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La storia dei brigidini, i dolci di Lamporecchio

Partecipare a una sagra in Toscana senza comprare un sacchetto di brigidini sarebbe un po' come andare a Roma e non vedere il Papa. Ecco la storia della cialda di Lamporecchio, presenza immancabile sul banco dei dolciumi alle feste di paese e ai luna-park in città

Gli adulti rimangono inebriati dal loro dolce profumo, mentre i bambini s'incantano di fronte al curioso funzionamento della macchina che li produce. Parliamo dei brigidini, dolce tipico toscano che troverete ad ogni sagra paesana nel periodo estivo, insieme al croccante e allo zucchero filato. 

La tradizione vuole che queste deliziose cialde color giallo-arancio all'inconfondibile gusto di anice abbiano origine nella località di Lamporecchio, paese nella provincia di Pistoia, situato tra le pendici occidentali del Monte Albano e il padule di Fucecchio. Si racconta che proprio qui sorgesse un convento di monache devote a Santa Brigida, religiosa e mistica svedese vissuta nel XIV secolo. Queste donne di fede, note appunto come “brigidine”, erano addette alla preparazione delle ostie per la Comunione, che realizzavano servendosi di ferri arroventati con i quali cuocevano l'impasto di farina destinato alla Santa Messa. 

Da qui in poi la tradizione si confonde con la leggenda: non ci è dato sapere se la ricetta dei brigidini sia stata creata volutamente o per caso, magari a causa di una distrazione involontaria da parte di una novizia oppure con l'intento di realizzare un nuovo dolce, mentre un’altra ipotesi sostiene addirittura che fu proprio Santa Brigida ad introdurre questa cialda d'origine svedese tra le sue consorelle. 

Comunque sia andata, è inutile negare che questi dolcetti all'anice ricordano nella loro forma sottile proprio delle ostie: cialde friabili e gustose, che nel giro di pochissimo tempo si diffusero ben oltre i confini del convento pistoiese. Col tempo gli stampi in ferro sono stati sostituiti con le tradizionali macchine che, tramite pistoni ad aria compressa, in pochi secondi sfornano queste deliziose cialde, confezionate sul momento dai venditori ambulanti nei tipici sacchetti lunghi e stretti. 

Un successo che continua ancora oggi, mantenendo viva la tradizione del brigidino che il celebre gastronomo Pellegrino Artusi definì «un dolce o meglio un trastullo speciale della Toscana».

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