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Cronaca Campo di Marte

Inchiesta sui cantieri Tav: Maria Rita Lorenzetti agli arresti domiciliari

A carico dell'ex presidente della Regione Umbria, oggi numero uno di Italferr, verrebbero ipotizzati i reati di corruzione e associazione per delinquere. Lorenzetti ha sempre sostenuto la correttezza del proprio operato

Questa mattina, nell’ambito dell’indagine della Procura di Firenze sui cantieri Tav, la stessa che pose i sigilli a ‘Monna Lisa’, la mega talpa (una fresa) costruita per scavare i due tunnel dedicati all’Alta Velocità nel sottosuolo fiorentino, Maria Rita Lorenzetti, presidente di Italferr, è stata messa agli arresti domiciliari. A suo carico verrebbero ipotizzati i reati di corruzione e associazione per delinquere. Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria, ha sempre sostenuto la correttezza del proprio operato. Con lei, interessate alla stessa misura restrittiva, altre 5 persone su un totale di 31 indagati.

Oltre che per l'ex presidente il gip ha deciso gli arresti domiciliari per Gualtiero (detto Walter) Bellomo, membro della commissione Via del ministero dell'Ambiente;  Furio Saraceno presidente di Nodavia; Valerio Lombardi, tecnico di Italferr; Alessandro Coletta, consulente, ex membro dell'Autorita' di vigilanza sugli Appalti pubblici; Aristodemo Busillo, della societa' Seli di Roma, che gestisce la grande fresa sotterranea.

Il gip ha respinto la richiesta del carcere, fatta dai pm, per Bellomo. Inoltre ha deciso la misura interdittiva di due mesi dallo svolgimento di attività per società ed enti di appartenenza a carico dei dirigenti della CoopSette di Castelnuovo di Sotto (Reggio Emilia) Alfio Lombardi, Maurizio Brioni, Marco Bonistalli, del presidente del cda di Seli Remo Grandori e dell'ad di Italferr Renato Casale. Nessuna misura interdittiva, diversamente da quanto chiesto dal pm, per Piero Calandra, membro dell'Autorità di vigilanza per i Lavori pubblici, che sarà interrogato dal gip il 25 settembre. 

LORENZETTI - ''Grazie al ruolo'' di presidente di Italferr e ''alle entrature politiche'' come ex presidente della Regione Umbria e membro della direzione nazionale del Pd, Maria Rita Lorenzetti ''dovrà perseguire tre obiettivi precisi di comune interesse che diventano per cio' stesso le finalita' dell'organizzazione criminale'' scrive il gip di Firenze Angelo Pezzuti nell'ordinanza in cui dispone i domiciliari.

Maria Rita Lorenzetti, scrive Pezzuti, ''con la collaborazione della struttura operativa di Italferr (Lombardi e Casale) e della struttura imprenditoriale di Nodavia (Coopsette, con Saraceno e poi Alfio Lombardi, Brioni, Bonistalli) dovrà ''far in modo che grazie a modifiche normative ed accomodanti disposizioni delle pubbliche amministrazioni a copertura del loro operato, la gestione degli scarti della fresa (per scavare il tunnel sotto Firenze, ndr) sia fatta in deroga alla disciplina sui rifiuti''; ''risolvere positivamente le problematiche insorte, anche penali, relative alla scadenza dell'autorizzazione paesaggistica dell'opera''; ''ottenere il massimo riconoscimento possibile delle riserve contrattuali poste dagli appaltatori (Nodavia e le società subappaltatrici, ndr) per una maggiorazione delle spettanze economiche di centinaia di milioni di euro aggiuntivi rispetto al prezzo di aggiudicazione'', ''ottenendo i favori e la disponibilità di pubblici funzionari organicamente coinvolti nell'associazione'' a delinquere.

Nell'ordinanza il gip precisa anche che "l'emanazione del decreto sulle terre'' di scavo dal tunnel della Tav sotto Firenze ''è vista'' dal gruppo dominato da Maria Rita Lorenzetti, ''come snodo fondamentale per incominciare i lavori'' e ''non viene presa in considerazione altra soluzione che possa essere rispettosa dell'attuale disciplina vigente''.

''Lorenzetti si è molto impegnata per l'emanazione del decreto sulle terre'' ed ''ha seguito tutte le fasi della sua approvazione influendo in ogni modo per la sua conclusione favorevole''. Il decreto del ministero modifica lo status delle terre di scavo, considerate rifiuti da smaltire in discarica, in sottoprodotti. Una questione di cui si occupa l'ex presidente delle Regione Umbria attraverso un'attività di persuasione per la quale si avvale di altri co-indagati. Parlando con Renato Casale di Italferr, Lorenzetti viene intercettata dai carabinieri del Ros di Firenze in cui dice che ''il decreto deve definire le condizioni in base alle quali terre e rocce da scavo si possono considerare sottoprodotti'' e non rifiuti: un vantaggio per lo smaltimento giacché il sito individuato, l'area ex mineraria di Santa Barbara, in Toscana, non è qualificata come discarica e quindi non avrebbe potuto ricevere le terre. Per arrivare al decreto che qualifica le terre di scavo in modo diverso dalla normativa (rifiuti) Lorenzetti si sarebbe attivata presso ministero dell'Ambiente, tramite il geologo, co-indagato, e anche lui ai domiciliari, Gualtiero (Walter) Bellomo, presso il Consiglio di Stato, la Regione Toscana.

CODACONS - Il Codacons ha annunciato che si costituira' parte civile nella vicenda: "E' nostra intenzione tutelare gli interessi degli utenti del servizio ferroviario, attraverso la costituzione di parte civile" spiega in una nota il presidente Carlo Rienzi. "Da quanto emerso in queste ore - ha aggiunto -, sembrerebbe infatti che la vicenda riguardi anche il delicato fronte della sicurezza dei trasporti sul tratto toscano della Tav. A quanto si apprende i lavori per l'alta velocita' in Toscana sarebbero stati eseguiti senza rispettare le norme di sicurezza e ambientali e utilizzando materiale scadente per le paratie ignifughe delle gallerie, mentre lo smaltimento dei residui di scavo non sarebbe avvenuto in modo corretto. Proprio a garanzia degli utenti chiediamo verifiche urgenti sulla Tav toscana, ad opera di soggetti terzi e imparziali, al fine - conclude Rienzi - di accertare il livello di sicurezza dei lavori realizzati sulla linea e sanare eventuali criticita'".

 

TAV: IL SEQUESTRO DI 'MONNA LISA'

INCHIESTA TAV: LE INTERCETTAZIONI DELL'INCHIESTA 1

INCHIESTA TAV: LE INTERCETTAZIONI DELL'INCHIESTA 2

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