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Alta Velocità, i rifiuti del Mugello, la relazione di Arpat sulle verifiche

Indagine partita dal ritrovamento di tonnellate di rifiuti stoccati all'interno di una cava dismessa nell'area del Mugello

500”, questo il titolo dell'operazione svoltasi a febbraio che deriva proprio dal nome del rifiuto trafficato definito “polverino 500 mesh”; un particolare residuo di lavorazione che invece di essere correttamente smaltito veniva venduto come un sottoprodotto accompagnato da una scheda tecnica contenente informazioni non rispondenti alla vera natura e composizione del rifiuto.

L'indagine del Corpo Forestale di Firenze e dell’ARPAT è partita dal ritrovamento di circa 1300 tonnellate di rifiuto contenute in grossi big bags stoccati all'interno di una cava dismessa nell'area del Mugello. 

I primi di luglio 2014 i tecnici del Dipartimento ARPAT di Firenze, unitamente al personale del Corpo Forestale dello Stato e con il supporto tecnico di personale e mezzi della Protezione Civile della Provincia di Firenze, in esecuzione al decreto di ispezione delegata dal Dott. L. Bocciolini della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, hanno proceduto all’ispezione dei rifiuti presenti. 
Durante i primi accertamenti, nel corso della movimentazione del materiale, è stata evidenziata la presenza di rifiuti di varia colorazione e di natura diversa rispetto al materiale di copertura. Arpat ha prelevato 7 campioni avviati subito dopo ad analisi presso i laboratori della Agenzia.
 In base ai primi risultati analitici i rifiuti campionati, indebitamente stoccati nel capannone, risulterebbero classificabili come speciali non pericolosi, questi hanno comunque un contenuto significativo di metalli pesanti e di Idrocarburi, per questo è stata ribadita al Comune la necessità che sia provveduto al più presto all’allontanamento e messa in sicurezza dei rifiuti. Sono tuttora in corso le indagini di polizia giudiziaria riguardo l’origine dei rifiuti e sui soggetti responsabili dell’illecito smaltimento. 

“Nella cava era stato depositato smarino – spiega Arpat in una nota - proveniente dai lavori dell’Alta Velocità ed altri fanghi sempre connessi con gli stessi lavori. A seguito di controlli analitici effettuati nel 1999-2000 una parte di questo materiale risultò contaminata dando il via ad un procedimento di bonifica. A seguito di questo una parte del materiale fu rimossa ed allontanata come rifiuto, la restante parte, dopo apposita analisi di rischio fu lasciata in loco”.

L’ex stabilimento della Soc. Calce Paterno, nel Comune di Vaglia è costituito da due zone, quella dove si svolgeva la produzione della calce ventilata e quella di cava. L’attività di estrazione della Cava Paterno è passata da varie fasi di escavazione che si sono succedute nel tempo fino al maggio 2000 quando è stata sospesa. Il materiale estratto veniva lavorato in loco prevalentemente per la produzione della Calce Paterno. 

“Nel 1998 era autorizzata una attività in regime semplificato per l’uso di scarti di lavorazione, tra i quali fanghi da trattamento acque potabili, mediante impianto di arrostimento del calcare. Oltre a tale flusso consentito la Ditta utilizzò anche fanghi di recupero dalle acque di galleria dei lavori della alta velocità sebbene tale flusso di materiale non fosse neppure autorizzabile in regime semplificato.
 Nel 1999 l’autorizzazione fu revocata a seguito di controlli dell’ex Servizio Sub-provinciale Mugello- Piana di Sesto ARPAT che accertarono l'utilizzo non autorizzato di fanghi di recupero dalle acque di galleria dei lavori della alta velocità.
La produzione di calce proseguì fino circa al 2005. Successivamente agli interventi della Agenzia del 2000 non ci sono evidenze di situazioni anomale e neanche dopo che le lavorazioni erano cessate (2005), né risultano agli atti di ARPAT esposti correlabili a tale insediamento.

L’esposto. Nel giugno 2013 ARPAT riceve segnalazione della presenza di “numerosi sacchi bianchi depositati nell’area del cementificio annesso alla cava in località Paterno, contenenti materiale non meglio descritto e l’evidenza di fumo e fiamme provenire dalla stessa area”.
ARPAT assieme al Corpo Forestale dello Stato (CFS) di zona, al quale era pervenuto analogo esposto, effettua un primo sopralluogo nell’area ex Calce Paterno srl oggetto della segnalazione .

Durante il sopralluogo vengono rinvenuti “vari rifiuti abbandonati alla rinfusa all’interno dell’area della ex Cava (da demolizione, ingombranti, fusti di oli esausti veicoli fuori uso ecc) e punti limitati di incenerimento, 1300 big bags contenenti materiale identificato come polverino 500 mesh e proveniente da una ditta della Provincia di Massa Carrara, un capannone, adiacente i vecchi forni utilizzati per la produzione della calce, interamente occupato da materiale di tipologia e colore varia e quantità tale (circa 4000 m3, volume stimato tenendo conto delle dimensioni della struttura che si sviluppa per circa 44 metri x18 metri per oltre 5 metri di altezza) da fuoriuscire in parte dal capannone. Parte della copertura risulta crollata. In generale uno stato di degrado dell’area e delle strutture - manufatti a servizio delle attività delle precedenti lavorazioni, compresa una cabina elettrica disattivata. In tale situazione non si può escludere la presenza anche di manufatti interrati e di zone impermeabilizzate.

Di conseguenza ARPAT richiede al Sindaco del Comune di Vaglia urgenti provvedimenti per la messa in sicurezza dei rifiuti rinvenuti e la loro classificazione, e contestualmente informa per conoscenza la Provincia di Firenze e la ASL. Il Comune emette due ordinanze che recepiscono il parere di ARPAT e successivamente, a seguito di istanza delle parti, concede una proroga di 60 giorni dei termini imposti.

Il piano di rimozione rifiuti è carente ed ARPAT richiede approfondimenti ed integrazioni che devono, secondo ordinanza del 16.01.2014 pervenire al Comune entro 30 giorni. Nel frattempo nel febbraio 2014 la Procura dispone il sequestro dell’area in oggetto e indagini delegate di approfondimento. Successivamente al sequestro vengono ritenute ancora inadeguate le proposte per la rimozione rifiuti e di conseguenza emessa l'ulteriore ordinanza n.12 del 16 aprile 2014.

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