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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Odissea vaccino: “Seconda dose da quasi due mesi ma non mi danno il Green pass, non vivo più e rischio il lavoro”

La storia incredibile di una donna di 43 anni: “Urp e Asl fanno scaricabarile, ho diritto ad avere il pass ma nessuno risolve la mia situazione”

Odissea per avere l'agognato Green pass. La sta vivendo Elisa, 43enne, imprenditrice nel settore della moda vintage.

“Ho avuto la prima dose di Pfizer in Brasile, a Porto Alegre, lo scorso 28 giugno”, racconta la donna, con cittadinanza italiana ma nata e vissuta a lungo nel Paese sudamericano, da oltre venti anni di stanza in Italia con residenza a Firenze.

Ed è nella nostra città che sono arrivati i problemi. “Sono rientrata a fine luglio, con prenotazione per la seconda dose al Mandela Forum fissata al 6 agosto”, prosegue la 43enne, mostrando i documenti di avvenuta vaccinazione (foto in basso). Il richiamo del vaccino, sempre Pfizer, è stato regolarmente inoculato in quella data. Poi le cose non sono andate nel verso giusto.

“Ho ricevuto il Green pass solo due settimane dopo, scoprendo nel frattempo che quella al Mandela risulta registrata come prima dose. Inizialmente al centro avevano in effetti sbagliato e scritto 'prima dose'. Poi però corressero assicurandomi che era tutto a posto”.

Evidentemente non è stato così. La donna si è infatti visto cancellare il certificato verde il 18 settembre: mancherebbe, secondo i meandri della burocrazia, la seconda dose. Che in realtà è stata fatta.

“Temevo proprio questo - prosegue la 43enne -. Quindi da settimane non smetto di chiamare Asl, Urp, il numero verde del ministero della salute. Ma è uno scaricabarile. Sono andata di persona all'Asl di Santa Rosa e a quella di viale D'Annunzio, poi all'Urp di Careggi. L'Asl mi ripete di andare all'Urp, dove sono inferociti perché mi dicono che le registrazioni dei vaccini toccano all'Asl e che molti si lamentano degli errori. Sono tornata al Mandela Forum a fare presente la situazione, ma nessuno mi aiuta”.

Una situazione a dir poco kafkiana. “Senza Green pass non si vive più, moltissime cose non si possono fare. Per lavoro devo spostarmi, vedere i fornitori, prendere mezzi di trasporto, treni e a volte aerei. Nei prossimi giorni andrò a Milano, poi in Belgio. Come faccio? Con tamponi ogni due giorni, che mi pago io, come ho già dovuto iniziare a fare? E' un incubo”, prosegue l'imprenditrice, tra la rabbia e la disperazione.

Un caso che ricorda quello raccontato da FirenzeToday una settimana fa: una 27enne di origine russa, da sette anni a Firenze, ha avuto le due dosi di vaccino Sputnik in patria. Rientrata in Italia ha scoperto che la vaccinazione non le viene riconosciuta ed è costretta a tamponi continui. In questo caso si tratta però di Pfizer, vaccino riconosciuto, e la seconda dose per di più è stata ricevuta a Firenze.

“Ho bisogno del Green pass e ne ho diritto, ma per questa assurda situazione - conclude Elisa -, rischio pure di non riuscire a portare avanti il lavoro e di non tenere fede agli impegni presi. Chi mi risarcisce?”. Bella domanda.

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