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Cronaca Le Cascine / Via Circondaria

Tav: dentro la Stazione Foster. "Da gennaio le terre del cantiere a Cavriglia"

Il responsabile per Rfi del passante fiorentino: "Per i 770 mila metri cubi di terra del cantiere Ex Macelli abbiamo tutte le autorizzazioni"

“Quello delle terre non è l’obiettivo finale. Il tema è complicato e noi, naturalmente, rispetteremo le normative. L’obiettivo è quello di scavare i due tunnel del passante fiorentino e qui costruire una stazione per l’alta velocità”. È questa la filosofia di pensiero di Francesco Bocchimuzzo, il responsabile per Rfi dei lavori sul nodo Tav a Firenze.  Il “qui” sta per l’area conosciuta in città come l’area degli ex Macelli, quel pezzo di terra che si sviluppa su una superficie di oltre 45mila metri quadri, perimetrato da via Circondaria, via del Romito, viale Belfiore e viale Redi. In mezzo, a due passi dalla stazione di Rifredi, un cassettone (o ‘camerone’) lungo 450 metri, largo 50 e profondo 25. Un ‘checkpoint’ visionario, disegnato e progettato da Norman Foster, pensato per accogliere i 4 treni velocissimi che attraverseranno Firenze passando dal sottosuolo.

Questa mattina per la prima volta, il cantiere, grazie all’incontro organizzato dal Comitato di garanzia per l’informazione e la comunicazione del nodo Av di Firenze, presieduto dal professor Carlo Sorrentino, è stato fatto visitare alla stampa. I lavori per l’edificazione di quest’opera faraonica, che costerà circa 350 milioni di euro, sono iniziati nel 2010. In circa due anni sono state ultimate le paratie laterali del camerone vero e proprio. Un contorno in cemento che non si vede, se non per qualche metro stile cordolo, ma c’è. Gli oltre 350 diaframmi ci sono; il tempo, o meglio lo scavo, ne rivelerà l’esistenza. Si perché per la Foster Rfi, la committente dei lavori, e Novadia, la contraente generale dell’opera, hanno scelto una metodologia di lavoro innovativa, la cosiddetta ‘top-down’, nella quale, come spiegato dallo stesso ingegner Bocchimuzzo, “prima si realizzano le parti superiori dell’opera interrata, poi progressivamente, man mano che si scava e quindi si scende di livello, quelle inferiori”. In questo modo gli ingegneri e progettisti  ritengono scongiurato l’effetto Bologna. La disgraziata via Carracci dove il camerone è stato fatto dopo lo scavo, arpionandolo al terreno con dei tiranti che in pratica hanno creato una sorta di effetto terremoto sulle abitazioni vicine. QUI IL REPORTAGE IN VIA CARRACCI

Fatti i diaframmi, tolti i primi 5 metri di terreno – sverzato interamente in discarica – adesso la palla è passata alle trivelle: 491 in tutto i pali di cemento armato che andranno a dare forza alle fondamenta. Fori dal metro ai due metri di diametro, fondi 50 metri. In 250 di questi verranno calate delle colonne di sostegno in acciaio, con tanto di spunzoni e alette per aggrapparle meglio al terreno. Poi saranno posizionate le travi a ventaglio che se da una parte sorreggeranno le pareti ai lati, dall’altra sono state pensate da Foster per far arrivare la luce alle banchine inferiori. A ventaglio, indirizzate cioè su un unico vertice per creare quell’effetto buco che agevolerà il cammino dei raggi solari. “Lo studio del percorso della luce – ha continuato Bocchimuzzo – è il capolavoro di Foster. Ogni luminosità presente in superficie sarà trasmessa al piano banchina”. Il tutto grazie ad una copertura vetrata avveniristica, l’unica parte della struttura esterna e visibile (alta nel suo punto massimo 18 metri). Un tetto in vetro che conterrà gli spazi per le attività commerciali previste al piano zero; un mezzanino, il piano -1, adibito a funzioni connettive e di movimento, con tanto di ascensori e scale mobili; ed infine le banchine dei treni, la stazione vera e propria, più bassa di circa 22 metri la superficie.

