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Cronaca

Tunnel AV rimandato, la fresa "talpa" produrrebbe materiale contaminato

I lavori di scavo nel sottosuolo cittadino potrebbero essere rinviati al prossimi anno. Salta il progetto di risanamento dell'ex cava di Santa Barbara, lo "smarino" prodotto infatti potrebbe essere contaminato

Il tunnel dell’Alta Velocità, che attraverserà il sottosuolo di Firenze per sette chilometri, per adesso è rimandato ed i cantieri sarebbero fermi. E’ quanto hanno affermato il Comitato contro il sottoattraversamento e Italia Nostra in una lettera che i due comitati hanno inviato alle più importanti istituzioni locali e nazionali e agli organi di controllo. Questo ritardo sarebbe imputabile direttamente all’opera di scavo; infatti, pare che la fresa non arriverà prima della fine di quest’anno.  “Ci piacerebbe davvero che ci fossero spiegati i motivi di questo rallentamento – hanno affermato le due associazioni all’interno della lettera – vista la fretta che, nei mesi scorsi, ha giustificato il rifiuto di ogni approfondimento sulle carenze progettuali. In nome dello slogan ripetuto ogni volta che si parla di TAV a Firenze, cioè che questi sarebbero stati “cantieri di cristallo”, aspettiamo fiduciosi una risposta”.

Uno dei nodi irrisolti, che a quanto pare potrebbe mettere in discussione molte delle convinzioni fin qui assodate, pare ruoti proprio attorno al lavoro della fresa. Il tredici maggio scorso, durante il convegno fatto dall'Ordine dei Geologi, sarebbe emerso che le terre provenienti da scavo con fresa TBM sono rifiuti speciali e devono essere conferiti in discarica. E qui la cosa si complica e si infittisce: questa particolare fresa TBM, difatti, utilizza, durante i lavori di scavo, degli additivi chimici che sono rilasciati sul terreno producendo smarino (terre, rocce, proveniente dai lavori di scavo di gallerie, miniere e cave) contaminato da tensioattivi e polimeri. Tale terreno trasformato, a norma di legge (artt. 184 e 185 decreto legislativo 3 aprile 2006, n 152), deve essere considerato e quindi trattato come rifiuto speciale, e di conseguenza conferito in discarica.

E qui c’è “l’intoppo”: nel progetto per la realizzazione del tunnel è previsto che i lavori produrranno poco meno di tre milioni di metri cubi di smarino. Un milione e mezzo è previsto che vadano a risanare (cioè riempire) le ex cave di lignite di Santa Barbara. La parte restante dovrà essere sistemata in uno spazio ancora da stabilire. E’ alquanto difficile, quindi, che si possa risanare Santa Barbara con del materiale tossico; se tutto fosse confermato, il materiale estratto dovrebbe essere trasportato in una discarica fatta ad hoc. Secondo Ornella De Zordo, che ieri, durante la sessione del consiglio comunale, ha interrogato la giunta sul tema, il trasferimento di smarino “in apposita discarica, sancirebbe un’enorme lievitazione dei costi”. La consigliera di perUnaltracittà ha poi continuato: “Visti tutti questi aspetti, si capisce anche il motivo del rinvio del lavoro di scavo vero e proprio, ma è inevitabile porsi delle domande: perché non fermarsi e fare per tempo tutte le verifiche e le valutazioni necessarie? Non era quello che aveva assicurato che avrebbe fatto il Sindaco stesso, che ne ha facoltà, nel caso ci fossero state mancanze o profili di irregolarità? Ma soprattutto, perché non scegliere definitivamente la soluzione in superficie, abbandonando l’ipotesi del tunnel, le cui caratteristiche di incertezza e di pericolosità si aggravano in continuazione?”
Per adesso, l’Osservatorio Ambientale di Firenze, come affermato dall’assessore Di Giorgi, è allo scuro della vicenda è non è in possesso dei nuovi documenti emersi. Gli organi competenti si esprimeranno solo dopo la consultazione delle carte in cui sono riportati alla luce queste criticità.
 

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