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Cronaca

Vigneti toscani, tra speculazioni e dissesti idrogeologici

Un territorio instabile quanto più rimaneggiato, come tornare ad uno status di 'sicurezza'?

"I geologi sanno bene che la stabilità di materiali naturali, nella loro giacitura originale, è generalmente molto maggiore di quella dei materiali rimaneggiati, ovverosia movimentati per ottenere forme di versante adatte alle lavorazioni meccanizzate. I cambiamenti climatici in atto, in particolare le “bombe d’acqua” aggravano ulteriormente il rischio nelle aree non adeguatamente sistemate" basterebbe questa dichiarazione del rappresentante dell'Ordine dei Geologi per spiegare le logiche del sistema.
"No a contrapposizioni ideologiche, il territorio non si salvaguarda con visioni di parte e polemiche politiche ed economiche" così interviene Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine dei Geologi, la questione del Pit, il piano paesaggistico della Regione Toscana, è una questione seria. 

"La programmazione territoriale è qualcosa di più di una mera elencazione di regole, che la sostenibilità delle scelte non può basarsi sulla tecnica del “proviamoci e vediamo se và”. Sì ai vigneti, ma in maniera sostenibile: "È abbastanza ovvio che con la coltivazione viticola intensiva su vaste aree, resa possibile dalla meccanizzazione, il paesaggio non potrà non cambiare per intere porzioni di territorio, prima ritenute marginali", commenta Fagioli. 

"Non è però affatto detto che tale evoluzione, preziosa per i suoi risvolti occupazionali ed economici, debba necessariamente peggiorarlo, il paesaggio. Rimodellare bene, in maniera sostenibile, tenendo conto anche degli effetti idrogeologici e paesaggistici costa sicuramente un po’ di più e ci vuole più impegno ma è senz’altro possibile".
Speculazioni provocano disastri e dissesti. "Restano interrogativi ai quali non i tecnici ma i politici devono rispondere: lo si vuole fare? Se ne è politicamente capaci?".

Ecco la necessità di avere delle linee guida. "Se da un lato le “denominazioni di origine certificata-protetta” tutelano dalla concorrenza sleale degli etichettatori abusivi, dall’altra spingono a massimizzare la redditività concentrando in territori limitati l’interesse agroindustriale. Entro i sacri perimetri delle aree tutelate, ogni fazzoletto di terra non messo a coltura appare sprecato, inutile, intollerabile. Sono di conseguenza necessarie politiche preventive per evitare che la spinta speculativa tenda a far sottostimare i rischi di instabilità geotecnica delle superfici rimodellate".

I vigneti si fanno con: geologo, agronomo, architetto. "Agronomo, geologo ed architetto paesaggista, ognuno per le proprie competenze, devono lavorare con una sinergia tanto maggiore, quanto più si intenda incrementare la produttività delle superfici agronomiche o porre a coltura nuove porzioni di territorio. Da qui il ruolo fondamentale del geologo per evitare quanto accaduto a Conegliano".
 

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