Piantate le colonne, posizionate le travi, comincerà lo scavo vero e proprio. La terra tolta farà spazio ai solai, fino alle rotaie vere e proprie. E di materiale da togliere ce ne sarà molto. Circa 770mila metri cubi destinati alla cava di Santa Barbara, a Cavriglia, in provincia di Arezzo. Terra nelle carte indirizzata alla realizzazione di due colline schermo artificiali all’interno del progetto di riqualificazione dell’area a firma Enel. Due montagnole ‘pesanti’ oltre 2 milioni di metri cubi di smarino. In pratica l’intero pacchetto del passante fiorentino: tunnel e stazione.
Ma qui la cosa si fa spinosa. Ancora a Cavriglia non è arrivato un treno. Tutto è andato su gomma e a discarica. Il problema? Le terre di scavo appunto: sottoprodotti o rifiuti? Una questione che interessa il lavoro della fresa Monna Lisa, che affetterà il terreno per la realizzazione dei due tunnel, non la Foster. “La terra di questo cantiere – sottolinea Bocchimuzzo – ha tutte le autorizzazioni per essere portata a Cavriglia. Si tratta della stessa terra ma lavorata in maniera differente rispetto a quanto fatto dalla fresa”. Pronto da tempo il corridoio attrezzato, pronto il raccordo ferroviario di San Giovanni Valdarno, rimesso in sesto per il trasloco dei materiali. Ma i vagoni dai Macelli non solo non partono, non ci sono. “Questione di produzione” assicura l’ingegnere. “Quando avremo finito con le trivellazioni – spiega – cominceremo a scavare e la terra da qui sarà spostata tutta su rotaia. Prevediamo di fare il primo viaggio a gennaio”. Intanto però si trivella in profondità. E la terra trivellata viene ammassata e caricata sui camion. Direzione? Discariche, come quella di Selvotta a due passi da Roma. Si tratta infatti di materiale 01-0599 (rifiuti non specificati altrimenti). Caricati su una "ventina di camion", ogni giorno complessivamente escono dal cantiere Macelli circa 400 metri cubi di rifiuti. “È una quantità residuale – continua Bocchimuzzo – che riguarda solo la lavorazione dei pali di fondazione”.

Tav: dentro al cantiere della stazione Foster

Ma se ai Macelli le terre di scavo hanno ottenuto semaforo verde, da Campo di Marte ancora tutto tace. La ‘talpa’ è ferma in attesa del lascia passare del Ministero dell’Ambiente. Come girano i denti della fresa, così il dibattito gira attorno a Monna Lisa. Si perché da quei denti vengono iniettati sul terreno da grattare agenti schiumogeni per ammorbidire l’ostacolo. Proprio per questo c’è bisogno di un interprete legislativo per la classificazione. Fino ad ottobre i materiali scavati con questa metodologia erano considerati rifiuti. La nuova legge (il Dm 10 agosto 2012, n. 161, in vigore da sabato 6 ottobre), allarga le maglie della ‘filiera’ ma ha bisogno di un passaggio chiave sull’asse azienda – ministero. Chi lavora deve presentare il piano di utilizzo delle terre al ministero. Il ministero a sua volta ha 90 giorni per approvarlo. “Noi abbiamo – conclude Bocchimuzzo – presentato il piano due giorni dopo l’entrata in vigore della norma, l’otto di ottobre. Entro l’otto gennaio i nodi saranno tutti sciolti”. Rfi e Novadia si augurano che il ministero non trovi il piano difforme dal decreto. A quel punto le lame della ‘talpa’ comincerebbero a ruotare. Ma c’è un ultimo però, tutto politico. Il passo indietro di Monti ha delegittimato nei fatti governo e ministeri. Giusto il tempo per la legge di stabilità e poi via di corsa alle urne. L’ok ministeriale, da qui in poi, non è più una questione politica ma tecnica, dicono da Rfi. E qui il però: chi sarà quel dirigente che in questo passaggio delicato e di transizione apporrà la firma sullo smaltimento delle terre fiorentine? Ai posteri….

DENTRO AL CANTIERE FOSTER

LE TERRE DESTINATE A DISCARICA

 

 

 

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