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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Traffico internazionale di stupefacenti: sequestrati 700 kg di droga, venti arresti. Tutto ruotava attorno a Firenze

Vasta operazione della guardia di finanza. Smantellata una vera e propria organizzazione criminale: agiva anche durante il lockdown

I militari del comando provinciale della guardia di finanza di Firenze e dello 'Scico' (Servizio centrale investigazione criminalità organizzata) di Roma stanno dando esecuzione a un’ordinanza emessa dal gip di Firenze, richiesta dalla direzione distrettuale antimafia di Firenze, con cui sono stati disposti 10 provvedimenti di custodia cautelare, di cui 6 in carcere e 4 ai domiciliari, e il sequestro preventivo di beni per 650mila euro, in relazione alle ipotesi di associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, autoriciclaggio ed indebita percezione di erogazioni pubbliche.

Le attività odierne - che si inquadrano in un più ampio contesto di esecuzioni di misure custodiali da parte anche delle procure di Trento, Bologna e Potenza con l’ausilio del coordinamento della direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dnaa) - sono in corso di esecuzione in Italia nelle province di Firenze, Prato, Bologna, Milano e Bergamo con la collaborazione dei rispettivi reparti del corpo e, sotto il coordinamento di Eurojust, in Spagna nella città di Barcellona e nel Regno Unito a Londra a seguito dell’emissione di specifici mandati di arresto.

Al centro un commercialista fiorentino

In particolare, sulla base degli elementi sinora raccolti e come vagliati dal tribunale, gli indagati avrebbero costituito un sodalizio criminoso - composto quasi esclusivamente da soggetti nati e domiciliati in provincia di Firenze - dedito alla commercializzazione di ingenti quantitativi di hashish e marijuana in Toscana, Emilia- Romagna e Lombardia; i proventi del traffico sarebbero poi stati reimpiegati sfruttando la professionalità di un commercialista fiorentino.

Immobili come depositi di droga

Quest’ultimo, facente parte dell’organizzazione criminale, si sarebbe occupato della stipula, sotto falso nome, di contratti d’affitto di immobili nel Comune di Firenze che venivano adibiti a depositi di droga, avrebbe poi consentito il riciclaggio di taluni proventi e, infine, l’assunzione fittizia alle proprie dipendenze di uno dei sodali al solo fine di permettergli di poter dimostrare una posizione lavorativa regolare e di beneficiare indebitamente della cassa integrazione e della disoccupazione.

Per lo più fiorentini

Le indagini, dirette dalla procura della Repubblica di Firenze e svolte dal Goa (Gruppo Operati-vo Antidroga) del Gico di Firenze con il supporto dello Scico, hanno documentato che l’organizzazione, che ha operato attivamente anche nel periodo di lock-down, era costituita da soggetti per lo più fiorentini con compiti e ruoli ben definiti.

I vertici dell’organizzazione stabilivano strategie e canali di rifornimento, luoghi di detenzione e stoccaggio, prezzi di vendita della sostanza stupefacente, nonché i destinatari della stessa; un loro referente fidato gestiva i depositi di droga, il trasferimento del narcotico nei diversi luoghi di stoccaggio e si occupava della preparazione delle partite di droga da consegnare ai clienti ricevendo il corrispettivo delle cessioni; numerosi corrieri erano incaricati delle operazioni di consegna dello stupefacente e fungevano da “custodi” nei vari luoghi di stoccaggio della droga.

Nel corso di varie operazioni condotte durante le indagini sul territorio nazionale, tra il 2021 e il 2022, sono stati sottoposti a sequestro 685 kg tra hashish e marijuana oltre ad una piantagione composta da 822 piante di marijuana e 10 ulteriori soggetti sono già stati tratti in arresto in flagranza di reato in tali occasioni (20 dunque il totale degli arrestati) per aver trasportato ingenti quantitativi di sostanza stupefacente.

Sotto sequestro infine beni per un valore di oltre 650mila euro, tra i quali un immobile ubicato a Firenze, in relazione ai proventi derivanti dalla cessione di stupefacente, al reato di autoriciclaggio e a causa della sproporzione fra i redditi dichiarati dagli indagati rispetto al patrimonio posseduto.

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