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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Ucraina, gli affari delle mafie in tempo di guerra. La Fondazione Caponnetto: "Profughi, droga e armi: rischio altissimo"

Intervista al presidente Salvatore Calleri: "Attenzione anche alla fase della ricostruzione post-bellica"

In tempo di guerra, le mafie non solo continuano a operare ma sanno sfruttare la situazione. E oggi, col conflitto russo-ucraino in corso alle porte dell’Europa, la criminalità organizzata può intervenire in diversi settori. Ne abbiamo parlato con Salvatore Calleri, il presidente della Fondazione Caponnetto che ha come obiettivo quello di assicurare legalità e giustizia per un Paese migliore.

La guerra in Ucraina sta causando gravi difficoltà alle attività produttive, mentre famiglie e imprese sono alle prese con gli effetti del caro prezzi e dell'aumento dei costi energetici. In questo doppio contesto di conflitto bellico esterno e crisi economica interna, come si trovano e come stanno operando le mafie nostrane?

Le mafie nostrane operano come dei parassiti. Approfittano della situazione. In particolare dobbiamo attentamente monitorare il traffico di carburante e le relative frodi che sono più diffuse di quanto sembri. Inoltre, la preesistente crisi covid a cui si aggiunge l'attuale derivante dalla guerra in Ucraina sono un accelerante dell'economia mafiosa che ha, ai suoi livelli più alti, la liquidità per praticare usura ed acquistare attività ed immobili.

Qual è il ruolo che possono svolgere nella situazione attuale e che tipo di 'affari' si presume possano fare, in questo periodo di guerra, le mafie?

Le mafie italiane e straniere, con un occhio particolare a quelle dell'ex Urss, hanno sicuramente la capacità di sfruttare il caos al loro vantaggio. Le mafie in guerra guadagnano prima, durante e dopo. In particolare occorre prestare attenzione al traffico di profughi, della droga dei combattenti e di armi. Sulle armi se l'occidente non le avesse fornite all'Ucraina ci avrebbe pensato sicuramente la mafia come avvenuto con la guerra in ex Jugoslavia.  

Come contrastare queste attività illegali?

Innanzitutto bisogna far tornare il tema mafia al centro dell'attenzione. Non bisogna sottovalutare in alcun modo la questione e parlarne in modo approfondito. Le autorità preposte devono monitare con costanza la situazione ed intervenire nel contrasto in modo efficace. Il rischio è altissimo.

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Le mafie potrebbero avere un ruolo anche nel periodo post-bellico? Quale? 

Dopo il conflitto bisognerà stare attenti alle armi inutilizzate che potrebbero finire nel mercato nero. E prestare attenzione poi alla fase di ricostruzione post bellica, dove la mafia potrà investire ed acquisire immobili.

Pochi giorni fa a Signa è stata intitolata una piazza a Emanuela Loi, prima poliziotta caduta in servizio nella lotta alla mafia, in via d'Amelio. Tra due giorni, il 21 marzo, sarà giornata di commemorazione dei caduti nella lotta alla mafia. Qual è lo stato auttuale della percezione collettiva del fenomeno mafioso e del contrasto a quest'ultimo, oggi, in Toscana?

Si preferisce affrontare poco il tema. Parlare di mafia crea fastidio. Chi tratta argomento è spesso considerato un esagerato. Si è inoltre persa una sensibilità collettiva ma occorre non demordere e comunque continuare a trattare l'argomento. La lotta alla mafia oggi va fatta in modo analitico, moderno per arrivare ad una lotta alla mafia del giorno prima.
    
La strage di via d'Amelio s'interseca con la stagione delle stragi sul Continente. A Firenze, su quella stagione, ancora s'indaga. Pensa che riusciremo mai ad arrivare a una verità definita e definitiva?

La verità storica l'abbiamo già raggiunta. La verità giudiziaria no.

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