequenza dei lavori di manutenzione degli immobili e degli interventi di spurgo, con esborsi in crescita tra il 10 e il 30%, che naturalmente non pesano su tutti in maniera uguale. “La sacralità della proprietà privata batte i diritti dei residenti a vivere normalmente nella loro abitazione: perché ad oggi la legge permette di poter trasformare condomini in alberghi diffusi. E quello che si tutela è il diritto alla rendita, di ‘rendere’ impossibile la vita degli abitanti”, attaccano Laura Grandi del Sunia e Grazia Galli di Progetto Firenze.

Le proposte

L’appello è per un doppio intervento affinché venga modificato da un lato il Testo unico regionale sul turismo e dall’altro la Legge urbanistica, in modo da consentire ai Comuni di regolamentare il fenomeno degli affitti brevi per favorire la residenza in proprietà o in locazione ad uso di abitazione principale o per motivi di lavoro e studio. “Adesso - sottolineano - sui fabbricati esistenti non viene cambiata la destinazione d’uso”. Le proposte sono già state presentate sia alla giunta che al consiglio regionale. “L’auspicio - affermano all’unisono Cgil, Sunia e Progetto Firenze - è che siano accolte al più presto, in modo da garantire ai Comuni uno strumento efficace per garantire che i centri urbani non si svuotino di residenti e di attività economiche e produttive non incentrate sul turismo mordi e fuggi”. Tuttavia, aggiungono, è imprescindibile una legge nazionale. “E purtroppo, ad oggi, la bozza della proposta di legge elaborata dal ministero del Turismo è un pannicello caldo, non fornisce strumenti utili e strutturali per governare con efficacia il fenomeno”. 

Contemporaneamente Sunia e Cgil insistono sulla necessità di investire nell’edilizia residenziale pubblica per dare un contributo all’inversione di rotta: “Serve un piano casa regionale di almeno 50 milioni di euro, in modo da ristrutturare per poi riassegnare in tempo reale le oltre 3.500 case popolari attualmente sfitte e le 1500 che ogni anno mediamente si liberano, oltre ad assicurare le manutenzioni straordinarie alle parti condominiali degli edifici esistenti”.

Turismo: boom di affitti brevi

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