Tav, le intercettazioni sulla scuola Rosai: "I dati non li controllavamo"
Saraceno, presidente di Nodavia: "Per fortuna si è rivelata una crepetta ma se per caso succedeva qualcosa di più grosso". E sulla galleria i tecnici: "Dobbiamo taroccà"
“Se noi l’alzavamo di un metro e la facevamo proprio crollare, cioè giù a terra, noi non ce ne saremmo manco accorti perché cioè i dati, i dati non li controllavamo”. Lo dice in un’intercettazione il presidente di Nodavia, Furio Saraceno, vincitrice dell'appalto per il nodo fiorentino dell'alta velocità, parlando delle crepe provocate dagli scavi in una scuola fiorentina, l'Ottone Rosai. “La cosa preoccupante – spiega Saraceno l'8 marzo 2012 in un'intercettazione riportata nel decreto di convalida del sequestro di circa 8 milioni e mezzo di euro per il pagamento della 'talpa' – non è il fatto di aver fatto una crepa alla scuola che fa morir dal ridere, è il fatto proprio, è il sistema dell'organizzazione”.
I dati dei monitoraggi sulle conseguenze degli scavi, “li inserivamo con una settimana – spiega Saraceno – dieci giorni di ritardo. Per fortuna, cioè la scuola si è rivelata una crepetta che fa morì dal ridere e l'abbiamo parata così, ma se per caso succedeva qualcosa di più grosso...”. Dagli atti emerge che il 29 agosto 2011 alla scuola Ottone Rosai viene superata la “soglia di allerta” – per i movimenti dell'edificio – ma fino al 12 settembre gli indagati “omettevano di disporre la sospensione dei lavori e ogni altra misura cautelativa di messa in sicurezza dei luoghi”. Fra l’altro – annota il gip – i lavori sono stati fatti durante le lezioni scolastiche, violando le prescrizioni secondo cui dovevano essere fatti quando gli alunni non erano a scuola.
EFFETTI MEDIATICI – Nella scuola si formano le crepe, mentre il materiale messo durante i lavori di scavo a copertura della gallerie ha qualche difficoltà a superare i test di resistenza in caso di incendio, ma gli imprenditori cercano di nasconderlo temendo in alcuni casi l'effetto mediatico, in altri, come scrive il gip, “gli oneri economici” e il “disastro economico”. “La preoccupazione di Valerio Lombardi”, tecnico Italferr, scrive il gip, “non è legata ai rischi conseguenti le modalità di svolgimento dei lavori da parte di Nodavia”, la società vincitrice dell'appalto, “ma esclusivamente alle conseguenze che potrebbero derivare sul progetto qualora la notizia delle lesioni nella scuola fosse resa pubblica”: “Ora ci attaccheranno – dice Lombardi in un'intercettazione – ci massacreranno su questa cosa, è un danno d'immagine”.
Il presidente di Nodavia, Furio Saraceno, “è solo preoccupato per una eventuale interruzione dei lavori e quindi per i conseguenti oneri economici maggiori che sarebbe chiamato a sostenere”. In un’intercettazione spiega: “Per me fermarmi, rifare il campo, sono costi in più... è una commessa che soffre”. Riferendosi ai conci, il materiale per i rivestimenti delle gallerie, Aristodemo Busillo, della Seli (l'azienda che ha fornito la fresa), invita un consulente che deve stilare una relazione a omettere che durante i test si è verificato troppo velocemente lo spalling (il collasso del materiale ad alte temperature): ''Non dobbiamo farci scartare i 100 anelli che abbiamo prodotto – spiega in un'intercettazione – sennò buttiamo via qualche centinaio di milioni di euro”.
LA LETTERA DI PROTESTA DELLE MADRI DEGLI ALUNNI
DOBBIAMO TAROCCA’ – Ci sono le intercettazioni sulla scuola, ma in giornata sono comparse anche quelle sulla galleria. Secondo la magistratura il rivestimento delle gallerie non sarebbe conforme a quanto previsto dal contratto, Per questo durante un test sulla resistenza al calore “si è verificato troppo presto il fenomeno dello spalling”, cioè il collasso del materiale. A ricordarlo è sempre il gip riportando alcune intercettazioni in cui gli indagati parlano di “magheggio”, “taroccà”, “grossa gabula progettuale”. In una intercettazione, alcuni tecnici della Seli, riferendosi al materiale di rivestimento si sfogano: “Dobbiamo taroccà, dobbiamo ‘mette’ più acqua manualmente quando loro non se ne accorgono, altrimenti noi non lavoriamo”.
LA PROTESTA DEI NO TAV IN CONSIGLIO REGIONALE
Poi, discutendo sulla possibilità di cambiare le ‘dosi’, un interlocutore spiega: “Non possiamo fare un magheggio, ufficializzando un dosaggio di due chili e poi in stabilimento ce la giostriamo noi e ne mettiamo uno e otto”. Sempre riferendosi agli ‘ingredienti’ della miscela, un tecnico Seli, Aristodemo Busillo, parla di “una grossa gabula progettuale perché – spiega – nel progetto si parla di inerte siliceo in realtà usiamo calcare, però non ne è accorta ancora credo Italferr”. I risultati del test sulla resistenza al fuoco? “Sono devastanti”, sintetizza un indagato ‘traducendo’ l’opinione di un perito. Non sembrano migliori alcuni componenti della fresa, come le guarnizioni, che non sono originali. “È un lavoro fatto con i piedi”, dice un indagato al telefono. L’altro gli risponde: “Molto con i piedi”. La previsione? “Come facciamo il metro piscia olio 'sta macchina'”.