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Cronaca

Olocausto: Firenze - Auschwitz, 506 studenti nel Treno della Memoria

Nel convoglio studenti di 82 scuole superiori toscane. Con loro Enrico Rossi, ex deportati, rappresentanti della comunità ebraica: "Le razze non esistono. Esistono i razzisti"

E’ partito ieri dalla stazione di Santa Maria Novella il Treno della memoria. Da Firenze ad Auschwitz per non dimenticare e per guardare dritto in faccia l’abisso della storia. Cinquecento studenti provenienti da 82 scuole di tutte le province toscane pronti a misurarsi con il male assoluto, l’incomprensibile. Un viaggio in Polonia indietro nel tempo per 506 studenti delle scuole superiori ma anche per 83 insegnanti (quasi tutti alla loro prima esperienza), 51 studenti universitari, sette rappresentanti del Parlamento regionale degli studenti. Con loro anche il presidente della Toscana Enrico Rossi, ex deportati a portare la loro testimonianza (le sorelle Andra e Tatiana Bucci, il partigiano Marcello Martini, il soldato internato Antonio Ceseri, e per la prima volta il regista e scampato al Ghetto di Varsavia Marian Marzynski, col suo docu-film sulla vita nel ghetto), rappresentanti delle istituzioni (per il Consiglio regionale il consigliere Enzo Brogi), delle comunità ebraiche, delle comunità Rom, di associazioni lgbt.

“Con iniziative come il Treno della memoria – ha dichiarato il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi – vogliamo dare un contributo ad un’Europa nuova, diversa, ad un mondo dove prevalgano i diritti, dove ci sia il rispetto della persona per contrastare quello che da noi ma anche in alcuni Stati europei cresce, prende nuovamente piede. Si parla tanto di economia in questa Europa, si parla troppo poco di diritti della persona e di diritti sociali e senza diritti sociali e diritti della persona saltano anche le libertà democratiche, e se salta e si corrompe la democrazia vanno in questione i grandi valori”.

Rossi ha sottolineato con forza la necessità di ricordare per non ripetere citando anche i fatti più recenti e drammatici che hanno avuto origine dal razzismo e dall'intolleranza, come l'omicidio dei senegalesi Modou Samb e Mor Diop e il ferimento di altri due connazionali da parte dell'estremista di destra Gianluca Casseri. “I fantasmi del passato tornano e tornano soprattutto nei periodi di crisi – ha continuato Rossi – quando c’è difficoltà, disoccupazione, quando i diritti sociali si comprimono e la democrazia sembra restringersi e quelli che vogliono giocare sulla paura ritirano fuori i fantasmi del passato, i fantasmi del razzismo, l'odio per il diverso se è nero, se è donna o omosessuale. Questo corrompe il tessuto sociale e può portare a quei fenomeni abominevoli e aberranti che possiamo vedere visitando i campo di sterminio. Bisogna quindi tenere aperto il circuito della memoria per rinsaldare dentro di noi prima di tutto la consapevolezza dell'impegno che dobbiamo profondere per tutelare la democrazia e la Costituzione nel nostro Paese e anche per costruire un'Europa diversa. Abbiamo bisogno non solo di un'Europa che parla di moneta e di spread, abbiamo bisogno di un'Europa che parli di lavoro, di diritti della persona e anche di democrazia se pensiamo cosa avviene in alcuni Stato che aderiscono all'Europa, come l'Ungheria e la Romania e non solo”.

Tra gli studenti c’è anche chi porterà qualcosa della propria città. A Prato, nota nel mondo per il tessile, nella scuola storica di periti tessili, hanno preparato un drappo di tela scura da lasciare al campo della memoria di Auschwitz. I ragazzi si sono preparati accuratamente prima della partenza. Le scuole (82 quelle presenti sul treno, da tutte le province toscane) hanno organizzato lezioni tematiche. Spesso nel pomeriggio, in aggiunta al normale orario. E non solo di storia, anche di economia, sociologia, psicologia, religione. Perché l’Olocausto, la Shoah e il sistema dei campi di sterminio è un fenomeno complesso.

C’è anche chi ha studiato come i lager sono stati taciuti, fino agli anni Sessanta, e poi raccontati. In tanti volevano salire sul treno ed hanno partecipato alle lezioni. Alcune scuole hanno scelto sulla base della pagella, privilegiando gli studenti con i voti migliori. Altri, come al convitto Cicognini di Prato, hanno guardato alla motivazione. E siccome, anche tra i motivati, il numero era troppo grande, alla fine hanno tirato a sorte. Zainetto celeste, un pacco di libri dentro e la spilla con la stella e gli altri simboli colorati con cui i nazisti identificavano i prigionieri, i ragazzi del treno della memoria hanno realizzato per l'occasione anche degli striscioni che porteranno per tre giorni: ''Le razze non esistono. Esistono i razzisti'' c’è scritto su uno, citazione di Rita Levi Montalcini, e poi ''No al negazionismo''.
Al binario 16, dove ieri i ragazzi sono stati radunati prima della partenza, prossimamente sarà inaugurato un monumento alla memoria dei deportati fiorentini. Gli studenti dell'Accademia di Belle arti hanno preparato cinquantuno bozzetti. Sono su internet e una commissione presto sceglierà il vincitore. ''Nel giorno della memoria, giorno della società civile, il nostro compito come Comunità ebraica è di testimoniare ed essere presenti affinché le nuove generazione ricordino e conoscano - ha detto stamane Sara Cividalli, presidente della Comunità ebraica di Firenze -. Questo affinché si sviluppi una vera coscienza storica perché quello che è stato non accada nuovamente, per nessuno e mai più”.

“Sono molto turbata - ha aggiunto - ed il mio cuore è pesante. Da qui partirono nel novembre del 1943 oltre 300 ebrei ammassati nei vagoni con destinazione Auschwitz. Da qui sono partiti i cugini di mia madre, i loro figli ancora bambini, di qui sono partiti tanti parenti, una grande famiglia che non ho mai conosciuto. - ha continuato Cividalli. - Già dal settembre del 1943 si era scatenata a Firenze la caccia all'uomo da parte dei tedeschi, caccia all'uomo che portò alla deportazione di centinaia di persone. Non dobbiamo negare e sottovalutare anche la responsabilità italiana, non solo del governo centrale, ma anche della burocrazia locale e dei singoli e questo rende ancor più grato il nostro ricordo di coloro che a costo di gravi rischi e sacrifici personali salvarono tante vite”.

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