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Cronaca

Sequestro Tav, il giorno dei comitati del no: "E' la politica che ha fallito"

I No Tav hanno ribadito la loro richiesta: blocco immediato dei lavori. Rossi e Barducci difendo la strategicità dell'opera. E Renzi? "La salute dei cittadini prima dei soldi"

Ieri la frana giudiziaria si è abbattuta sui cantieri del passante ferroviario della Tav a Firenze. La procura ha fatto irruzione sul nodo fiorentino e non solo ha messo i sigilli ai lavori, ma ha aperto un vero e proprio dibattito in città.

Secondo i comitati che da anni si battono contro l’edificazione dell’infrastruttura dedicata ai treni dell’Alta Velocità l’azione della magistratura è traducibile con “il fallimento della politica”. È questo in estrema sintesi il pensiero degli esponenti fiorentini dei comitati contro i tunnel per i convogli AV. A fianco dell’analisi una richiesta rivolta alle istituzioni: bloccare immediatamente i lavori.

In una conferenza stampa, i rappresentanti dei comitati hanno criticato, in particolare, le affermazioni del governatore della Toscana Enrico Rossi secondo il quale i lavori dovrebbero invece riprendere al più presto. “Fermare il progetto non è uno spreco, l'alternativa c’è, basta passare in superficie, potenziare il servizio locale e preservare il territorio”, spiega Sandro Targetti che vorrebbe le dimissioni non solo di Rossi, ma anche del sindaco Matteo Renzi e del presidente della Provincia Andrea Barducci e tuona contro le cooperative impegnate nell’opera e “sostenitrici del centrosinistra”.

DE ZORDO – “Avevamo da tempo sollevato il problema che alcuni passaggi sui controlli non tornavano, perché gli enti locali con i loro uffici tecnici non ci hanno mai risposto?”, si chiede Ornella De Zordo secondo la quale ''si è assunto per partito preso che quest’opera dovesse essere fatta ad ogni costo. Forse – ha continuato – stata importante ma... per le casse dei casalesi”. Alle responsabilità degli enti locali, De Zordo aggiunge anche quelle nazionali perché, a suo avviso, “deve essere completamente rivista la legge sugli appalti”.

ROSSI – Chiamato in causa dagli attivisti, Rossi, ha replicato riaffermando quello che aveva già detto ieri: “I lavori per la Tav devono essere ripresi al più presto possibile”. “Il fatto che siano bloccati – ha sottolineato intervenendo all’assemblea di Legacoop Toscana – vuol dire che ci sono 300 lavoratori che non lavorano. Noi non possiamo perdere l'Alta Velocità e la stazione, perché sono opere di carattere nazionale”. Il punto, ha aggiunto Rossi “è che ci sono accuse pesanti sul cantiere: è bene che siano verificate, ovviamente, e che poi si riprenda in condizioni trasparenti, di sicurezza e di garanzia quanto prima i lavori, in modo che la città e la Toscana abbiano questa importante infrastruttura, e che si abbiano anche positive ricadute occupazionali”.

BARDUCCI – Dello stesso avviso il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci: “Le responsabilità dei singoli non possono inficiare la validità” di un’opera che “resta di vitale importanza per tutto il sistema della mobilità”. “Possibile – si chiede Barducci – che in questo Paese non si riesca a completare un’opere infrastrutturale senza trasformarla in un’occasione per presunti comportamenti illeciti?. A questi casi, davvero sconfortanti, si aggiunge poi il rammarico per la speculazione politica di quanti approfittano delle vicende giudiziarie per contestare l’opera nella sua utilità. E' bene invece che i due piani restino distinti. Un conto è la responsabilità dei singoli che eventualmente sarà accertata in questa vicenda, ben altra cosa è la valutazione sull’opportunità di realizzare un'infrastruttura essenziale per lo sviluppo di Firenze e della Toscana”.  

INCHIESTA – Intanto i pm vanno avanti. È di questa mattina la notizia che oltre alle perquisizioni, i 31 indagati, i sigilli alla ‘talpa’ Monna Lisa, fra i provvedimenti disposti dalla procura di Firenze compare anche il sequestro di 10 milioni di euro. La somma è un anticipo erogato attraverso la finanziaria del Gruppo Fs, la Fercredit, alla Seli, la società incaricata di montare proprio la gigantesca fresa. “La fresa – è scritto nel decreto di sequestro del macchinario, eseguito ieri – da accertamenti svolti dai carabinieri del ros risulterebbe montata con materiale in parte non originale, privo di affidabilità e sicurezza propria del costruttore e in particolare le guarnizioni montate sulla testa rotante della fresa potrebbero essere inidonee a sostenere le pressioni dello scavo e quindi a rilasciare grandi quantità di oli lubrificanti idonei a contaminare i materiali estratti”.

RENZI – E dopo 24 ore dell’ingresso a piedi pari dei pm sulle vicende Tav, anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha preso la parola, che ha sottolineato come prima di tutto ci sia la salute dei suoi concittadini: “Io ero uno di quelli – ha dichiarato il primo cittadino ad un’intervista a Rtv38, che andrà in onda questa sera alle 20 – che avrebbe voluto cambiare quel progetto, ma non certo per queste vicende di cronaca, bensì per altri motivi. Poi abbiamo trovato un altro accordo per la città, però diciamo le cose come stanno. I soldi, 85 milioni, vengono dopo la salute dei cittadini, per cui piena fiducia e pieno rispetto per le indagini della magistratura”. “Del resto io credo in una regola aurea - ha aggiunto il sindaco -, se il campo di gioco è presidiato dalla magistratura è bene che i politici non mettano bocca e quindi, da politico, non commento. Certo, da un lato sarebbe interessante discutere di quanto la magistratura talvolta entra nel campo della politica, ma questa è un’altra storia che ci riporterebbe alla politica nazionale e in questo caso non ha senso. Se avessi la macchina del tempo – ha concluso il sindaco – non avrei firmato per la stazione nell'area dei macelli, ma dopo un anno dico che quell'accordo va benissimo”.

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